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Emanuele Trevi, ”I libri di qualità devono restare più a lungo sugli scaffali e nella mente”

A un passo dal Premio Strega. Per soli 2 voti, Emanuele Trevi si è piazzato al secondo posto del prestigioso premio letterario. Ripercorriamo la sua carriera: dopo essersi affermato come critico letterario, Trevi ha cominciato nel 2003 a percorrere le vie del romanzo con ''I cani del nulla. Una storia vera'', strada che l’ha portato a essere tra i protagonisti della serata finale del Premio Strega con ''Qualcosa di scritto'', edito da Ponte alle Grazie...

L’autore di “Qualcosa di scritto”, finalista al Premio Strega, parla del suo libro e ragiona sui problemi che affliggono il mondo della cultura

MILANO – A un passo dal Premio Strega. Per soli 2 voti, Emanuele Trevi si è piazzato al secondo posto del prestigioso premio letterario. Ripercorriamo la sua carriera: dopo essersi affermato come critico letterario, Trevi ha cominciato nel 2003 a percorrere le vie del romanzo con “I cani del nulla. Una storia vera”, strada che l’ha portato a essere tra i protagonisti della serata finale del Premio Strega con “Qualcosa di scritto”, edito da Ponte alle Grazie.

IL LIBRO – Trevi ripercorre qui la sua esperienza di lavoro presso il Fondo Pier Paolo Pasolini a Roma diretto da Laura Betti, interprete di tanti film dello scrittore e regista romano. Dai racconti emerge un memorabile ritratto di questa attrice al tramonto, la “Pazza”, cimelio di un’epoca artistico-culturale, quella di Pasolini, ormai conclusa, epoca che aveva raggiunto i suoi epigoni negli anni in cui lui, poco prima della morte, stava lavorando a “Petrolio”. Il libro di Trevi diventa così l’occasione per riflettere sull’eredità del grande scrittore, con uno stile a metà tra il saggio e il romanzo che resta tipico dell’autore. “Scrivo spesso a partire da vicende che mi sono capitate”, spiega Trevi, “e mentre rifletto riaffiorano alla mente letture fatte in passato. Il lavoro più lungo è certo quello della documentazione, la stesura è poi questione di qualche mese.”

UNA VITA TROPPO BREVE – “Essere tra i finalisti al Premio Strega è un’occasione importante – continua Trevi – In questo periodo storico i libri devono fare i conti con una grave difficoltà: il loro ciclo vitale è troppo breve. Nel mondo editoriale c’è un sovraffollamento, i prodotti si accavallano e spariscono in fretta. In particolare, l’industria culturale è settata sul romanzo, il genere che risente maggiormente del problema, e lavora sulla continua sostituzione: un libro succede all’altro con un ritmo simile a quello delle uscite cinematografiche. Per questo cerco di discostarmi dal romanzo tradizionale, scrivendo libri che abbiano anche un’utilità informativa, di saggistica. I grandi classici hanno avuto decenni per affermarsi: bisogna fare in modo che anche quanto è pubblicato oggi resti più a lungo sugli scaffali delle librerie e nella mente delle persone. Le istituzioni, più che promuovere astrattamente la lettura, devono aiutare i singoli libri a durare nel tempo, e il premio Strega è uno strumento molto efficace in questo senso.”

L’IMPREVEDIBILITÀ DEL SUCCESSO – Nemmeno per i libri, purtroppo, è possibile rinvenire un elisir di lunga vita, una formula che ne garantisca il successo e la permanenza. “L’efficacia non si impara e non si insegna, e dipende molto anche da eventi casuali di incontro tra la sensibilità dell’autore e quella del pubblico. Certi autori sembrano fatti apposta per incontrare il favore dei lettori, ma è qualcosa di cui si può prendere atto solo a cose fatte. Per me è sempre sorprendente: anche idee che all’inizio possono sembrare banali possono rivelarsi vincenti, la varietà dei libri di successo è molto più vasta si quanto si possa pensare.”

INSEGNARE L’AMORE PER LA CULTURA – Trevi non è preoccupato dai dati poco incoraggianti sulla diffusione della lettura in Italia. “Il problema della lettura distoglie l’attenzione da un problema più importante, che è quello della qualità: piuttosto che leggere libri scadenti, è meglio non leggere affatto. Quello che in Italia non c’è più, per colpa di scelte sconsiderate da parte di entrambi gli schieramenti della classe politica, è una buona istruzione, la capacità di trasmettere l’amore per la cultura e per i buoni libri. È questo il contesto in cui bisogna agire, valorizzando la scuola e le università e smettendola di operare tagli in questo settore.”

 

6 luglio 2012

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