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Come rendere l’arte accessibile a tutti, studiosi e critici d’arte a confronto

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Valorizzare il patrimonio artistico, annullare il confine tra gli studiosi e i cittadini, educare alla comprensione e all’amore per l’arte. La presentazione del testo ‘Michelangelo. La Pietà Rondanini nell’Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco’, a cura di Claudio Salsi, si è trasformata in una vera e propria lezione di storia dell’arte. 

 

 

MILANO – Nemmeno il grande caldo è riuscito ad arrestare la voglia di conoscenza e lo spirito di partecipazione che anima quando si sa di eventi interessanti. La sala conferenze della Raccolta delle Stampe ‘Achille Bertarelli” era gremita di persone per la presentazione del volume ‘Michelangelo. La Pietà Rondanini nell’Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco’, a cura di Claudio Salsi, avvenuta martedì 7 luglio al Castello Sforzesco di Milano. L’incontro, che prevedeva l’intervento di voci autorevoli del mondo dell’arte come Giovanni Agosti, Tomaso Montanari, Jacopo Stoppa e Roberta Iacono, ha probabilmente sorpreso tutti i presenti. Non si è trattato di una semplice trovata per sponsorizzare un testo uscito da poco, quanto piuttosto di una vera e piacevole immersione nel mondo dell’arte. Una “presentazione – lezione” che ha rimarcato la necessità di una seria e consapevole tutela del nostro patrimonio artistico e ha permesso di riscoprire le preziose bellezze, ancora troppo poco conosciute, dell’arte italiana.

 

LO SPOSTAMENTO DELL’ULTIMO CAPOLAVORO DI MICHELANGELO – Come tutti sanno la Pietà Rondanini a maggio ha cambiato casa; dalla Sala degli Scarlioni è stata spostata all’Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco. Dopo quasi tre anni di lavoro, a cui hanno preso parte esperti di conservazione, restauro, progettazione e ingegnerizzazione per garantire la più alta valorizzazione dell’opera e al tempo stesso la sua massima sicurezza, il progetto di restauro architettonico e di rinnovamento museografico qualche mese fa è giunto al termine. «Per quanto sia apparso evidente fin da subito, sorprende oggi vedere come l’incontro fra il capolavoro di Michelangelo, l’affascinante spazio dell’antico Ospedale Spagnolo e il raffinato allestimento di Michele De Lucchi crei una perfetta armonia fra architettura e opera, permettendo finalmente alla Pietà di sprigionare completamente la sua forza espressiva e di trasmetterla a coloro che la osservano», ha affermato in quell’occasione Claudio Salsi, Direttore Soprintendenza Castello, Musei Archeologici e Musei Storici.
 
IL TESTO DI CLAUDIO SALSI – L’intera, complessa vicenda che ha portato all’attuale sistemazione, progettata da Michele De Lucchi (che sul principio non desiderava intervenire, per rispetto verso l’allestimento Bbpr, ma che fu poi conquistato dal nuovo spazio), è ripercorsa nel libro di Claudio Salsi Michelangelo. La Pietà Rondanini nell’Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco (Officina Libraria).

 

UN DIVARIO TROPPO PROFONDO – La conferenza si è aperta con un intervento di Tomaso Montanari che ha analizzato con una lucida e comprovata amarezza quanto al giorno d’oggi “il confine” tra chi regge il patrimonio culturale e il patrimonio stesso sia spaventosamente alto. Sebbene la conoscenza e la competenza dovrebbero essere le uniche, vere legittimazioni di chi ha il compito di sostenere e valorizzare il patrimonio artistico, purtroppo tutti possiamo notare quanto questa semplice intuizione sia tutt’altro che presa in considerazione e possiamo facilmente renderci conto che questo confine è destinato a diventare insormontabile proprio perché è fatto di incompetenza e di mancanza di amore. A detta di Montanari accanto alla conoscenza serve la “capacità di rendere conto”, di curarsi del destinatario, che sia esso uno studente, un cittadino, una qualsiasi persona. Il vero compito degli studiosi è quello di divulgare, di avvicinare tutti alla conoscenza, di condividere il sapere e di farlo nel modo giusto. Il merito che ha il libro curato da Claudio Salsi sta proprio nell’impegno che si propone: la voglia di spiegare.

 

L’ARTE DI DIVULGARE – In questo testo il confine tra chi legge e chi scrive si annulla proprio in nome dell’amore e del desiderio di essere capiti. Qui si ritrova una guida per chi vuole veramente conoscere; è un atlante storico artistico che riesce finalmente ad onorare la storia dell’arte. “Gli storici dell’arte devono essere popolari” sosteneva Roberto Longhi e Montanari ammette che questo è un criterio giusto; che bisogna fare dell’arte popolare purchè però non si venga meno alla qualità. Il metodo critico e la voglia di comunicare che riaffiorano in tutte le pagine di Michelangelo. La Pietà Rondanini nell’Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco dovrebbero dunque diventare un modello affinché il patrimonio artistico diventi davvero un bene comune.

 

LA PIETÀ DI PALESTRINA – L’intervento della studiosa Roberta Iacono ha fatto luce su un legame anomalo, ma significativo. Al centro di tutto è la figura di Michelangelo Buonarroti. Un iter storico-artistico ripercorso dettagliatamente e con il sussidio di splendide immagini che hanno svelato ai presenti una meraviglia sconosciuta ai più e adesso conservata nella Galleria dell’Accademia di Firenze, la Pietà di Palestrina. La Iacono, che si occupa da anni di arte e architettura della sua città -Palestrina appunto- ha raccontato la storia di questo blocco di marmo che nel corso dei secoli è stato attribuito a diversi scultori, da Bernini a Michelangelo. La sua precisa ricostruzione storica, supportata dallo studio di documenti di archivio, indica che la statua fu voluta dalla famiglia Barberini e che intorno ad essa sono nate numerose leggende, a seconda delle epoche. Probabilmente il mito michelangiolesco, che ha avuto una risonanza immensa in campo artistico, è stato costruito volutamente anche intorno a questa Pietà, in realtà realizzata da Giorgetti per la Sala dei Depositi della Chiesa di Santa Rosalia. La fama di questa scultura è data praticamente dal fatto che fosse attribuita al genio di Michelangelo, ma Montanari ha sottolineato quanto quest’eco del tutto acritica mostri che siamo nell’epoca della credulità assoluta. Un confronto di documenti, uno studio di date e di fonti permette infatti di confermare che questo capolavoro non sia un “non finito” michelangiolesco, ma che provenga da altre mani.

 

CONOSCERE DAVVERO L’ARTE – Questo incontro, che si è dimostrato più arricchente di quanto si potesse immaginare, è riuscito nel suo intento: ha creato curiosità, interesse, un dialogo. Scoprire davvero l’arte vuol dire non fermarsi ad un primo sguardo, indagare e farsi condurre da uno studio paziente e giudizioso. La comprensione vera è questa: avvicinarsi con amore, sfidare le convenzioni e interrogarsi di continuo. Martedì è successo ad un pubblico guidato da capaci studiosi, ma bisogna che si continui su questa strada.

10 luglio 2015

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