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Ecco perché “Pinocchio” è una storia senza tempo

C'è tutto in Pinocchio, dai soldi, al senso di giustizia, dalla necessità di amore al bisogno di soccorso. Change.org lancia una petizione affinché Pinocchio entri ufficialmente nei programmi scolastici

Folgorante, intrigante, affascinante, emozionante, drammatica. Gli aggettivi con i quali è possibile definire l’opera più grande di Carlo Collodi, “Le avventure di Pinocchio“, sono infiniti, perché “C’è tutto in Pinocchio”, il personaggio della letteratura italiana più letto e amato all’estero. 

Pinocchio senza tempo

Tuttavia, Pinocchio risulta sorprendentemente assente dalle letture adottate nelle Scuole italiane, a differenza di altri Paesi che ne prevedono l’obbligo di lettura in classe, nonostante la sua estrema valenza didattica e formativa come espressione della giovinezza e metafora della crescita. Noi abbiamo parlato di questo intramontabile personaggio con Martino Marazzi, professore di Letteratura Italiana dell’Università degli Studi di Milano.

Perché il personaggio di Pinocchio è ancora attuale?

La favola di Collodi è una sorta di miracolo, di racconto che non si esaurisce mai. Ha una freschezza e una profondità che sembrano inesauribili. Intorno al personaggio del burattino si possono fare tutta una serie di interpretazioni culturali e psicologiche ma quello che è affascinante è accettare che una grande fiaba si rifranga attraverso tantissime declinazioni, come l’arte di oggi, che è fatta – come aveva capito Andy Warhol – di multipli e di serialità. Pinocchio, italianissimo, ha una grandissima capacità metamorfica e ha tante declinazioni quanti sono i suoi lettori.

Diverse sono le tensioni presenti nel personaggio di Pinocchio, tensioni che ci spingono ad amarlo.

È un burattino che vuole diventare un uomo. Nella sua storia c’è la tensione del desiderio e la ricerca dell’amore, di una paternità e di una maternità. In questo suo tragitto del desiderio Pinocchio incontra anche il dolore. Al tempo stesso nella fiaba c’è una sorta di carica anarchica, creativa, di fuga, di ribellione, come mostra il paese dei balocchi, e c’è anche la scoperta della mancanza, della irrealizzabilità dei propri desideri.

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Come possiamo continuare a far vivere Pinocchio?

Pinocchio almeno dagli anni ’60 in avanti ha dato vita ad alcuni saggi e interventi di assoluto spessore, come la riscrittura di Pinocchio fatta da Giorgio Manganelli, come la rilettura a teatro di Carmelo Bene e le rese televisive e cinematografiche. Poi c’è stato anche il Pinocchio di Benigni, da considerarsi un impegno importante. Questa è solo una parte della vicenda, ma possiamo dire che l’attenzione sempre crescente riservata a Pinocchio è stata accompagnata da una riscoperta di Collodi come scrittore, di cui sono state recuperate le opere minori.

Collodi è una figura da meglio mettere a fuoco e di questo parleranno Massimo Prada e Daniela Marcheschi. Oramai si è venuto a creare un corpus di studi e proposte che fanno sì che Pinocchio e gli altri lavori di Collodi siano ascrivibili a pieno titolo alla grande letteratura, non riducibili a una letteratura per l’infanzia, intesa in senso minore.

Quali altri aspetti di Pinocchio rimangono da scoprire?

La studiosa Paola Ponti porta avanti uno studio quasi economicistico, mettendo in rilievo un particolare: il rapporto tra Pinocchio e i soldi, tra Pinocchio e le necessità pratiche. Illustra come la letteratura riesca a riflettere e a criticare l’utilitarismo, un orizzonte solo materiale, un orizzonte necessario ma che non soddisfa per intero le pulsioni desideranti dell’uomo.

Bruno Cavallone, grande autorevole studioso di filosofia del diritto, parla invece del suo libro “La borsa di Miss Flite” (Adelphi),  nel quale ha riletto una serie di grandi classici della letteratura che hanno a che fare con i processi, a partire da Kafka. Cavallone ci mostra la grande acutezza e modernità di Collodi nel presentare un Pinocchio che scardina i luoghi comuni.

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