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Cosa leggere in estate, ecco i consigli di lettura estivi di Antonio Calabrò

I buoni romanzi noir. E le saghe familiari, sino alle radici e alle inquietudini della Sicilia, metafora dell’Italia. Vanno in queste due direzioni, le proposte di lettura per l’estate. Si può cominciare con il rileggere, per esempio, Giorgio Scerbanenco...

I buoni romanzi noir. E le saghe familiari, sino alle radici e alle inquietudini della Sicilia, metafora dell’Italia. Vanno in queste due direzioni, le proposte di lettura per l’estate. Si può cominciare con il rileggere, per esempio, Giorgio Scerbanenco (o scoprirlo, da parte dei lettori più giovani), grande scrittore di polizieschi ambientati nella Milano anni Sessanta, grazie alla ripubblicazione di alcuni dei suoi migliori romanzi sia da parte di Sellerio che, adesso, nella collana degli Elefanti Bestseller di Garzanti (un titolo per tutti: “I milanesi ammazzano il sabato”, storia inquietante e umanissima dell’indagine di Duca Lamberti, medico poliziotto, sulla scomparsa di Donatella, bellissima ragazza di 27 anni ma con la maturità di una bambina di dieci, “che sorride troppo agli uomini…”). E ci si può fare affascinare dal nuovo personaggio di Gianrico Carofiglio, il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio, in “Una mutevole verità”, Einaudi: l’assassinio di un uomo, una soluzione troppo facile (una testimone ha visto un ragazzo scappare e ha annotato la targa della sua auto…), una serie di sordidi retroscena. Come deve essere un inquirente? Capace di guardare, ascoltare, cogliere le dissonanze… E avere umanità, misericordia, ironia.

Fenoglio è un gran lettore di Arthur Conan Doyle (ecco un’altra idea: riprendere in mano i romanzi di Sherlock Holmes…). Una passione condivisa con il capitano Colaprico, comandante dei Regi Carabinieri di Asmara, colonia dell’Italia fine Ottocento, al centro di “Albergo Italia” di Carlo Lucarelli, Einaudi. Strani furti e omicidi, un tipografo fuggito da Londra, militari raccomandati e corrotti, agenti segreti infidi, una donna bellissima e avida, l’ombra dello scandalo della Banca Romana. Lo “Sherlock Holmes eritreo” è Ogbà, uno zaptiè, un carabiniere di colore. E uno dei meriti di Colaprico è saperlo ascoltare.

Indagini attraverso le ossessioni. Come succede a Colomba Caselli, l’investigatrice di “Uccidi il padre” di Sandrone Dazieri, Mondadori. Un bambino rapito. Una squadra d’inquirenti. La collaborazione di Dante Torre, un esperto di persone scomparse e violenze infantili e il viaggio nei suoi più dolorosi ricordi (era stato rapito, da piccolo…) sino a ritracciare, nel nuovo sequestro, le impronte dell’antico rapitore, “il Padre”… Si tira notte, senza smettere.

Dai noir alle saghe. Con “Il figlio” di Philipp Meyer, Einaudi, la storia dei Mc Cullough nel Texas dell’Ottocento, le praterie ricche di bisonti e l’arrivo del treno, il dominio dei ranch degli allevatori e la scoperta del petrolio, i conflitti sanguinosi d’interesse e i traffici lungo il confine con il Messico. L’America ha tutt’altro che un volto gentile. E talvolta il passato ritorna e presenta il conto. Vale, un ragionamento analogo, anche per l’Europa, negli anni tra il 1918 e il 1968, su cui scrive Gregor von Rezzori in “La morte di mio fratello Abele”, Bompiani. Vienna e Parigi, Norimberga e la Costa Azzurra, la fine di una Grande Guerra e la preparazione dell’altra, le ombre antisemite che portano all’Olocausto, le speranze e le fughe. Uomini e donne fragili, poteri spietati. Utile saperlo, da che Europa veniamo, attraverso le parole di un grande narratore. Anche per apprezzare l’Europa che oggi abbiamo, nonostante tutti i suoi limiti. Si muove tra Germania e Italia, tra il 1933 e i tempi a noi vicini, anche Giorgio Falco in “La gemella H”, Einaudi. Le storie di Hilde e Helha Hinner. Le passioni del loro padre, Hans, nazista, direttore d’un giornale bavarese, ossessionato dalla ricerca di ricchezza. Gli affari immobiliari tra Monaco, Merano, Milano e la Riviera della Romagna. La decadenza. E il fastidio della memoria. Ma è difficile, dimenticare. E poi, ci sono pur sempre i documenti, i testimoni…

Memoria affettuosa è invece quella che ispira Raimonda Lanza di Trabia e Ottavia Casagrande in “Mi toccherà ballare”, Feltrinelli, ricostruendo la vita e la morte misteriosa (sembrava un suicidio, forse fu un omicidio) del loro padre e nonno,  Raimondo Lanza di Trabia, vitalissimo e controverso principe, discendente di due delle più antiche o ricche famiglie siciliane, i Lanza appunto e i Florio ma anche i veneti Papadopoli, amico di Onassis e Agnelli, amante di Edda Ciano e Rita Hayworth (e di numerosissime altre donne di gran mondo) e marito di Olga Villi, pilota e agente dei servizi segreti, spia fascista durante la guerra di Spagna ma anche fornitore d’armi ai partigiani. Tutta una vita frenetica e inquieta. Un gioco di ricchezze. E uno scialo di sprechi. Sino alla morte, giù dal primo piano d’una camera dell’Hotel Eden a Roma (Domenico Modugno ne celebrò la figura elegante in “Vecchio frac”). La Sicilia, sullo sfondo, i suoi palazzi, i suoi feudi, il suo mare. Ma anche l’ombra lunga delle mafia che impedisce la riforma delle terre e sfrutta le miniere di zolfo. Di proprietà dei Trabia. In gran dispetto se non in aperta ostilità con i Trabia. E adesso, una valigia ritrovata piena di carte e un sussurro dell’anziano Galvano Lanza,  in punto di morte, “Raimondo non si è ucciso…” rimettono in movimento una storia.

Antonio Calabrò

11 luglio 2014

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