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Donato Cutolo, ”La musica rende magica la storia del mio romanzo”

Una ragazza dal nome particolare che torna nella sua terra d’origine. Nel secondo libro di Donato Cutolo, ''Vimini'', ci sono gli odori e i colori del paesaggio del Sud. Una storia semplice, fatta di ritorni, presagi, amori mai sopiti, contraddizioni e dolori...
L’autore di “Vimini”  parla del suo romanzo e della suggestiva colonna sonora che lo accompagna
 

MILANO – Una ragazza dal nome particolare che torna nella sua terra d’origine. Nel secondo libro di Donato Cutolo, “Vimini”, ci sono gli odori e i colori del paesaggio del Sud. Una storia semplice, fatta di ritorni, presagi, amori mai sopiti, contraddizioni e dolori. Lo scrittore, già autore del caso editoriale ‘Carillon‘, è anche compositore dei passaggi elettronici del cd Vimini, una colonna sonora d’accompagnamento composta e eseguita da Fausto Mesolella, chitarrista degli Avion Travel. Donato Cutolo ci presenta il suo libro e la sua “necessità di esprimersi” attraverso scrittura e musica.

Da cosa nasce l’idea di Vimini? Cosa l’ha ispirata per la vicenda della protagonista che torna nei suoi luoghi d’origine?

Estate 2011: ero seduto in un parco antistante l’Anfiteatro Campano, nella mia città, e guardavo tre bambine giocare con le bolle di sapone. Inizialmente spensierate, sorridenti, col passare dei minuti sembravano come ipnotizzate: le bolle diminuivano e loro ferme lì, in attesa, che aspettavano che l’ultima sparisse. In quel preciso istante ho immaginato ‘avvenisse qualcosa’, anche perché una volta svanita quell’ultima bolla, l’incantesimo pareva finire e loro tornavano ‘normali’.
Mentre questa piccola magia si consumava, poco distante le facce dei loro genitori erano, al contrario, spente, distratte. La famiglia: il passato e il futuro in pochi metri quadri. Quanto un genitore può condizionare la crescita di un figlio e quanto la magia e il mistero che un bambino ‘vede’ nelle piccole cose può davvero interessare un genitore?
Di qui l’idea: un viaggio che avrebbe toccato i punti chiave di una famiglia ‘media’ e tutto ciò che gira intorno a ogni singolo elemento di essa: disattenzioni, successo, denaro, amori, tradimenti, noia, superficialità. Il tutto regolato dalla magia degli arcobaleni e, appunto, delle bolle di sapone.
Il ritorno, poi, la mia emozione suprema, legata strettamente alla mia incapacità di dire ‘addio.’

Quali valori ha voluto sottolineare con ‘Vimini’?

La famiglia, in tutte le sue sfumature, sullo sfondo amore e amicizia, spesso indelebili nel tempo, e la ‘magia’, che per me resta un valore.

Come si concilia la colonna sonora allegata al volume con la storia narrata?

Associare una colonna sonora a un romanzo è frutto della passione per il cinema: mi piace pensare che, anche grazie ad un libro, ognuno possa riprodurre il suo piccolo film nell’intimità della sua stanza, leggendo e ascoltando, immaginando. Un processo che può esser fatto anche separatamente e in momenti diversi, nonostante la maggior parte dei suoni riportano al romanzo, e viceversa.
L’incontro e la collaborazione con Fausto Mesolella (Avion Travel), poi, sono stati determinanti per lo sviluppo di quest’idea. Prima un cortometraggio (Parole Fotosensibili, estratto dal mio primo romanzo + colonna sonora, Carillon), poi una decina di eventi live fatti assieme hanno fatto sì che le idee si ‘sposassero’ e che ognuno capisse le ‘esigenze’ dell’altro. Risultato: abbiamo concepito Vimini con una naturalezza disarmante, all’interno della quale anche le cose più complesse – sia in scrittura che in composizione – sono venute fuori con una semplicità meravigliosa – complice il fatto che Fausto è uno dei migliori musicisti e compositori in circolazione – .

Il suo stile è abbastanza semplice, ma per molti tratti quasi poetico e molto ‘melodico’ nelle scelte lessicali e formali. Come nasce in lei l’esigenza di scrivere e perché con queste caratteristiche?
La semplicità la pianto alla base di tutto, nella vita mia personale e in quello che faccio artisticamente: la fluidità, i concetti chiari, sono intervallati poi da quei passaggi ‘poetici’ che io chiamo ‘cartoline (s)oggettive’: ognuno, in quei frangenti, si piglia quello che vuole.
Scrivere poi è sdoppiarmi, collocarmi di fronte e raccontarmi storie, stare a sentire e capire, capirmi. Più che un’esigenza direi quindi una necessità, non saprei quali sono i meccanismi interni che muovono tutto questo, ma posso dire che l’autenticità di quei momenti non la baratterei con nulla.


Cosa può esprimere secondo lei la letteratura oggi? può ancora parlare, lasciare delle tracce?

Sarebbe importante lasciare traccia di questi tempi, dei nostri tempi: io ad esempio amo tantissimo leggere Pavese, Fenoglio, Calvino, grazie ai quali riesco a cogliere più verità epocali che in un saggio storico.

È al lavoro su progetti futuri?
In cantiere c’è una mezza idea per un terzo romanzo, oltre alla presentazione di un nuovo cortometraggio – con la regia di Alfredo Buonanno – estratto da Vimini . Al momento, però, sono impegnato soprattutto nella direzione artistica di un Festival che ha come obiettivo la fusione di tre arti: Musica, Letteratura e Teatro.
Ad ogni edizione farà seguito un laboratorio annuale di lettura/ascolto, che darà la possibilità alle realtà più interessanti del territorio casertano di esibirsi, in un unico spettacolo annuale, sul palco del Teatro Garibaldi insieme ai nomi più importanti del panorama artistico italiano. Quest’anno, ad esempio, sarà la volta di Stefano Benni e Fausto Mesolella.

 

17 febbraio 2013

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