Quando pensiamo a Virgilio, l’immagine che più spesso si affaccia alla mente è quella dell’austero poeta latino, autore dell’epica Eneide e guida dell’Alighieri nell’aldilà. Ma dietro questa maschera da “padre dei padri” della classicità, si nasconde una figura ben più sorprendente, stratificata e, soprattutto, affascinante. Tommaso Braccini, nel suo libro Avventure e disavventure dei classici (Carocci Editore), ci accompagna in un viaggio tra i testi scomparsi, i miti e le reinvenzioni letterarie che hanno fatto di Virgilio qualcosa di molto più di un poeta: un incantatore, un alchimista, quasi un santo laico del sapere.
Virgilio: tutti i segreti, i misteri e le leggende che devi sapere
È molto più che l’autore dell’Eneide. È un prisma che rifrange significati diversi a seconda dell’epoca che lo osserva. Il libro di Tommaso Braccini ci guida in un labirinto di storie vere e immaginate, di testi ritrovati e mai esistiti, di incanti e travisamenti. E ci ricorda che la letteratura è anche questo: un luogo di metamorfosi, dove persino un poeta può diventare leggenda. E dove ogni lettore è invitato a perdersi e a cercare, magari proprio aprendo i libri del poeta a caso, come nelle Sortes, il suo destino.
Il Virgilio mago: una leggenda medievale
Dimenticate per un momento il Virgilio delle antologie scolastiche. Nella tradizione medievale e rinascimentale, Virgilio non era solo un letterato, ma un vero e proprio mago. Si credeva che avesse costruito statue animate, protetto Napoli con sortilegi e perfino creato un orologio astrologico che governava il tempo. Alcuni manoscritti lo raffigurano come un sapiente capace di evocare forze cosmiche e costruire meccanismi talismani contro pestilenze e disgrazie. Questo mito affonda le sue radici nella tarda antichità, quando la cultura popolare iniziò a confondere il sapere poetico con il potere arcano: Virgilio diventa così il ponte tra mondo classico e superstizione cristiana.
Il “libro segreto” perduto di Virgilio
Secondo alcune leggende riportate anche da Braccini, Virgilio avrebbe composto un libro segreto, oggi perduto, pieno di formule e conoscenze magiche. Si tratterebbe di un testo leggendario, che riecheggia l’antica ossessione per i grimori e per il sapere proibito. Come nel caso di Ermete Trismegisto o Pitagora, l’aura di Virgilio viene proiettata oltre la letteratura, verso la mistica e l’arcano. Non è un caso se il Medioevo, che diffidava dei pagani ma idolatrava i sapienti, abbia voluto trasformare il poeta in una figura para-religiosa, capace di custodire saperi ultraterreni.
Napoli: la città incantata di Virgilio
Tra le tante città che si contendono l’eredità virgiliana, Napoli è quella che più l’ha fatto suo. Qui si credeva che Virgilio avesse costruito l’uovo magico che sorreggeva Castel dell’Ovo (e che, se rotto, avrebbe fatto crollare la città), e che i suoi resti riposassero nella Crypta Neapolitana, dove i pellegrini lasciavano offerte come si fa nei santuari. Un culto profano, ma intensissimo. Braccini racconta come la figura di Virgilio venga declassata e al tempo stesso esaltata: non più “solo” un poeta, ma una presenza viva nella città, un protettore, un demiurgo del bene e del male.
Virgilio oracolare: la Sortes Vergilianae
Nel corso dei secoli, le opere virgiliane furono lette non solo come poesia, ma come veri e propri strumenti di divinazione. La pratica della Sortes Vergilianae consisteva nell’aprire a caso un suo libro (soprattutto l’Eneide) e interpretare il primo verso come risposta a una domanda o destino profetico. Persino imperatori come Adriano e Alessandro Severo vi si affidarono. È il potere dell’ambiguità poetica: ogni verso può essere segno, presagio, avvertimento. Braccini sottolinea quanto questa usanza confermi la trasformazione di Virgilio in figura quasi sciamanica.
Virgilio e Dante: il mito che si rinnova
Con La Divina Commedia, Virgilio rinasce. Non più solo autore, ma personaggio. Non più guida di Roma, ma guida dell’uomo verso Dio. Dante lo chiama “duca” e “maestro”, ma non gli concede l’ingresso in Paradiso. È una figura sospesa: razionalità e fede, gloria e dannazione, ragione e tenebra. La Commedia contribuisce a fissare per sempre Virgilio nell’immaginario come figura liminale, ponte tra epoche, mondi, dimensioni. Una figura che Braccini riconosce come emblematica: ogni cultura che l’ha ereditata ne ha scolpito una nuova, riflettendo su di lui la propria idea di potere, sapere, mistero.
Il culto moderno: da Borges a Barbero
Virgilio continua a ispirare riletture, da Hermann Broch, ai racconti di Borges, fino agli studi storici di Alessandro Barbero che ne riconosce l’impatto come costruttore di immaginari. Braccini lo dimostra: i “classici” non sono immutabili, ma materia viva. E il grande poeta, forse più di ogni altro, ha saputo incarnare i sogni e gli incubi delle civiltà successive. È stato autore, mago, fantasma, profeta, martire, e oggi è ancora interrogato nei saggi, nei romanzi, persino nella cultura pop. Come tutti i grandi, non smette mai di trasformarsi.