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Fecondazione eterologa, un romanzo per riflettere su una questione di costante attualità

È di ieri la sentenza che ha dichiarato incostituzionale la norma della legge 40 sulla fecondazione eterologa, che vietava il ricorso a un donatore esterno in caso di infertilità di entrambi i componenti della coppia...

Susanna Manzin, autrice de ”Il destino del fuco”, ci racconta in questa intervista perché abbia deciso di affrontare nel suo libro lo spinoso tema della fecondazione assistita

MILANO – È di ieri la sentenza che ha dichiarato incostituzionale la norma della legge 40 sulla fecondazione eterologa, che vietava il ricorso a un donatore esterno in caso di infertilità di entrambi i componenti della coppia. Su una questione tanto delicato, fortemente contrastanti sono le opinioni e i sentimenti delle persone. Senza volerci schierare da una parte o dall’altra, abbiamo voluto sentire una scrittrice, Susanna Manzin, che ha affrontato l’argomento nel suo libro, “Il destino del fuco” (D’Ettoris Editori). La vicenda si svolge in un agriturismo gestito da Marianna e Riccardo, coppia felicemente sposata, amante del cibo e della buona tavola. Qui arrivano una madre single con figlia e un padre divorziato con figlio: si scopre che entrambi i ragazzi sono nati da fecondazione assistita con donazione eterologa.

Perché ha deciso di affrontare un argomento di così scottante attualità e così controverso come la fecondazione assistita?
Quando ho avuto modo di riflettere sui temi di bioetica, ho tentato di  immaginare cosa dovessero provare i protagonisti di queste vicende. Perché la vita non è fatta di teorie e dottrine, ma è fatta da persone concrete, che vivono, soffrono, hanno desideri e si pongono domande. E se prendono strade sbagliate, poi tutto diventa più complicato, a volte più drammatico e devastante. Mi sono chiesta cosa succederebbe se due ragazzi incontrassero il loro padre biologico e ho immaginato dei personaggi, ipotizzato quali potessero essere i loro dialoghi, le loro reazioni. Ho cominciato quasi per gioco, come un passatempo. In realtà la storia mi ha preso la mano, ed è venuto fuori il mio racconto.

Proprio ieri la Corte Costituzionale ha abolito il divieto della fecondazione eterologa. Qual è la sua reazione a riguardo?
Per avere le motivazioni della sentenza,  dovremo aspettare qualche settimana. Ma sono rimasta piuttosto sconcertata: ho una formazione giuridica e non capisco perché sia incostituzionale la norma della legge 40 in materia di fecondazione eterologa. La Legge è stata approvata dal Parlamento ed è stata poi confermata dall’esito del referendum del 2005, che ha registrato la più alta percentuale di astensione mai avuta in Italia. La volontà del legislatore e quella del popolo italiano sono state spazzate via, aprendo la strada a scenari preoccupanti.

Quali sono le conseguenze che secondo lei si trova a vivere chi ricorre alla fecondazione eterologa e chi nasce dalla fecondazione eterologa, che lei esplora attraverso i suoi personaggi?
I desideri di alcune coppie prevalgono sui diritti del bambino e sul rispetto del principio di certezza delle relazioni familiari. Si determina fatalmente un conflitto fra il diritto all’anonimato del donatore del seme e il diritto dei figli a conoscere i loro genitori biologici. Nel caso di utero in affitto poi, è difficile avere una “neutralità” della madre surrogata, per non parlare del rischio di una nuova forma di schiavitù e di sfruttamento di donne dei paesi più poveri. Il figlio in questo modo diventa un prodotto e nessun essere umano può essere considerato come una cosa, come un oggetto di cui disporre.

Lei con il suo romanzo pone una domanda fondamentale: è necessaria la presenza di un padre, oppure il padre è come un fuco, che feconda l’ape regina e poi muore? In realtà, però, un padre in questa storia c’è, anche se non biologico. Non crede che genitore sia chi cresce un figlio e non chi condivide con lui un patrimonio genetico?
Ormai è in atto un tentativo di cambiare radicalmente la concezione di genitorialità, spezzando e negando l’importanza del  legame fondato sui geni. Siamo preoccupati per gli alimenti OGM, ma se un figlio è geneticamente modificato riteniamo che sia segno di progresso e libertà. Nel mio romanzo vengono presentate due situazioni: il caso di una donna single che ha voluto una figlia, da un donatore anonimo, e che ha deciso di negare alla figlia il rapporto con il padre. E allora mi chiedo: è giusto? Nell’altro caso, invece, c’è un padre biologico e un uomo che si è assunto l’incarico di svolgere il ruolo del padre. Benché la vicenda che ho narrato nel romanzo sia frutto di pura fantasia, l’attualità fornisce quasi quotidianamente casi reali che rivelano la problematicità di queste situazioni: spesso i figli hanno l’insopprimibile desiderio di conoscere il loro padre biologico, perché quello con il padre è un legame forte. Inoltre, l’uomo che si è assunto il ruolo di padre patisce spesso la sua estraneità nei confronti del bambino. E ancora, quanti figli nascono dalle donazioni? Ha fatto scalpore il caso di un olandese che ha scoperto di essere padre di 98 bambini, che non sanno di essere fratelli. In Francia invece un donatore pretende di poter riconoscere il figlio nato dalla sua donazione. E non è un romanzo: è la realtà. Forse conviene fermarsi a riflettere, invece di aprire un vaso di Pandora per sentenza, come fa la Corte Costituzionale.

Il cibo, nel libro, diventa una metafora del rapporto che i suoi personaggi hanno con gli altri. Come mai questa scelta?
La cultura della tavola ha una parte importante nella vicenda: perché il cibo non ha solo un aspetto biologico e nutritivo, ha aspetti sociali, culturali, simbolici. L’alimentazione è cultura, è un’espressione diretta di ciò che gli uomini fanno, sanno, pensano, di ciò che in sostanza sono. Coinvolge etica, religiosità, ritualità, simbologia. Il cibo “parla”: parla di noi, della nostra vita, rivela immediatamente la nostra identità sociale. E anche i personaggi del libro riveleranno la loro indole, il loro carattere a seconda di come vivono la cultura della tavola. Il tema enogastronomico  alleggerisce la trama del racconto ma trasmette a sua volta messaggi e cultura.

11 aprile 2014

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