“Faust” di Goethe: il leggendario patto col diavolo che racconta l’uomo moderno

28 Agosto 2025

“Il Faust" di Goethe, dal patto con Mefistofele a teatro alla tragedia di Gretchen: un classico che racconta l’inquietudine e i desideri dell’uomo moderno.

"Faust" di Goethe: il leggendario patto col diavolo che racconta l’uomo moderno

Il “Faust” di Goethe è un’opera tanto complessa quanto affascinante, una storia che trae origine da una leggenda tedesca del Cinquecento e che, sul finire del secolo, venne anche trasformata in tragedia da Christopher Marlowe — storico nemico/amico di Shakespeare.

Una storia antica reinventata

La leggenda tedesca di Faust riecheggia di un patto con il diavolo: un dotto che, insoddisfatto del sapere umano, vende l’anima in cambio di conoscenza e piacere.

Tuttavia, Goethe cambia le carte in tavola e trasforma il mito nel ritratto dell’uomo moderno, che non si accontenta mai e mette continuamente alla prova i propri limiti.

Nel suo “Faust”, il protagonista non è solo un peccatore che paga il prezzo della sua ribellione — come lo è stato Lucifero nella caduta —, ma è un uomo inquieto, un uomo qualunque: umano. Faust cerca, sbaglia, si rialza, desidera. È questa tensione continua che lo rende simile a noi, che scardina l’impianto morale della leggenda.

E il suo antagonista, Mefistofele, non è un mostro che nega, bensì una figura che tenta, come il Satana della Bibbia, quello che si è prodigato a discendere sulla terra per ordine di Dio, quando Giobbe doveva essere messo alla prova per la sua fedeltà.

Anche nel “Faust” c’è una scommessa: nel prologo, in cielo, tra Dio e il demone; ed è proprio l’onnipotente a dare il permesso a Mefistofele di procedere.

Due parti, un’unica vita

Quest’opera titanica portò via a Goethe l’impegno di una vita. La prima parte del “Faust” uscì nel 1808, la seconda solo dopo la sua morte, nel 1832. Oggi, quando parliamo di “Faust”, leggiamo entrambe le parti insieme.

Il “Faust I” è più narrativo: ci presenta Faust come un dotto, nauseato dai suoi libri, che stipula un patto con il demone; tuttavia, sarà dannato solo e soltanto quando dalle sue labbra uscirà la frase “Fermati, attimo, sei così bello” — vale a dire quando sarà appagato della vita che sta vivendo, senza più un desiderio.

In questa parte del “Faust” incontriamo anche Gretchen, la giovane donna di cui Faust s’innamora. Ma se le premesse sono così buone, i risultati preannunciano altro…

“Faust II” è più allegorico e vasto: un viaggio simbolico, dove Faust incontra figure della mitologia classica — come Elena di Troia—, assiste alla nascita dell’“Omuncolo” alchemico, inventa la carta-moneta e guida grandi opere di ingegneria per strappare terra al mare.

Mefistofele, lo “spirito che nega”

Il diavolo di Goethe non ha corna e forcone: è ironico, elegante, persino divertente: si definisce “lo spirito che sempre nega” e punge con il suo cinismo. Non è un tentatore, ma un “ingegniere di realtà”; smonta, mette in ridicolo, fa inciampare. Ma proprio per questo è utile: perché costringe Faust (e il lettore) a fare i conti con le illusioni. In un certo senso, è la controparte necessaria del desiderio di Faust.

Il cuore etico, Gretchen e l’Eterno Femminino

Per capire davvero il “Faust” bisogna guardare a Gretchen. È lei il cuore etico della prima parte dell’opera: una ragazza semplice, innamorata, travolta dagli eventi. La sua vicenda è tragica: sedotta, abbandonata, emarginata; ma Goethe la rende il simbolo della grazia che salva.

Non a caso, alla fine del Faust II, quando l’anima di Faust è contesa, è proprio Gretchen — ormai spirito redento — a intercedere per lui. E accanto a lei compare la Mater Gloriosa, la Vergine Maria, che rappresenta l’Eterno Femminino, principio spirituale che “ci trae verso l’alto”. Goethe chiude così il suo capolavoro con un messaggio sorprendente: non è il potere, non è la scienza, non è il dominio sul mondo a salvare l’uomo, ma la grazia e l’amore.

Un’opera che parla ancora oggi

La noia, la fame di esperienze, l’ansia di superare limiti e l’incapacità di fermarci sono diventate ormai cause di numerosi incidenti. Faust non è un mostro lontano: è l’uomo che vuole sempre di più, e che rischia di perdersi facilmente.

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