Dimenticate l’immagine dello scrittore antico e rassicurante. Emilio Salgari è stato la prima, vera “rockstar” della letteratura popolare italiana. Un uomo capace di scrivere con un montaggio frenetico, anticipando i ritmi di Hollywood e la fantascienza, pur vivendo una realtà di sfruttamento e precariato che suona tristemente attuale ancora oggi.
Proprio in questi giorni, mentre la “Tigre della Malesia” torna a ruggire su Rai 1 con la nuova serie evento destinata al successo, è tempo di raccontare la verità sull’uomo dietro il mito. Dietro la creazione di Sandokan e del Corsaro Nero non c’era un ricco esploratore baciato dalla fortuna, ma un genio che combatteva i suoi demoni in una soffitta di Torino.
Ma chi era davvero il “Capitano” che ha insegnato all’Italia a vivere in un mondo di avventura fantastico? Proviamo a scoprirlo attraverso la sua travagliata vita.
Emilio Salgari, Il visionario che viaggiava senza muoversi
L’avventura di questo incredibile visionario inizia a Verona, il 21 agosto 1862. È qui che nasce Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgari, l’uomo che diventerà la dimostrazione vivente che per viaggiare non serve un biglietto aereo, ma i dati e l’immaginazione.
Contrariamente alla leggenda che lui stesso amava alimentare, Salgari non aveva mai solcato gli oceani, se non per una breve e fallimentare esperienza scolastica in Adriatico finita con una bocciatura. Era un “viaggiatore immobile” che aveva trovato il modo di hackerare la realtà. Lo scrittore passava intere giornate nelle biblioteche a studiare mappe nautiche, diari di bordo e enciclopedie, costruendo mondi perfetti nella sua mente.
Per descrivere le feroci “tigri di Mompracem” con quel realismo che stregava i lettori, lo scrittore non andava nella giungla, ma si recava regolarmente al giardino zoologico di Torino e al museo di scienze naturali. Lì studiava per ore le movenze dei felini in gabbia e i dettagli della botanica esotica, trasformando freddi appunti scientifici in scenari lussureggianti.
Guai però a mettere in dubbio la sua esperienza o la sua credibilità: viveva la sua fantasia così intensamente che nel 1885 arrivò a sfidare a duello un giornalista, colpevole di averlo definito ironicamente un “mozzo”. Salgari vinse lo scontro ferendo l’avversario alla spada e finendo persino in prigione per qualche giorno, fiero e indomito esattamente come uno dei suoi personaggi.
Pioniere della fantascienza e “forzato” della scrittura
La sua produzione fu titanica, contando ottanta romanzi e oltre cento racconti che non si limitano ai pirati. Salgari fu infatti un pioniere assoluto della fantascienza con Le meraviglie del Duemila (1907). In quest’opera inquietante e profetica, non solo predisse tecnologie come la televisione e la guerra aerea, ma anticipò persino il “logorio della vita moderna”. FI protagonisti del libro, infatti, finiscono in manicomio perché incapaci di reggere i ritmi frenetici, l’inquinamento elettrico e lo stress della società del futuro.
Ma dietro questa incredibile visione si nascondeva un “doping” quotidiano necessario per sopravvivere alla fatica. Per reggere i ritmi disumani imposti dagli editori, che pretendevano tre pagine nuove ogni giorno per trent’anni, Salgari scriveva avvolto in una perenne nuvola di fumo, consumando, si dice, cento sigarette al giorno e bevendo litri di Marsala.
Era un precario di lusso nel senso più crudele. Nonostante fosse l’autore più letto d’Italia e persino la Regina Margherita fosse una sua lettrice, Salgari faticava a pagare l’affitto e le cure per la moglie Ida. Fu stritolato da contratti capestro che permisero agli editori di arricchirsi immensamente, lasciando a lui solo le briciole.
Un’eredità di carta e inchiostro: i capolavori imperdibili
Per comprendere la grandezza di Emilo salgari, bisogna dare il senso di cosa ha prodotto quella “macchina da scrivere” umana stritolata dai debiti. Su oltre ottanta romanzi pubblicati, questi sono i pilastri fondamentali che hanno costruito l’immaginario italiano:
Il Mito di Sandokan
Tutto esplode con I misteri della giungla nera (1895) e I pirati della Malesia (1896), ma la consacrazione arriva con Le Tigri di Mompracem (1900), l’opera che ha definito l’eroe romantico per eccellenza.
L’epopea dei Corsari
Se la giungla è verde, il mare dei Caraibi è rosso sangue. Il Corsaro Nero (1898) è il suo capolavoro di stile e malinconia, seguito da Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1905), che regala una delle prime grandi eroine d’azione.
Le visioni future e passate
Oltre alla già citata fantascienza de Le meraviglie del Duemila (1907), Salgari firma anche potenti romanzi storici come Cartagine in fiamme (1908), dimostrando una versatilità che pochi suoi contemporanei possedevano.
Il finale da Samurai e l’atto d’accusa eterno
L’uscita di scena di Emilio Salgari, avvenuta il 25 aprile 1911, non fu una resa, ma un atto di ribellione estrema e dolorosa. Schiacciato dai debiti e distrutto dal dolore per il ricovero dell’amata moglie in manicomio, lo scrittore si recò nel bosco di Val San Martino, sulla collina di Torino.
Lì si tolse la vita con un rituale hara-kiri, squarciandosi ventre e gola con un rasoio, rivolto al sole nascente proprio come l’ultimo dei suoi eroi indomabili che rifiuta di cadere vivo nelle mani del nemico.
“Vi saluto spezzando la penna”
Il corpo di Emilio Salgari fu ritrovato da una lavandaia, ma a fare più rumore del gesto furono le lettere d’addio lasciate sul tavolo, testimonianza indelebile della sua disperazione. Ai figli, a cui aveva dato nomi evocativi come Omar, Nadir e Romero, lasciò l’amarezza di un padre sconfitto, definendosi “un vinto”.
Agli editori, invece, riservò parole di fuoco che risuonano ancora oggi come una condanna morale senza appello: “A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna.”
Il destino fu beffardo fino alla fine, poiché il suo funerale passò quasi inosservato, oscurato dai festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Una sorte tragica che sembrò perseguitare la sua stirpe anche decenni dopo, con i suicidi di due dei suoi figli e la morte accidentale di un terzo.
Eppure, Salgari ha vinto la sfida del tempo. Non è un ricordo polveroso, ma l’architetto dell’avventura moderna. Ogni volta che oggi guardiamo un film d’azione o leggiamo una saga fantasy, stiamo inconsapevolmente pagando un tributo a quel genio ribelle che, da una piccola stanza di Torino, ha insegnato al mondo che non ci sono confini per chi sa viaggiare con la mente.
