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Conversazione con Romano De Marco sul romanzo Città di Polvere: ”La magia, la passione del raccontare storie”

Romano De Marco vive tra Modena e Ortona, scrive noir e di recente ha pubblicato Città di polvere (Feltrinelli)...

Romano De Marco vive tra Modena e Ortona, scrive noir e di recente ha pubblicato Città di polvere (Feltrinelli).

 

Ciao, Romano. Sto leggendo il tuo Città di polvere, un robusto noir ambientato a Milano, crocevia di importanti attività criminali. Ambientazione molto appropriata, come non mancherà di notare chi ha un minimo di attenzione per la storia criminale italiana. C’è un grande lavoro di documentazione, di studio, immagino, dietro questo tuo romanzo; anche le dinamiche investigative sono descritte con mano sicura. Ecco, ti invito a parlare di questo lavoro preparatorio che deve essere pure molto interessante per l’autore.

Ciao Rosalia e grazie per questa intervista. Alcuni degli argomenti trattati in Città di polvere per me sono come il pane quotidiano. Sono responsabile della sicurezza di un grande gruppo bancario e posso parlare di antiriciclaggio o delle tecnologie antirapina più all’avanguardia utilizzate dagli istituti di credito con competenza, sfruttando il lavoro di continua formazione che la mia professione mi impone. Per le tecniche investigative faccio appello alla mia amicizia con esponenti delle forze dell’ordine, come i valorosi uomini del G.I.C.O. di Milano (il Gruppo di Intervento contro la Criminalità Organizzata della Guardia di finanza) un team davvero formidabile che ho citato e omaggiato nel romanzo e del quale mi onoro di considerarmi amico. Penso che sia un dovere di ogni autore (soprattutto di quelli che, come me, si sentono prima di tutto dei lettori) documentarsi a fondo su ogni argomento trattato. È una questione di onestà alla quale non derogo mai.

 

 

Come nelle interviste si finisce per dire spesso,  per l’autore scrivere una storia diventa a un certo punto urgente. Si parte da idee spesso embrionali, intuizioni, riflessioni, spunti che potrebbero passare inosservati se l’autore non avesse una particolare attenzione a certi eventi, un orecchio esercitato. Immagino che nel caso di un romanzo dalla trama complessa come Città di polvere gli stimoli siano stati tanti e che diversi materiali siano confluiti nel romanzo. L’ambiente carcerario con i suoi orrori, di cui parli con dati precisi, quasi un mini saggio nelle prime pagine, è un tema forte, si intuisce che deve starti a cuore.

In effetti la situazione carceraria italiana è un argomento che mi coinvolge molto dal punto di vista emotivo. Qualcuno ha detto che la civiltà di un paese si misura dalla condizione delle sue carceri. Se ciò fosse vero (e io ritengo che lo sia) l’Italia non potrebbe assolutamente definirsi un paese civile. Per la descrizione della difficile realtà di quel mondo, ho attinto alla mia lunga vicinanza (conclusasi qualche anno fa) a un movimento politico che ha sempre avuto a cuore questo problema facendone una vera e propria bandiera. Ho letto molti documenti e saggi, mi sono documentato e ho cercato di trasmettere la situazione reale nuda e cruda, senza esagerazioni o invenzioni. Spero, nel mio piccolo, che quelle pagine possano  servire a far prendere coscienza del problema a qualcuno dei miei lettori.

 

 

Marco Tanzi − già protagonista del romanzo Io la troverò, finalista al premio Scerbanenco 2014 − ex poliziotto di punta, ex clochard, e, come lui stesso dice, ex padre di famiglia ed ex detenuto, in questo nuovo romanzo è un infiltrato al quale è stato affidato il difficile compito di reperire in carcere informazioni necessarie alle indagini su una rapina anomala; Laura Damiani, il capo della squadra anti-rapine, ha un legame complesso con il collega Luca Betti. E poi c’è Matteo Serra, il poliziotto che milita nelle fila della criminalità organizzata (anche lui già protagonista di un altro tuo romanzo, Milano a mano armata). C’è la lotta fra criminalità tradizionale e bande emergenti per l’egemonia sul mercato degli stupefacenti. Ci sono molti altri personaggi, investigatori e criminali, tutti con le loro luci e le loro ombre. Ci sono le vicende personali di ciascuno, l’amicizia fra Tanzi e Betti, i personaggi inquieti e i disperati. Non deve essere stato semplice gestire una trama complessa, con sottotrame importanti.

Quello che dici è assolutamente vero. Quando rilessi per la prima volta il romanzo, appena ultimato, mi resi conto di aver messo davvero tanta carne al fuoco. Ciò nonostante, per una qualche strana alchimia, forse in parte anche indipendente da me, la storia pareva filare via senza problemi e, dai riscontri avuti fino ad oggi, pare che  il lettore non risenta affatto di questa “corposità narrativa”. È uno di quei classici romanzi più difficili da raccontare che da leggere… La gestione della trama, nel mio caso, non è mai un problema perché i miei romanzi è come se si scrivessero da soli. Io parto da un’idea (che in questo caso era raccontare le diverse reazioni di tre personaggi in crisi – Marco, Laura e Luca –  di fronte a un evento grave come la guerra di droga che infiamma Milano). I personaggi di contorno, le sottotrame, i colpi di scena, vengono fuori “in progress” man mano che vado avanti, non fanno assolutamente parte di una programmazione a tavolino o di un cosiddetto “piano dei capitoli”. Quando scrivo ci sono io, c’è il mio computer e c’è la mia fantasia… Nient’altro. È l’unico modo per far scattare la magia, la passione del raccontare storie, il pensiero magico del viverle io stesso nei panni dei miei protagonisti.

 

Durante una presentazione di Città di polvere ti ho sentito dire che leggi una quarantina di libri ogni anno, che fai un lavoro impegnativo, che sei papà. Il pubblico vuole sempre sapere, dalle persone che svolgono molti ruoli “dove trovano il tempo per…”; la mia ricetta, per esempio, è poco sonno e molto metodo. La tua qual è?

Oltre le cose che hai detto devi aggiungere che seguo regolarmente all’incirca una ventina di serie TV (di cui molte in lingua originale), leggo fumetti, ascolto musica, guardo molti film, scrivo valanghe di racconti. Come riuscire a fare tutto? Basta organizzarsi… ingurgitare dosi massicce di Red Bull e caffè e rinunciare a qualcosa di superfluo… tipo mangiare e dormire.

 

Progetti letterari in cantiere?

Ho appena iniziato a scrivere un nuovo romanzo che vorrei ultimare entro settembre. Una storia molto diversa dalla serie “Nero a Milano”. È sempre un thriller, ma con una ambientazione inedita (non italiana…). La protagonista è una donna rimasta vedova che deve reinventare la propria vita e la narrazione è alternata a flashback che narrano una vicenda di venticinque anni prima apparentemente del tutto scollegata alla trama principale. Due storie misteriose destinate, ovviamente, a confluire in una serie di colpi di scena finali. Ti dico il titolo: L’uomo di casa. Dopodiché ho già in mente il terzo capitolo di “Nero a Milano”… Basterà trovare il tempo di scriverlo!

 

Grazie, Romano, per il tuo tempo e le tue risposte.

Grazie a te, Rosalia, è sempre un piacere chiacchierare con te!

 

Rosalia Messina

 

18 luglio 2015

 

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