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David Riondino, al Festivaletteratura con ”Il trombettiere”, ”Nel mio libro racconto com’è nata la musica contemporanea”

Ospite al Festivaletteratura di Mantova con ''Il trombettiere'', testo illustrato realizzato insieme al disegnatore Milo Manara, in un incontro tenutosi ieri sera David Riondino ha presentato la storia di Giovanni Martini, un quasi ignoto musicista vissuto a fine Ottocento, l'''eroe'' protagonista del suo libro...
Ospite ieri sera a Mantova, l’autore parla del libro realizzato con Milo Manara e riflette sul perché il Festival sia così amato
MANTOVA – Musicista e appassionato di spettacolo, artista dai molteplici interessi e talenti, padroneggia e mescola i più svariati generi, passando dalla musica alle parole, dalla poesia alla satira, dal teatro alla televisione: David Riondino si lascia guidare dalla curiosità, il suo lavoro non conosce barriere. Ospite al Festivaletteratura di Mantova con “Il trombettiere”,  testo illustrato realizzato insieme al disegnatore Milo Manara, in un incontro tenutosi ieri sera l’autore ha presentato la storia di Giovanni Martini, un quasi ignoto musicista vissuto a fine Ottocento, l’“eroe” protagonista del suo libro.
L’ESPERIENZA MUSICALE DI GIOVANNI MARTINI – Come nasce l’idea de “Il trombettiere”? “Il libro è fatto a quattro mani con un disegnatore importante, Milo Manara: è un libro illustrato, alla maniera di quelle antiche soluzioni editoriali che tanto ci incantavano da ragazzi, con pagine tutte diverse e una gran varietà di colori”: così lo presenta l’autore. “Si immagina che questi disegni li abbia realizzati un pittore, di cui non diamo il nome, che accompagna per sei capitoli il protagonista, un trombettiere dal nome Giovanni Martini, un personaggio realmente esistito. Di lui si sa che fu con Garibaldi, che  si arruolò poi come trombettiere nel Settimo Cavalleggeri del generale Custer – fu l’unico superstite della battaglia di Little Big Horn nel 1876 – e che in seguito, sempre con la sua tromba, andò a combattere a Cuba nel 1898, nella guerra ispano-americana tra gli insorti cubani e i dominatori spagnoli. Riguardo a questo personaggio, mi è venuta la curiosità di chiedermi che tipo di esperienza, non solo umana ma anche musicale, potesse avere.”   
LA MIGRAZIONE: STORIA DI INCONTRI E CONTAMINAZIONI – È la storia di una lunga migrazione, nel corso della quale il trombettiere dovette entrare a contatto con i più disparati generi e tradizioni musicali. “Nel suo viaggio, che va dal 1860, anno in cui si presume che lui incontri Garibaldi, al 1922, anno in cui muore a Nuova York, che musiche avrà ascoltato questo analfabeta che veniva dai dintorni di Salerno?”, si è domandato Riondino. “La musica del suo paese, ma poi, dopo essere andato con Garibaldi, avrà ascoltato anche musiche siciliane, ungheresi, inglesi, francesi, napoletane, la musica dell’opera – ‘I vespri siciliani’ di Verdi era un po’ la colonna sonora della Spedizione dei Mille. Nelle lunghe marce, che musiche si sarà scambiato con i suoi compagni? E tutto questo bagaglio cosa diventa quando lui prende la nave e va in America? I naviganti che si imbarcavano in un viaggio senza ritorno, un viaggio di sessanta giorni per mare, si portavano via tutto da casa, quindi anche i loro strumenti. Le navi erano un grande palcoscenico di incontro per i musicisti che emigravano. E poi nel Settimo Cavalleggeri, dove c’era una banda musicale diretta da un italiano, Vinattiere, che altri stimoli avrà incontato il nostro eroe?”
LA NASCITA DELLA MUSICA CONTEMPORANEA – Il personaggio raccontato da Riondino incarna emblematicamente un’esperienza universale. “Questo milite ignoto della musica e della tragedie dell’emigrazione è il bisnonno, il simbolo della nostra sensibilità musicale contemporanea, che mischia ritmi, melodie, tradizioni”, prosegue l’autore. “Questa sensibilità contemporanea si è creata perché c’è stato il viaggio di anonimi musicisti come Giovanni Martini, come i musicisti itineranti che ancora oggi vediamo un po’ dappertutto. A me interessava questo tema della contaminazione, che ho svolto in sei capitoli. All’inizio di ciascuno c’è una parte introduttiva in cui si spiega che musica si usa in quel periodo nel determinato luogo dove capita di volta in volta il protagonista. Poi c’è una parte in versi, scritti in decimi – il metro base della poesia ispanofona –, una lunga ballata in cui ogni volta c’è un incontro amoroso e ogni volta capita qualcosa che costringe il nostro eroe a partire, approdando in una nuova terra nel capitolo successivo. In ogni capitolo torna anche il pittore, che incontra Giovanni e lo informa di quello che sta accadendo nella cultura alta: gli parla di Gaugain, di Rimbaud, dei Preraffaelliti – tutti argomenti che Manara conosce bene. Il nostro trombettiere vaga così attraverso il mondo, sospinto da un eros un po’ folle e dalla vita, fino ad approdare a Cuba. Questa storia rappresenta in realtà solo l’inizio di un viaggio, perché la storia dello ‘sguardo popolare’ sul mondo ancora non è stata scritta bene. La storia di solito è scritta dall’accademia, ma l’antiaccademia come si esprime? A questa io ho cercato di dare voce.” 
AI FESTIVAL LA LETTERATURA RISCOPRE LA SUA FUNZIONE ORALE – “Il successo di Mantova mi suggerisce un dato”, commenta con noi l’autore ragionando sui motivi della popolarità del Festival: “la letteratura riesce a svolgere al meglio la sua funzione come fenomeno orale, quando la comunità si riunisce per ascoltare una storia e apprendere nuove informazioni. E questo non è casuale: il nostro apprendimento avviene innanzitutto oralmente. L’altra riflessione è che nella crisi di rappresentatività dell’arte, che negli ultimi tempi si è consumata molto in produzioni acefale, in produzioni quasi seriali in cui il nome dell’autore si riduce a una sigla dentro un progetto di comunicazione di marketing, c’è bisogno di riferimenti autorevoli: incontrare di persona un autore, che si presume abbia sudato e sofferto per raccontare e condividere al meglio il suo patrimonio di vissuto e conoscenze, dà un senso di verità più forte che non l’assimilazione passiva di quanto ci propinano la televisione o altri mezzi di comunicazione.”
9 settembre 2012 
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