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Ettore Randazzo, ”Nel mio libro parlo con ironia dei problemi della lingua e della giustizia in Italia”

Un'ordinanza cautelare che vieta di parlare l'italiano fuori casa a un professore di lettere, autore di un saggio della lingua italiana considerato ''blasfemo''. E' la surreale situazione in cui si trova Franco Eremita, protagonista del libro “E forse una condanna al silenzio”, scritto dall’avvocato Ettore Randazzo, edito da Ets...

Nel libro ”E forse una condanna al silenzio” l’avvocato affronta con leggerezza e ironia tematiche di spessore

 

MILANO – Un’ordinanza cautelare che vieta di parlare l’italiano fuori casa a un professore di lettere, autore di un saggio della lingua italiana considerato ”blasfemo”. E’ la surreale situazione in cui si trova Franco Eremita, protagonista del libro “E forse una condanna al silenzio”, scritto dall’avvocato Ettore Randazzo, edito da Ets.

LA TRAMA – Il libro racconta la storia di Franco Eremita, un prof di Lettere innamorato della lingua italiana che scrive un saggio sulla magia della parola dal titolo “In viaggio con le parole”. Mentre sta per pubblicarlo, riceve con sorpresa l’ordinanza di custodia cautelare per oltraggio alla lingua italiana. Fra i numerosi capi d’accusa l’aver ”insultato anche apertamente la nostra Madre Lingua definendola ‘italianuccio’ ed enfatizzandone un presunto imbarbarimento in realtà inesistente”. Comincia quindi un processo surreale, in cui tutti si comportano come se tutto fosse normale, tranne il protagonista, sempre più stranito e sconvolto da ciò che gli sta succedendo. Dopo l’arringa difensiva finale, il protagonista sta per essere assolto, ma proprio durante l’annuncio della non colpevolezza, Franco Eremita inizia ad insultare i giudici, ai quali non resta altro che processarlo ancora, ma stavolta per oltraggio.

LA LINGUA E LA GIUSTIZIA ITALIANA – Grazie a questo libro, l’avvocato Randazzo riesce con leggerezza e grande ironia ad affrontare tematiche di spessore, come l’impoverimento della lingua italiana e il funzionamento della macchina giudiziaria. “Questo libro, a metà tra saggio e romanzo, è un’allegoria, un processo al linguaggio. Tramite la surreale storia di Franco Eremita voglio far capire l’importanza della lingua nella vita di tutti, perché la parola è il più importante strumento che l’uomo ha per comunicare”. Scopo dell’opera è anche quello di far emergere ciò che funziona meno nella giustizia odierna, vista dall’interno. “I processi attuali allontanano l’utente: la giustizia oggi risulta incomprensibile, lenta, superficiale. I tempi sono troppo lunghi, e la fretta che ne consegue va a discapito della qualità e delle garanzie. I giudici non hanno rapporto con l’imputato, ma solo con le carte, e ciò può implicare dei danni al cittadino”.

DAL SAGGIO AL ROMANZO – Nel libro è possibile riconoscere la lunga esperienza forense di Randazzo, unita a una particolare abilità nel mescolare diversi stili e piani di narrazione, dal saggio al giallo, alla descrizione della cruda realtà. L’avvocato penalista siracusano, oltre ad essere stato presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane fino al 2006, è stato autore per Sellerio de “L’avvocato e la verita”, grazie a cui ha ricevuto il Premio Capalbio per la saggistica del diritto nel 2003, e del libro “La giustizia nonostante” nel 2006. Dopo aver pubblicato il libro “E forse una condanna al silenzio”, Randazzo anticipa i suoi progetti futuri. “Dopo essermi cimentati in due saggi ed aver realizzato un opera a metà tra racconto e saggio, vorrei realizzare quello che è sempre stato un mio obiettivo: scrivere un romanzo”.

 

29 maggio 2012

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