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Daniela Morelli, ”Il mio libro è un ritorno al vecchio romanzo d’avventura”

Il romanzo è ambientato in un luogo esotico, sconosciuto, pieno di pericoli, ma pur trattandosi di una grande avventura, tutto ha il sapore della realtà. Così Daniela Morelli ci presenta il suo ''Yusdra e la città della sapienza'', il nono libro per ragazzi della scrittrice. Al termine dell'articolo è possibile leggere un estratto del libro in anteprima...
La scrittrice ci parla del suo ultimo libro “Yusdra e la città della sapienza”, la storia di una ragazzina africana alla ricerca delle sue origini 
MILANO – Il romanzo è ambientato in un luogo esotico, sconosciuto, pieno di pericoli, ma pur trattandosi di una grande avventura, tutto ha il sapore della realtà. Così Daniela Morelli ci presenta il suo “Yusdra e la città della sapienza”, il nono libro per ragazzi della scrittrice. Il romanzo narra  la storia di Yusdra, dodicenne di origini africane. Da quando vive in Italia si è inserita con la sua famiglia nella nuova città, ha stretto grandi amicizie a scuola, ma qualcosa, dentro, la lega alla sua terra d’origine e a dei ricordi misteriosi. La curiosità e il desiderio di conoscere la spingono ad intraprendere un viaggio avventurosa alla ricerca delle risposte alle sue innumerevoli domande. 
 
Com’è nata l’idea di scrivere questo libro?
L’idea per questo libro è nata da una ragazzina che si chiama Yusdra, che ho conosciuto  a Tradate durante uno dei miei numerosi incontri con i ragazzi. Nella fattispecie ero con una quinta elementare e c’era questa ragazzina maghrebina, molto vivace, intelligente, sveglia. Stavamo facendo lettura a voce alta del libro che stavo presentando, e lei era particolarmente acuta nella lettura, ironica, tanto che all’uscita da quell’incontro ho iniziato a fantasticare su questo personaggio che poi è diventata la protagonista del mio libro. Su di lei ho inventato una storia ispirata a un episodio di cronaca, che aveva visto coinvolto un bambino africano adottato sparito dalla sua casa sul Lago d’Orta e ritrovato poi a Napoli, vicino al porto, mentre tentava di ritornare in Etiopia. Mi è venuta l’idea di raccontare le vicende di una ragazzina maghrebina che, dal deserto del Sahara dove vive felice, viene catapultata in Italia. Nipote prediletta della nonna, poetessa e saggia capo tribù appartenente ad una delle famiglie proprietarie delle biblioteche conservate nella città della sapienza, Yusdra è convinta di essere orfana. Proprio la nonna, però, un giorno la consegna a una figura oscura, che la viene a prendere con una motocicletta nella sua tenda. In un attimo tutta quella che era stata la vita di Yusdra in Africa viene sconvolta. La nonna, da sempre sua figura di riferimento, le rivela che i suoi genitori sono ancora vivi, dicendole che verrà presto condotta da loro, e le impone di mantenere un segreto: non dovrà mai dire a nessuno di esser nata nel deserto. Il primo capitolo si conclude con la ribellione disperata della ragazzina mentre viene trascinata via. La ritroviamo poi nel secondo capitolo che vive tranquillamente a Tradate, un paesino del varesotto, perfettamente inserita nella scuola. Da lì in poi matura in lei il disagio del non detto: perché mi hanno taciuto il fatto che avevo ancora i genitori? Perché loro mi hanno abbandonata per nove anni? Perché non posso dire che vengo dal deserto? Cresce in questo modo un disagio molto grosso che diventa la sua spinta all’azione. 
 
E’ stato difficile vestire i panni della protagonista nonostante le differenze generazionali che vi separano e darle credibilità?
Data la mia generazione, potrei identificarmi più facilmente con nonna Leila, il pensiero guida della protagonista. In realtà non avverto questa distanza con la piccola Yusdra. Naturalmente se l’avvertissi i miei lettori me lo segnalerebbero. Ma non è quello che fanno. Nei miei numerosi incontri, li sento vicini ed entusiasti di questi personaggi, e questo vale un po’ per tutti i libri che ho scritto. Non mi pare di far fatica a star vicino a quel mondo, forse perché sotto sotto sono una bambina anche io!
 
Nel libro emerge quasi come uno scenario fantastico quello della città della sapienza. Può descrivercela brevemente?
La città della sapienza esiste davvero. L’ho scoperto attraverso un documentario di Elena Bedei che oltretutto ha accompagnato anche le nostre presentazioni del romanzo. Si tratta di Chinguetti, in Mauritania, interamente costruita da piccole case d’argilla in cui sono conservati tesori inenarrabili: biblioteche che appartengono alle famiglie, che ospitano antichi manoscritti, trattati religiosi, di matematica, astronomia, filosofia, poesia, scritti su pelli d’antilope perché si conservano più della carta. Questi documenti dal valore inestimabile sono destinati ad essere mangiati dalla sabbia, dall’incuria e dalla guerriglia. Mi ha colpito molto questo scenario, ho pensato che nonna Leila potesse essere originaria di quella città dimora della sapienza, che è sì il sapere conservato dai libri, ma anche quello riguardante antichi segreti di famiglia conservato dalla memoria.
In un periodo in cui il mondo della letteratura per ragazzi è caratterizzato principalmente dal genere fantasy, “Yusdra e la città della sapienza” si discosta da questo trend. E’ un desiderio di riportare i ragazzi con i piedi per terra?
Si tratta di una sorta di ritorno al vecchio romanzo di avventura di Mark Twain, ambientato in un luogo esotico, sconosciuto, pieno di pericoli. Pur trattandosi di una grande avventura comunque, è tutto reale. Questo romanzo, anche se è destinato principalmente ad un pubblico di ragazzi, ha in sé degli stimoli interessanti per altre fruizioni. Su commissione, ne sto traendo una drammaturgia per uno spettacolo che andrà in scena il 19 gennaio al Napoli Teatro Festival, festival di teatro prestigiosissimo a cui quest’anno parteciperanno nomi del calibro di Peter Brook. Questo spettacolo, con regia di Gigi Di Luca, avrà in scena Pamela Villoresi nei panni di nonna Leila. L’adattamento teatrale, che ho scritto insieme al regista con un altro titolo, “Nata sotto una pianta di datteri”, ha per protagoniste una Yusdra adulta, di circa vent’anni, che sta ancora in Occidente, e una nonna che vive in Maghreb. 
 
30 aprile 2013
 
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