Maria Lucia Riccioli, siciliana, è autrice, fra l’altro, del romanzo Ferita all’ala un’allodola (Perrone Lab 2011 e L’Erudita 2013), di una raccolta di versi della tradizione siciliana, Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu (Algra 2014) e della fiaba La bananottera (VerbaVolant edizioni 2015), illustrata da Monica Saladino.
Maria Lucia, ci ritroviamo dopo un po’ di tempo per parlare della tua ultima opera, La bananottera, una fiaba. Educativa, come devono essere le fiabe. Ma prima di tutto, mi piacerebbe che tu raccontassi le diverse passioni che ti hanno spinta a cimentarti con opere così diverse fra loro: il romanzo storico, le storie dei contastorie, la fiaba.
Grazie intanto a te, Lia, dell’attenzione nei miei confronti.
E di questa domanda.
La scrittura è scrittura e i generi non sono altro che i canali che la scrittura trova per esprimersi.
Scrivo da quando ero bambina: le prime poesie risalgono a quando avevo otto o nove anni.
La poesia mi accompagna da sempre, sia in lingua che in dialetto siciliano. Poi le fiabe, i racconti… frutto anche degli studi e di tante letture.
Ho esordito con un romanzo storico – genere che amo – sulla poetessa e patriota netina Mariannina Coffa Caruso, mentre il mio secondo libro è un omaggio alla memoria familiare: in Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu ho messo in versi i “cunti” che raccontavano i miei nonni materni e li ho versificati in endecasillabi a rima baciata.
In ognuno dei miei libri confluisce tutto quello che so e che sono, quello che sogno desidero spero; come tu dici, le passioni ci formano: nel mio caso la letteratura e la musica, il gusto per il racconto, il “cunto” che mi hanno trasmesso mia madre e mia zia Maria Blundo – anche lei poetessa – e la tradizione familiare in genere, il teatro.
“Educativa” è tutta la letteratura, perché educativo è tutto ciò che ci cambia dopo che l’abbiamo incontrato: leggere e scrivere ci trasforma, sia come autori e lettori che come persone.
E adesso parliamo un po’ della tua bananottera e delle sue avventure. E poi delle presentazioni che hai fatto di questo libro, con tanti bimbi naso in su ad ascoltare, dello scambio di emozioni fra te e loro.
La bananottera mi è molto cara perché come parola è frutto del più classico lessico famigliare, come avrebbe detto Natalia Ginzburg: “bananottera” è un mot-valise, una parola macedonia, che è nata per caso scherzando con mia sorella Manuela – è stata lei poi ad incoraggiarmi a scrivere qualcosa prendendo spunto da questa parola e così è stato. E non è finito qui il suo contributo: ha perfino cucinato dei meravigliosi muffin dedicati alla nostra bananottera!
È diventata la fiaba dei miei nipoti, che naturalmente l’hanno ascoltata in anteprima…
Era rimasta per un bel po’ nel cassetto, finché dalla sinergia tra me, Annamaria Piccione (prodiga di suggerimenti e incoraggiamenti), Monica Saladino – che l’ha illustrata – e l’editrice siracusana Fausta Di Falco di VerbaVolant il libro – una storia ecologica ma non solo, di grandi sentimenti e allegria, che ho amato scrivere – è diventato una splendida realtà.
Chi è la bananottera? È Nana, una balenottera particolare… è nata tutta gialla! All’inizio avrà vita difficile per via del suo colore ma poi grazie alla sua bontà e al suo coraggio diventerà l’eroina dell’oceano.
I bambini sono un pubblico difficile: esigente e spietatamente sincero. Ma quando una storia fa breccia nel loro cuore è una gioia vederli ascoltare, infervorarsi, intervenire, disegnare ritagliare colorare incollare. Sapere che una parola nata per gioco ha dato vita a una storia che tanti bambini stanno imparando ad amare è per me tuttora fonte di grande stupore.
È stato un vero onore per me, una grande soddisfazione davvero, poter presentare in anteprima La bananottera al Salone internazionale del libro di Torino con un laboratorio dedicato ai bambini. Poi è stata la volta di Palermo (Una marina di libri), di incontri in libreria come le labomerende… Nana ha iniziato a nuotare e non sarà facile fermarla!
Passato e presente li abbiamo affrontati. Adesso parliamo un po’ del futuro. Molti autori si chiudono in formule evasive, quando si chiede loro cosa stiano scrivendo o progettando di scrivere. Da una conterranea estroversa e generosa mi aspetto una risposta solare.
A una conterranea come te non posso dire di no… scherzo. Non sono stata mai scaramantica, anche se credo che le storie e i versi in boccio abbiano bisogno di silenzio e cura per maturare.
Posso dirti che sto lavorando a due romanzi storici che mi richiederanno tempo per le ricerche e lo studio oltre che per la stesura. Ho nel cassetto molta poesia in dialetto e in lingua – spero quindi che il progetto di Quannu ‘u Signuri passava p’ ‘o munnu nel quale hanno creduto tanto sia l’editore Alfio Grasso di Algra editore che i curatori di collana Maria Rita Pennisi e Orazio Caruso abbia un seguito. E poi ci sarebbe una nuova storia per bambini…
Spero soltanto che avrò sempre la possibilità di coltivare la scrittura e di poter trovare un pubblico piccolo o grande che sia che entri in consonanza con le mie parole, tutto qui.
Una domanda sulle letture non manca mai: cosa hai letto di interessante negli ultimi mesi? Hai un paio di consigli di lettura per i lettori di questa rubrica?
Consigliare dei libri è come prescrivere medicine: temi sempre di sbagliare terapia e dosi!
Io sono una lettrice… forte? Direi compulsiva e onnivora!
Ultimamente ho letto Helda Schneider e Filippo Tuena (Io, piccola ospite del Führer e Le variazioni Reinach), ho riletto Pavese (Dialoghi con Leucò) e De Marchi (Demetrio Pianelli).
Posso consigliarvi anche i miei colleghi siracusani, come Veronica Tomassini, Angelo Orlando Meloni, Luca Raimondi, Stefano Amato, Gianfranco Damico, Luciano Modica, che hanno pubblicato di recente i loro nuovi libri.
Grazie, Maria Lucia, per il tuo tempo e le tue risposte.
Grazie a te, Lia: è stata una vera gioia leggere le tue domande e rispondere.
25 luglio 2015
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