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Da Ulisse a James Bond, la top ten degli eroi più famosi della letteratura

Citati come simboli di grandezza, furbizia, forza, intelligenza o coraggio, protagonisti di imprese straordinarie e indimenticabili che forniscono materia di racconto per libri, opere teatrali e film: i grandi eroi della letteratura vivono infinite vite nel corso di secoli, i loro nomi non vengono dimenticati. Ne proponiamo dieci tra i più famosi, la top ten dei dieci eroi più amati della nostra letteratura...
Un viaggio nella storia della letteratura alla scoperta dei protagonisti più amati di tutti i tempi

MILANO – Citati come simboli di grandezza, furbizia, forza, intelligenza o coraggio, protagonisti di imprese straordinarie e indimenticabili che forniscono materia di racconto per libri, opere teatrali e film: i grandi eroi della letteratura vivono infinite vite nel corso di secoli, i loro nomi non vengono dimenticati. Ne proponiamo dieci tra i più famosi, la top ten dei dieci eroi più amati della nostra letteratura, stilata come sempre attraverso un monitoraggio delle critiche apparse su testate e siti internazionali.

LA SFIDA AI LIMITI UMANI – Si parte dall’eroe che, primo in assoluto e forse in maniera più emblematica di tutti, ha incarnato i valori ereditati dall’europeo moderno. L’uomo “dai mille espedienti”, “dalla molteplice mente”, come viene definito nella tradizione greca, Ulisse – o Odisseo, l’eroe consacrato dal poema di Omero, l’“Odissea” – si fa fautore del suo destino e si spinge fino a sfidare i limiti dell’umano, mosso dalla sete di conoscere ed esplorare l’ignoto. La sua figura ha attraversato i secoli, ispirando altri grandi poeti e scrittori che ne hanno raccontato le imprese – Dante Alighieri su tutti, che ne narra la morte nel Canto XXVI dell’Inferno, o anche James Joyce, che a lui titola sua opera più famosa, “Ulisse”. A questo eroe, che per primo discese fin negli inferi per esplorare, da vivo, il regno dei morti e riuscì a farne ritorno, si può affiancare un’altra grande protagonista della letteratura mondiale, Faust. Personaggio tratto da un racconto popolare tedesco, animato anche lui da una sete di sapere tale da forzarlo a oltrepassare i confini imposti all’uomo, Faust arriva a stringere un patto con il diavolo regalandogli la sua anima in cambio della conoscenza assoluta. Il suo mito viene ripreso da diversi autori nel corso della storia e consacrato definitivamente dall’opera teatrale “La tragica storia del Dottor Faustus” di Christopher Marlowe e, soprattutto, dal “Faust” di Goethe.

DALLA LETTERATURA ALLA PSICOLOGIA, EDIPO – Ancora dalla grecità viene Edipo, l’eroe che secondo il mito risolse l’indovinello della Sfinge – mostro con il corpo di leone e la testa di donna che, piazzato davanti alla porta di Tebe, poneva ai passanti sempre lo stesso enigma e divorava chiunque desse la risposta sbagliata. Dopo averla sconfitta, Edipo fu proclamato re della città e gli venne data in sposa la regina Giocasta. Fatalmente, quest’ultima era la madre dell’eroe, da cui Edipo era cresciuto lontano. Si avverava così l’oracolo che, alla sua nascita, gli aveva predetto che avrebbe ucciso il padre – Edipo lo ammazzò durante il suo viaggio verso Tebe, per una lite su una questione di precedenza – e che si sarebbe unito alla madre. Quando la verità fu svelata, Edipo si accecò e la madre e moglie Giocasta si uccise. La vicenda, che apparteneva al patrimonio comune della mitologia, fu magistralmente narrata nelle tragedie di Sofocle, “Edipo re” ed “Edipo a Colono”. La storia del grande eroe tragico è ormai parte della cultura occidentale – ed entra anche nel campo della psicologia dove dà nome al complesso teorizzato da Freud.

LANCILLOTTO, IL CAVALIERE PER ANTONOMASIA
– Il più famoso tra i cavalieri della Tavola Rotonda al servizio di re Artù fu senz’altro Lancillotto, che compare per la prima volta nell’opera di  Chretien de Troyes, scrittore e poeta francese del XII secolo. Costui dedicò molti romanzi al ciclo bretone, ovvero a quell’insieme di racconti che formano la mitologia del regno di Camelot e che fanno riferimento soprattutto alla “Historia Regum Britanniae” di Goffredo di Monmouth. L’eroe non era presente in questa “Historia”, ma de Troyes ne fa il protagonista di “Lancillotto o il cavaliere della carretta”, presentandolo come il più valoroso cavaliere della corte e raccontando del suo amore, ricambiato, per la regina Ginevra. A partire da questo momento, Lancillotto entra nella tradizione letteraria e l’amore clandestino tra i due diventa il simbolo dell’amor cortese, cui si ispirano tanti cantori medioevali.

UN CAVALIERE SUI GENERIS
– Anche lui cavaliere, come Lancillotto, o meglio, talmente nutrito di romanzi cavallereschi da confondere ormai la fantasia per la realtà e credersi cavaliere, Don Chisciotte della Mancia è il protagonista dell’omonima opera di Miguel de Cervantes, pubblicata in due volumi nel 1605 e nel 1615. La sua storia comincia il giorno in cui decide di partire con il fido Sancio Panza, un contadino cui promette un’isola da governare se gli farà da scudiero, in cerca di avventure. Si getta così in assurde imprese – come quella di combattere contro i mulini a vento, da lui scambiati per giganti nemici – uscendo sempre malconcio da ogni lotta, ma capace sempre di rialzarsi e di continuare ad avere fede nei suoi ideali cavallereschi e nell’amore per la bella Dulcinea del Toboso, una contadina da lui trasfigurata in nobildonna, cui dedica le sue valorose gesta.

ESSERE O NON ESSERE, IL DILEMMA DI AMLETO – Tutt’altro eroe è il più o meno contemporaneo Amleto, interpretato ininterrottamente sui palcoscenici di ogni parte del mondo e diventato il simbolo stesso del “dilemma” – che non a caso spesso va a braccetto con l’aggettivo “amletico”. Protagonista dell’omonima tragedia di Shakespeare, Amleto da almeno quattro secoli ci pone incessantemente la medesima domanda: “Essere o non essere?” Così si apre una riflessione sulla vita e sulla morte, sugli affanni procurati dalla prima e sul terrore dell’ignoto che si accompagna alla seconda, che resta uno dei monologhi più famosi della storia della letteratura mondiale, con cui Amleto dà voce alle profonde inquietudini che si muovono in ogni essere umano.

DON GIOVANNI, LIBERTINO IMPENITENTE
– Famoso per le sue doti di seduttore è Don Giovanni, il donnaiolo per antonomasia, che ha affascinato e ispirato numerose grandi opere nei secoli. Anche lui ha in sé il carattere della sfida alle leggi umane e divine, in cui si può individuare la ragione del grande successo riscosso in ogni epoca. Comparso per la prima volta ne “L’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra”, commedia di Tirso de Molina del 1630 dominata da cupe atmosfere e dal senso di colpa, il personaggio torna anche in una tragicommedia di Molière, “Don Giovanni o Il convitato di pietra”. È qui che assume i tratti dell’impenitente libertino, che si prende gioco del giudizio divino e delle ombre dell’al di là, che tornano poi nella grande opera lirica di Mozart a lui dedicata, composta su libretto del poeta Lorenzo Da Ponte, che ne consacra definitivamente la fama nel 1787.

IAVANHOE, IL CAVALIERE ROMANTICO – Continuando la nostra esplorazione attraverso la letteratura romantica troviamo Ivanhoe, protagonista dell’omonima opera di Sir Walter Scott del 1819, considerato il romanzo storico per antonomasia, genere destinato a uno straordinario successo. La storia è ambientata attorno al 1194 in Inghilterra, alla fine del regno di Riccardo I, sullo sfondo dell’opposizione tra i Sassoni vinti e i Normanni vincitori, che convivono nelle stesse terre ma sono separati da lingua e tradizioni. Nonostante il padre Cedric sia una acceso patriota sassone, Ivanhoe decide di seguire nella Terza Crociata Riccardo I, il re normanno, venendo diseredato dal padre. La storia del valoroso cavaliere e del suo amore per Rowena, discendente dell’ultimo re sassone che lui sposa alla fine, è il simbolo della fusione tra normanni e sassoni e della nascita del popolo inglese. 

EROI DEI NOSTRI TEMPI
– Avvicinandoci all’epoca contemporanea, tra i protagonisti della letteratura che più hanno avuto successo, consacrati anche dalle serie di film che sono stati loro dedicati, figurano certamente Sherlock Holmes e James Bond. Protagonista dei gialli scritti da Arthur Conan Doyle tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, genere di enorme successo in cui Doyle riversa anche elementi della letteratura del mistero e del terrore, Sherlock Holmes è un detective dall’intuito straordinariamente fino, capace di risolvere le più complicate indagini a partire dai minimi indizi. Il suo metodo esemplifica una versione ideale del percorso della ricerca scientifica, e il suo “elementare, Watson” ne è il celebre motto. Concludiamo infine con un altro inglese, l’agente segreto James Bond – alias 007, dove il doppio zero sta a significare “licenza di uccidere” –, creato dalla penna di Ian Fleming e conosciuto in tutto il mondo grazie ai film usciti a partire dagli anni Sessanti – indimenticabile Sean Connery nei suo panni. Affascinante, capace di conservare lucidità e sangue freddo nelle situazioni più imprevedibili – in questo molto “british” – e circondato da donne, James Bond è senz’altro il modello ideale cui ogni uomo sognerebbe di assomigliare e che ogni donna vorrebbe avere accanto.

12 giugno 2013

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