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Ed Nawotka, ”Il ruolo degli editori è quello di dare un senso ai contenuti digitali”

La miriade di contenuti generati ogni giorno dagli utenti sul web tracciano un vero e proprio universo in cui gli editori devono inserirsi. È stato questo il tema affrontato da Ed Nawotka a IfBookThen, il convegno dedicato all'editoria digitale tenutosi ieri a Milano...

Il fondatore e caporedattore della rivista specializzata on line “Publishing Perspectives”, intervenuto ieri a Milano nel corso di IfBookThen, parla del ruolo degli editori nel mondo disegnato dai nuovi media

MILANO – La miriade di contenuti generati ogni giorno dagli utenti sul web tracciano un vero e proprio universo in cui gli editori devono inserirsi. È stato questo il tema affrontato da Ed Nawotka a If Book Then, il convegno dedicato all’editoria digitale tenutosi ieri a Milano. Il caporedattore e fondatore di Publishing Perspectives, rivista on line specializzata per il settore editoriale spesso definita “la BBC del mondo dei libri”, ha spiegato come gli editori debbano secondo lui confrontarsi con la mole di dati forniti dalla comunità digitale.


Ci può presentare brevemente la linea editoriale di Publishing Perspectives?

Publishing Perspectives è un trade magazine on line in lingua inglese dedicato alla comunità editoriale internazionale, che include ma non si limita agli Stati Uniti. Cerchiamo sempre di inserire gli argomenti che trattiamo in un contesto globale. La mia unica regola è “non essere noiosi”. Pubblichiamo servizi in esclusiva, realizzati da giornalisti sparsi in quattordici Paesi di tutto il mondo, includendo Africa, Asia, Medioriente, America Latina ed Europa.

Di cosa si è occupato nel suo intervento a If Book Then?
Ciò di cui mi sono occupato è l’enorme crescita dei dati nella community digitale e quale sia il ruolo degli editori nell’interagire con questi. In pratica, si tratta di capire come l’abilità di librai ed editori di condividere informazioni sulle abitudini di lettura delle persone possa influenzare la pianificazione del mercato editoriale. Sapere, per esempio, che le persone che leggono serie come “Harry Potter” o “Hunger Games”, quando finiscono un libro della serie, tendono a comprare immediatamente quello successivo, è utile. Per fare un altro esempio, se si sa – e questo è un dato reale fornito da Barnes & Noble – che i libri di non-fiction lunghi tendono a essere abbandonati più facilmente, gli editori possono scegliere di pubblicare testi più brevi e meno approfonditi, invece che volumi più ampi che costano anche di più.  


Qual è il ruolo degli editori in questo nuovo universo?

Innanzi tutto va spiegata la distinzione tra “small data” e “big data”. Gli “small data” sono informazioni puntuali, precise, su cui si può agire direttamente. “Big data” sono invece dati che riguardano il contesto macroscopico. Facendo un’analogia con l’esplorazione astronomica, gli small data sono le stelle e gli astri che si possono vedere a occhio nudo, rivolgendo lo sguardo al cielo. Big data sono i corpi celesti che si possono vedere unicamente attraverso un potente telescopio, che permette di riconoscere non  solo le singole stelle, ma la forma dell’universo. È uno scenario di questo tipo che si sta iniziando a esplorare attraverso l’analisi del contenuto generato dagli utenti. Possiamo paragonare il mondo dell’editoria libraria al sistema solare: quando iniziamo a concepirlo come parte di una galassia, la Via Lattea, allora cominciamo a comprendere come intendere i dati. Pensiamo alla Via Lattea come alla totalità del contenuto generato dagli utenti sul web: ogni giorno, 3 miliardi di persone cliccano “mi piace” su facebook, 400 milioni di persone inviano un tweet , 13 milioni di fotografie vengono pubblicate su flickr. Bisogna allora capire come inserirsi in questo universo. La mia argomentazione è che i dati sono utili per capire il “che cosa” sta succedendo e piace, ma non spiegano il “perché”. È questa la domanda a cui devono rispondere gli editori, ogni singolo giorno con ogni singolo libro o testo che pubblicano: perché lo sto pubblicando? Perché qualcuno dovrebbe comprarlo e leggerlo? Ecco la ragione per cui, secondo la mia argomentazione, gli editori hanno ancora un ruolo rilevante in questo universo: devono rispondere al perché. Questo è l’aspetto affascinante dell’editoria.

 

20 marzo 2013

 

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