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”Falcone e la legalità delle imprese”, il ricordo di Antonio Calabrò

Le ricorrenze sono utili a tenere viva la memoria di fatti e soprattutto di persone che hanno segnato la storia. Per non cedere alle tentazioni della retorica, dunque per avere una memoria rispettosa e severa, vale la pena mettere insieme parole e fatti...

Le ricorrenze sono utili a tenere viva la memoria di fatti e soprattutto di persone che hanno segnato la storia. Per non cedere alle tentazioni della retorica, dunque per avere una memoria rispettosa e severa, vale la pena mettere insieme parole e fatti, cercare cioè, ognuno a suo modo, di ricordare, oggi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, gli uomini delle loro scorte (e con loro tutti i servitori dello Stato uccisi dai mafiosi) rilanciando l’impegno sui valori a loro cari: il rispetto delle istituzioni, la legalità, la buona convivenza civile.

 

Insistere sulla legalità, dunque. Dovere dei cittadini. Onore alla memoria delle vittime. Continuazione d’un impegno morale e civile. Ma anche compito degli attori sociali ed economici. Responsabilità delle imprese.

 

Per le buone imprese, appunto, “fare pulizia” e insistere sull’impegno contro la criminalità organizzata (una presa di posizione netta, di Confindustria e di Assolombarda, per opera nella “grande Milano”) non è solo un imperativo morale (diretto anche all’interno del proprio mondo), ma è una regola per la crescita. E accanto alle norme, più efficaci e severe contro la corruzione e la mafia, è necessaria una vera e propria svolta culturale, una nuova e diffusa coscienza civile che metta nell’angolo mafiosi, corruttori, complici, l’ampia “zona grigia” che nel tempo ha consentito il degrado del tessuto politico e sociale a vantaggio dei clan.

 

“La corruzione è zavorra dello sviluppo”, ha documentato, nel dicembre dello scorso anno, il Centro Studi Confindustria: ostacolo per una buona cultura di mercato, distorsione d’una equilibrata crescita economica e sociale, frattura nel mondo delle imprese, del lavoro, del miglioramento della società. E legalità, invece, vissuta come asset della competitività d’un territorio, oltre che naturalmente come condizione essenziale dell’etica della comunità e della convivenza civile.

 

Da che punto di vista, allora, guardare alla legalità? Per esempio, da quello della relazione perversa tra eccesso di leggi e regolamenti e loro sostanziale scarso rispetto. Da quello dell’inquinamento delle attività economiche da parte della mafia e delle altre organizzazioni criminali, diffuse su tutto il territorio italiano. O ancora da quello della concorrenza sleale portata dall’economia del “sommerso” e dalla persistenza di ampie aree di evasione fiscale. Oppure dal punto di vista della scarsa efficienza ed efficacia di una macchina giudiziaria complessa e lenta, che non risponde al bisogno di giustizia civile e penale in tempi ragionevoli, con pronunciamenti chiari e di qualità. E del cattivo funzionamento della giustizia e dunque della crisi dei mercati ben regolati si avvantaggia l’attore economico più spregiudicato, prepotente, illegale. Ai danni di tutta la buona economia nazionale.

 

Legalità, per Assolombarda, vuol dire anche avviare iniziative per tutelare le imprese dalla concorrenza sleale delle cosche della criminalità organizzata (‘ndrangheta, mafia, camorra), dichiarando il pieno appoggio alle attività antimafia della Procura della Repubblica di Milano nelle indagini contro le relazioni perverse tra cosche della ‘ndrangheta e disinvolti imprenditori in cerca di scorciatoie illegali d’affari e organizzando, in collaborazione con Tribunale e Corte d’Appello, seminari, confronti, attività di formazione sulle ragioni della giustizia e quelle, coincidenti, delle buone imprese.

 

Nonostante indagini giudiziarie di successo, processi penali, azioni repressive e preventive, l’inquinamento del tessuto economico da parte della criminalità organizzata, di mafia, camorra e soprattutto ‘ndrangheta, continua a essere purtroppo d’attualità. Non solo nelle regioni del Sud (Sicilia, Calabria, Campania e una parte della Puglia) ma anche nelle grandi aree settentrionali in cui si condensa la maggior ricchezza del Paese. E a Milano ha coinvolto ampi settori dell’economia (edilizia, appalti pubblici, servizi), trovando tessuti favorevoli all’infiltrazione e imprenditori spregiudicati, compiacenti e complici. E ha minacciato anche i lavori per Expo2015, grandi investimenti, importanti lavori pubblici, su cui i clan di mafia hanno da tempo puntato l’attenzione. Hanno dunque avuto ragione le istituzioni ad alzare la guardia dell’impegno investigativo e repressivo e delle misure di prevenzione e cautela contro le infiltrazioni mafiose. Un impegno da rafforzare.

 

Antonio Calabrò

 

23 maggio 2015

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