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Daria Bignardi, ”Scrivere è come avere un virus, si guarisce solo quando il libro è in mano al lettore”

''Avevo 17 anni. Non lo sapevo che eravamo felici''. Con queste parole, subito dopo le prime due pagine del libro, Daria Bignardi colpisce ancora e riesce a scavare nel profondo dei sentimenti umani. Questa volta con ...

L’amore si merita? Forse. Daria Bignardi ci prova a dare una risposta a questa domanda nel suo ultimo libro ”L’amore che ti meriti”. Alma e Antonia le protagoniste. Una Ferrara che domina con la sua malinconia. E un grande mistero da scoprire. Ecco l’intervista all’autrice

MILANO – ”Avevo 17 anni. Non lo sapevo che eravamo felici”. Con queste parole, subito dopo le prime due pagine del libro, Daria Bignardi colpisce ancora e riesce a scavare nel profondo dei sentimenti umani. Questa volta con “L’amore che ti meriti”, il suo quarto libro, l’autrice ci presenta una famiglia di Ferrara. Una famiglia come tante, sembrerebbe: due fratelli adolescenti, due genitori che si amano. Questo nel passato. Nel presente, c’è una giovane donna in dolce attesa, figlia di una madre che ha mantenuto custodito nel cuore un segreto. Un segreto che ha rovinato, forse, quella felicità che nessuno si era accorto ci fosse. Un libro intenso che, a pochi giorni dalla sua uscita, ha già conquistato i lettori. Abbiamo parlato con la scrittrice Daria Bignardi, ed ecco cosa ci ha raccontato di “L’amore che ti meriti”.

Chiuso il libro, mi è venuta in mente questa frase : “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo.” Lei racconta di una famiglia che si divide in più generazioni: si parte da Alma, la mamma che rivive il suo periodo adolescenziale, e Antonia, la figlia in cerca di risolvere un mistero. E poi si arriva ai nonni, ai bisnonni. “Questa famiglia è un macello” dice ad un certo punto Antonia. Come nasce l’idea di scrivere questo romanzo? Da cosa è partita per scrivere la storia di questa famiglia?
Mi sono chiesta cosa può succedere se una famiglia apparentemente normale e apparentemente felice   viene investita  da un disastro, che cosa determina la tenuta di una famiglia o il suo disintegrarsi, su quali fondamenta può o meno contare per rimanere in piedi, superare un problema,  andare avanti. 

Il suo romanzo è ambientato a Ferrara, che lei descrive davvero molto bene. Il lettore è catapultato in quella città ed è quasi un peccato poi dover tornare “a casa”. Qual è il suo rapporto con Ferrara? E perché ha deciso di ambientare “L’amore che ti meriti” proprio qui?   

Avevo in mente l’inizio della storia e i personaggi e cercavo un luogo suggestivo  ma misterioso, chiuso, dove farli muovere. Sono nata e cresciuta a Ferrara, me ne sono andata a vent’anni, come Alma, e da giovane davo la sua bellezza per scontata, non la capivo e forse non me ne importava, vedevo soprattutto i limiti dei suoi abitanti, le loro chiusure mentali. L’ho riscoperta dopo il terremoto dell’Emilia, ferita e meravigliosa, e come tutte le cose che davi per scontate e poi rischi di perdere me ne sono innamorata. E ho capito che quel luogo silenzioso, appartato, lento, era il luogo perfetto per la storia che avevo in mente.

“L’amore che ti meriti” parla di sentimenti, ma non solo. Si rivivono anche grandi avvenimenti storici come la deportazione degli ebrei nei campi di sterminio, la dipendenza dalla droga, il suicidio, la menzogna. Tutto collegato da un grande segreto. Sveli qualcosa per i nostri lettori…
Solo l’inizio.   Alma nelle prime righe svela alla figlia che  suo fratello Maio , che Antonia  non mai conosciuto e pensava  fosse  morto di malattia, in realtá é scomparso trent’anni prima, quando era adolescente, e   il suo corpo non é mai stato ritrovato. Alma si ritiene responsabile di questa scomparsa, ne  porta il peso, un peso  che ha condizionato tutta la sua vita…

Il libro si snoda tra presente e passato. Alma, la mamma, racconta la sua vita ferrarese di quando era solo una 17enne. Commette un grave errore, da cui poi dipenderà tutta la storia, e la famiglia. Alma sbaglia, e tutti, in qualche modo pagano. Ma alla fine del libro non si riesce a fargliene una colpa. E’ stata una scelta voluta quella di ‘far perdonare’ Alma o è un percorso emotivo che è venuto da solo?                                 
Non sono sicura che Alma verrá perdonata da tutti i lettori e nemmeno che lei stessa riesca a perdonarsi, ma forse quel che Antonia scopre rende evidente che l’errore di Alma non avrebbe avuto conseguenze tanto devastanti se nella sua famiglia non ci fossero stati segreti e rimozioni precedenti a quel che accade a lei  e a suo fratello Maio da ragazzi.

In molti hanno definito “L’amore che ti meriti” un noir. Nel libro, uno dei personaggi, parla di “thriller esistenziale”. Lei come definisce il suo romanzo?
Sono la persona meno indicata per dirlo, ma ‘thriller esistenziale’ mi sembra una buona definizione.

Nei suoi libri la famiglia e i sentimenti drammatici, se così li possiamo definire, sono sempre molto presenti. Perché?            
Lo scriveva lei all’inizio di questa intervista citando Tolstoj: Le famiglie felici  si somigliano. Mentre i drammi  offrono innumerevoli spunti narrativi.

Ora la domanda è d’obbligo: sta già lavorando ad un nuovo libro? O ha già un’idea in testa che vorrebbe trasformare in romanzo?
Un’idea ce l’ho, più che un’idea per il momento  ē solo un’ispirazione, ma ormai ho capito che ē cosī che inizia un libro, é come prendere un virus: c’ē il periodo di incubazione, poi compaiono i sintomi, e la cura é solo tirar fuori tutto fino alla fine. Il decorso dura almeno un paio d’anni : Si guarisce solo quando il libro ē in mano al lettore.

24 ottobre 2014

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