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Enio Mancini, ”Il mio libro sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema per ricordare, non odiare”

Palazzo dei Congressi. Mentre un nutrito gruppo di giovani, alcuni anche diversamente abili, chiedevano l’accesso gratuito alla manifestazione culturale Pisa Book Festival per permettere, in un periodo di crisi come questo, l’acceso alla cultura a tutti, all’interno, nella Sala Pacinotti, si svolgeva la presentazione del romanzo autobiografico “Sant’Anna di Stazzema - 12.08.1944. Lo hanno fatto anche a te” (Dissensi Edizioni)...

PISA – Palazzo dei Congressi. Mentre un nutrito gruppo di giovani, alcuni anche diversamente abili, chiedevano l’accesso gratuito alla manifestazione culturale Pisa Book Festival per permettere, in un periodo di crisi come questo, l’acceso alla cultura a tutti, all’interno, nella Sala Pacinotti, si svolgeva la presentazione del romanzo autobiografico “Sant’Anna di Stazzema – 12.08.1944. Lo hanno fatto anche a te” (Dissensi Edizioni). A presentarlo l’autore Enio Mancini, uno dei pochi, ancora bambino, sopravvissuto all’eccidio nazifascista avvenuto il 12 agosto del 1944 a Sant’Anna di Stazzema. “Diffondere ai giovani la storia dell’eccidio nazifascista di Sant’Anna di Stazzema è importante” ha spiegato l’autore Enio Mancini. Tra il pubblico presente in sala anche il figlio di uno degli sfollati a Sant’Anna nel 1944 che ha vissuto nel suddetto paese della provincia Lucchese fino a qualche giorno prima dell’eccidio: una strage che ha visto 560 vittime di cui 130 bambini.

PERCHE’ SCRIVERE UN LIBRO – “Sono quei 130 bambini morti innocenti, tra i quali il mio amico Velio e la mia amica Vilma – continua l’autore Enio Mancini – che mi hanno spinto a conservare il ricordo. Io ne parlo per ricordare, per costruire questa memoria e non per odiare. Con la guerra non si risolve nulla, anzi anche i problemi si ingigantiscono. Io devo credere nell’utopia della pace. Vado nelle scuole, italiane ed anche tedesche, ormai da anni e racconto questa storia e mi fa piacere quando vedo i giovani commuoversi perché in loro vedo il sentimento”.

SANT’ANNA DI STAZZEMA NON FU UNA RAPPRESAGLIA – “Premetto – ha precisato il Prof. dell’Università di Pisa e accademico dei Lincei Paolo Pezzino – che non esiste una legge internazionale o una motivazione che giustifichi una rappresaglia”. Continua il Prof. Pezzino: “Per di più quella di Sant’Anna di Stazzema non può essere considerata una rappresaglia perché manca la motivazione; infatti fu mandato un esercito di trecento uomini dopo che fu assicurato ai cittadini che non c’era alcun pericolo e a Sant’Anna, prima dell’eccidio, erano stati feriti soltanto due tedeschi: uno da fuoco amico e l’altro, che voleva tirare una bomba in una casa dove c’erano solo donne e bambini, rimase ucciso dalla sua stessa bomba che gli scoppio tra le gambe perché dopo averla lanciata gli rimbalzò su un sasso e tornò indietro”. Enio Mancini ha aggiunto: “Dalle testimonianze raccolte durante il processo è emerso che nei primi giorni di agosto del 1944 ci fu un ordine di evacuazione e molti cittadini se ne andarono nei boschi. La maestra Muti ha testimoniato che sua madre, sua sorella ed un’altra donna andarono al Comando Nazista per chiedere lumi e proprio il Capo del Comando disse loro che Sant’Anna era considerata zona bianca, in quanto non c’erano partigiani. Fu a seguito di questo che la gente decise di tornare a Sant’Anna, a quel tempo popolata anche di tanti sfollati. Solo gli uomini avevano quindi ragione di temere per la propria vita in quanto potevano essere presi o deportati ed allora si nascosero nel bosco”.

VIVERE CON QUESTI RICORDI E’ DIFFICILE – Continua Enio Mancini: “Sono scampato all’eccidio perché il giovane militare tedesco che doveva sparare a me e al mio gruppo, quando fummo rimasti soli davanti a lui ed egli si sentì sicuro di non essere visto dai suoi commilitoni, ci fece segno di scappare e sparò una mitragliettata in aria. Quando sono scampato all’eccidio ero un bambino di soli sei anni e posso dire che è’ difficile vivere con questo ricordo; infatti – ha precisato Enio Mancini- non si guarisce e ti perseguita per tutta la vita. I primi anni c’è stato il tentativo di cancellare quegli eventi ma a Sant’Anna non era possibile perché ogni sasso, roccia, la chiesa erano un ricordo. Ho avuto degli incubi per anni ma per fortuna avevo la mamma che quando la notte mi svegliavo di soprassalto mi consolava. Gli incubi sono finiti solo nel 1954 quando sono venuto a studiare a Pisa, ho fatto nuove conoscenze ed ho iniziato a parlare d’altro ma di quei giorni non potrò mai dimenticare l’odore acre e nauseabondo dei corpi bruciati e le grida degli uomini che arrivavano e urlavano come latrati”. Ancora Enio Mancini: “Con il tempo nessuno parlava più di cosa era accaduto a Sant’Anna. E’ stato allora che abbiamo capito che invece è importante ricordare ed abbiamo fondato l’Associazione Martiri di Sant’Anna nel 1970. La regione Toscana ha fatto la legge regionale che definisce Sant’Anna di Stazzema il centro della Resistenza”.

Francesca Bedini

19 novembre 2013

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