Sai qual è il fake più grande della storia della letteratura?

20 Agosto 2025

Scopri il fake più grande della storia della letteratura e analizza le sue implicazioni nel mondo dei libri e della cultura.

Sai qual è il fake più grande della storia della letteratura?

La letteratura non è fatta solo di capolavori immortali e autentici: a volte è anche un gioco di specchi, di invenzioni mascherate, di colossali inganni capaci di sedurre critici, lettori e persino filologi per decenni. Tra questi inganni, spicca il fake più grande della storia della letteratura.

Tra i casi più clamorosi c’è quello di Pierre Louÿs (1870-1925), scrittore francese raffinato e ossessionato dall’erotismo, che alla fine dell’Ottocento pubblicò Le canzoni di Bilitis, presentandolo come un’antologia di poesie risalenti alla Grecia antica.

Si rivelò un colpo di scena letterario che fece scalpore. Il volume, tradotto e commentato con grande apparato filologico, era in realtà un fake completo. Non esisteva nessuna Bilitis, poetessa coeva di Saffo. Tutto era nato dalla fantasia dello scrittore, che riuscì a ingannare persino gli esperti, creando un vero e proprio fake nella storia della letteratura.

Curiosità su Pierre Louÿs e la sua opera

Dal libro alla musica : nel 1897 Claude Debussy, affascinato dall’opera, compose Trois chansons de Bilitis, tre brani per voce e pianoforte. Anche il grande compositore francese aveva creduto (o finto di credere) all’esistenza della poetessa.

Un fake che ha dato potere: paradossalmente, inventando Bilitis, Louÿs offrì alle donne e alle comunità queer un immaginario in cui rispecchiarsi.

Negli anni Settanta nacque addirittura in Francia un gruppo lesbico chiamato “Les Amis de Bilitis”.

Un uomo ossessionato dall’erotismo: la passione di Louÿs per i testi erotici era tale che lasciò migliaia di fotografie pornografiche nella sua biblioteca personale, considerata una delle più scandalose dell’epoca.

Il fake della storia della letteratura che ha intrigato tutti

Pierre Louÿs, il falsario dell’erotismo raffinato

Pierre Louÿs non era un autore qualsiasi. Frequentava i circoli simbolisti di Parigi, era amico di Mallarmé e Gide, ed era noto per la sua scrittura elegante e per il gusto esotico.

La sua ossessione? L’erotismo. Louÿs lo concepiva come un’arte, un culto estetico e sensuale che poteva travestirsi da classicismo o da mitologia.

Nel 1894 pubblicò Le avventure di Bilitis, attribuendole a una fantomatica poetessa greca vissuta nel VI secolo a.C. e compagna di Saffo. Il libro era corredato da note erudite, riferimenti storici e un tono filologico che lo faceva sembrare un lavoro accademico.

Per mesi, se non per anni, molti credettero alla scoperta di un tesoro perduto della lirica antica.

Bilitis: una poetessa mai esistita

Il contenuto delle poesie era tanto raffinato quanto scandaloso per l’epoca. Nei componimenti, Bilitis raccontava in versi le sue esperienze amorose con uomini e donne, alternando delicatezza lirica e audacia erotica.

C’erano scene di amore saffico, descrizioni sensuali della giovinezza, momenti di malinconia e persino allusioni a pratiche sessuali considerate tabù. Il tutto con uno stile che imitava alla perfezione la semplicità della lirica greca arcaica.

Louÿs aveva studiato bene i classici, e li usava come impalcatura per dare credibilità alla sua invenzione. Non mancavano neppure dettagli archeologici inventati ad hoc, che davano l’impressione di trovarsi di fronte a un’autentica scoperta.

Lo scandalo e il successo

Il libro ebbe un successo clamoroso, tanto che molti critici lo accolsero come una rivelazione. Non solo: Bilitis divenne subito una sorta di icona proto-femminista e queer. I versi che descrivevano amori tra donne vennero letti come una testimonianza diretta della libertà erotica del mondo antico, offrendo a molte lettrici e lettori un immaginario alternativo al moralismo borghese dell’epoca.

Solo in seguito si scoprì che Bilitis non era mai esistita, e che tutto era frutto della penna di Pierre Louÿs. Ma a quel punto il “fake” aveva già fatto storia, trasformandosi in un’opera cult.

Dal fake al mito: perché Bilitis conta ancora oggi

Oggi Le avventure di Bilitis è letto non tanto come un inganno, ma come un’opera letteraria autonoma. Louÿs ha creato un personaggio che, pur inesistente, ha dato voce a desideri e fantasie spesso censurati dalla società del suo tempo.

La sua poetessa immaginaria ha permesso di parlare d’amore lesbico e di desiderio femminile in un contesto dove la sessualità era rigidamente sorvegliata.

In altre parole, il fake è diventato mito. Bilitis è entrata nel pantheon delle figure simboliche della letteratura erotica, al pari di personaggi realmente vissuti. E questo ci interroga sul confine sottile tra verità e invenzione in letteratura: conta di più l’autenticità storica o la forza dell’immaginario?

Perché parlarne oggi

Raccontare la storia di Pierre Louÿs e del suo clamoroso fake significa riflettere sul potere della letteratura di creare realtà parallele. In un’epoca come la nostra, in cui fake news e verità manipolate circolano ovunque, Le canzoni di Bilitis mostra come anche un inganno possa trasformarsi in arte, bellezza e persino emancipazione. Forse il più grande fake della letteratura non è stato un tradimento, ma un dono: un’invenzione che ha liberato immaginari, dando voce a ciò che non poteva ancora essere detto.

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