Sei qui: Home » Libri » Davide Ferraris, ”I testi a nolo non sono la soluzione alla crisi delle librerie indipendenti”

Davide Ferraris, ”I testi a nolo non sono la soluzione alla crisi delle librerie indipendenti”

Espedienti adottati ultimamente da singole librerie indipendenti per sopravvivere, come il prestito di libri a pagamento, non sono soluzioni al problema della crisi generalizzata del settore: cosรฌ ha voluto rispondere Davide Ferraris โ€“ che insieme a Davide Ruffinengo gestisce a Torino la libreria Therese, la nuova libreria Therese @ Cinema Centrale e una libreria itinerante, Profumi per la mente โ€“ a un articolo uscito ieri su La Stampa a firma di Giuseppe Culicchia...

La risposta di un libraio all’articolo di Giuseppe Culicchia uscito ieri su La Stampa, “Vendite volanti e testi a nolo. I librai rispondono alla crisi”

 

MILANO – Espedienti adottati ultimamente da singole librerie indipendenti per sopravvivere, come il prestito di libri a pagamento, non sono soluzioni al problema della crisi generalizzata del settore: così ha voluto rispondere Davide Ferraris – che insieme a Davide Ruffinengo gestisce a Torino la libreria Therese, la nuova libreria Therese @ Cinema Centrale e una libreria itinerante, Profumi per la mente – a un articolo uscito ieri su La Stampa a firma di Giuseppe Culicchia. Nell’articolo si discutevano alcune iniziative adottate da qualche libreria indipendente per migliorare il giro di affari, proposte come esempi di reazione al difficile momento di contrazione del mercato che ha portato alla chiusura o al trasferimento dal centro alla periferia delle città – il caso più clamoroso la libreria Utopia di Milano – di molte realtà storiche in questo campo. Ma una riflessione su questo tema, afferma Davide Ferraris, richiede che si abbandoni la visione romantica del libraio come idealista che lotta da solo contro il sistema e che si inizino a discutere soluzioni concrete a problemi imprenditoriali che affliggono l’attività.

I MACROPROBLEMI DELL’EDITORIA –“In realtà, le librerie che stanno facendo seriamente qualcosa contro questa crisi sono quelle che si occupano di problemi molto più pregnanti rispetto a come vendere qualche volume in più. Le soluzioni di cui si parla nell’articolo, citate come esempi di reazione alla crisi, sono piccole soluzioni adottate dalle singole librerie per tirare avanti, ma pensare di raccontare la crisi generalizzata delle librerie attraverso queste singole esperienze non è un modo serio di affrontare la questione”, commenta Davide Ferraris. “Non sta qui il lavoro grosso che i librai indipendenti devono fare: piuttosto, si devono occupare dei macroproblemi riguardanti l’editoria, e in particolare di trovare una soluzione ai problemi distributivi riguardanti il libro.”

LA QUESTIONE DELL’IDENTITÀ DELLE LIBRERIE INDIPENDENTI – Formule come il prestito librario a pagamento, insomma, possono essere espedienti utili al singolo per sopravvivere, ma non possono certo essere proposte come rimedi al malanno generalizzato che affligge il mondo del libro. “Come esempi di testi per cui è stata adottata questa formula in una libreria di Torino vengono qui citati quattro autori: Massimo Gramellini, Margherita Oggero, Wilbur Smith e Primo Levi. Una riprova della superficialità con cui viene trattato qui l’argomento”, prosegue Davide Ferraris, spiegando poi più chiaramente il senso di questa sua affermazione: “Molte librerie indipendenti stanno seriamente ragionando sulla necessità di costruirsi una loro identità, e questa riflessione passa attraverso percorsi che con autori come Gramellini, Oggero e Smith non hanno niente a che vedere. Voglio dire, sono autori che vanno benissimo, ma il concetto chiave della questione per le librerie indipendenti deve essere la bibliodiversità. E se la proposta è questa, dove sta la differenza e la peculiarità di queste librerie rispetto a quelle di catena? Se sono questi gli autori rappresentativi dell’offerta, allora la libreria indipendente si riduce a una replica in piccolo di una libreria della grande distribuzione! Insomma, se avessi la possibilità di segnalare tre titoli a un quotidiano che siano emblematici dell’originalità della mia proposta, non segnalerei mai questi che si trovano in una qualunque libreria di catena.”

IL PROBLEMA DELLA DISTRIBUZIONE – “Affrontare la questione dell’identità significa fare un lavoro molto stretto con l’editoria”, continua a spiegare Davide Ferraris, “finalizzato al superamento di tutta una serie di problemi, tra cui quello della distribuzione che assorbe gran parte dei margini di guadagno, come del resto in ogni ambito produttivo. La soluzione sarebbe ripensare il concetto di distribuzione. Si parla in ogni ambito di filiera corta, di chilometri zero: perché questo discorso non si riesce ad applicare al libro? Ci saranno sempre grandi gruppi di distribuzione, grandi gruppi editoriali che fanno distribuzione e fanno vendita, ma perché per le librerie indipendenti non si devono poter pensare soluzioni alternative per abbattere i costi? Questi sono i problemi dell’editoria e della filiera del libro con cui i librai indipendenti si trovano a dover fare i conti: non trattare questi argomenti in un articolo sulle librerie è sacrilego, perché significa girare attorno al problema. Vuol dire spostare l’attenzione su situazioni che attengono più alla sfera romantica del mestiere che non al lavoro reale delle librerie.”

LA PROPOSTA DELL’EDITORE SUR – “È strano che in un articolo sulle modalità di lavoro delle librerie indipendenti non venga mai fuori il nome dell’editore SUR, che è stato il primo – e attualmente non è più l’unico, possiamo citare per esempio anche l’editore :duepunti di Palermo – a tentare di studiare una modalità di distribuzione che potesse aiutare le librerie indipendenti, rivolgendosi direttamente a queste con l’idea di saltare la catena di distribuzione. La proposta era di dividersi i rischi e trovare nuove formule per gestire il passaggio dei libri dalla casa editrice alle librerie: il librario potrebbe per esempio acquistare direttamente dall’editore i libri a prezzi molto inferiori che passando attraverso la distribuzione, oppure si potrebbe adottare la formula del deposito, per cui un editore si accorda con un libraio per affidargli dei libri e rendicontarglieli sulla base del venduto – di solito il deposito viene trattato con uno sconto minore, perché è l’editore ad accollarsi i maggiori rischi di impresa, ma saltando la distribuzione anche in questo modo le condizioni sul venduto risultano più convenienti.”

LA NECESSITÀ DI SOLUZIONI CONCRETE A PROBLEMI IMPRENDITORIALI – “Di recente noi ci siamo legati con alcune librerie di Torino e abbiamo iniziato a centralizzare degli acquisti, per trattare con la distribuzione come gruppo, con un peso diverso dunque rispetto a quello che abbiamo come librerie singole”, prosegue Davide Ferraris. “Sempre con questo gruppo di librerie portiamo degli autori che facciamo ruotare sul territorio, organizzando e gestendo una specie di minitour: questi sono atti estremamente concreti, che portano ad abbattere i costi, a relazionarsi in maniera diversa con l’editoria, a portare cultura sul territorio. Affittare un libro non è un’iniziativa paragonabile a queste. Ma non sono le librerie che si risolvono ad adottare queste soluzioni che voglio criticare: ce l’ho con un modo superficiale di trattare il problema”, precisa Davide Ferraris. “In quanto imprenditore e proprietario di due librerie non posso pensare, nel momento in cui devo fare un discorso su come ce la si possa cavare in un momento di crisi, che le difficoltà si risolvano grazie a questi espedienti: possono aiutare a sopravvivere, ma non vanno alla radice del problema. Discutiamo invece di questioni legate alla distribuzione e al prezzo del libro! È vero che tutti i cambiamenti si fanno dal basso, ma un conto è operare dal basso per fare un cambiamento di sistema, un conto è operare dal basso per salvare se stessi: va benissimo, ma il racconto di come ci si è ingegnati per mettersi al riparo può essere tutt’al più il racconto di una singola esperienza, non il racconto rappresentativo di un mondo, come invece veniva presentato qui – l’articolo titolava: ‘Vendite volanti e testi a nolo. I librai rispondono alla crisi’! Tra l’altro si parla di ‘vendite volanti’ ma non si piega chiaramente in che cosa consistano, e questo è un punto che mi sta particolarmente a cuore visto che è stato Davide Ruffinengo a inventarsi dieci anni fa la formula della libreria itinerante e visto che è un’attività che io e lui gestiamo insieme da tempo” – come abbiamo riferito in un nostro precedente articolo. “Anche la questione dei diritti d’autore viene liquidata in due parole, ma non è una questione così da poco! I videonoleggio hanno delle licenze particolari per esercitare il loro mestiere, si attengono a delle norme: come la mettiamo invece con queste librerie?”

L’APPELLO DI DAVIDE FERRARIS – Insomma, l’appello di Davide Ferraris è chiaro: basta pensare al libraio come a un romantico che alza il pugno e lotta da solo contro il sistema, basta con la narrazione delle sue eroiche gesta per poter sopravvivere. Se si vuole parlare di crisi delle librerie bisogna discutere con più realismo dei problemi imprenditoriali che stanno alla base di questa attività e delle soluzioni concrete e attuabili su ampia scala che possano mettere i librai nelle condizioni di esercitare la loro impresa economica.

 

16 gennaio 2013

ยฉ Riproduzione Riservata