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Colpo gobbo

Stavo mettendo a posto la libreria, mi capita spesso di voler ribaltare tutto e dare un altro ordine logico, e scopro così nell'angolo più nascosto dello scaffale più alto, in mezzo a libri di oroscopi e libri per neo mamme, scorgo qualcosa che non dovrebbe proprio essere lì...

Stavo mettendo a posto la libreria, mi capita spesso di voler ribaltare tutto e dare un altro ordine logico, e scopro così nell’angolo più nascosto dello scaffale più alto, in mezzo a libri di oroscopi e libri per neo mamme, scorgo qualcosa che non dovrebbe proprio essere lì.

Un classico, un bel mattone potente. Forse reduce dal liceo di mio fratello, Notre Dame de Paris di Victor Hugo. Pesante, rilegato un po’ male, con alcuni capitoli al contrario. Premetto che l’unica cosa che mi legava a Notre Dame oltre al celeberrimo cartone Disney, è stata una brevegita a Parigi con una mia amica due anni fa. Rimasi estasiata dalla bellezza della cattedrale, nonostante i lavori in corso sul sagrato, l’interno era un universo a sè. Sacro e silenzioso, i rosoni di vetro colorati riflettevano la luce sui muri creando giochi caledoiscopici. Quindi si, ho preso questo libro in mano nonostante mio fratello mi guardasse scuotendo la testa. È stata una lettura immersiva, lunga e intensa.

Tutti gli uomini sono pazzi per l’appena sedicenne Esmeralda, gitana, con lunghi capelli neri intrecciati, con abiti provocanti per l’epoca e con una abilità ipnotica nel danzare. Tutti la notano, dall’arcidiano Claude Frollo, che fa di tutto per dimenticarsi di lei, tanto da farla accusare di un omicidio che non ha commesso in cui non c’è neanche il cadavere. Tutto per farla impiccare, per vedere spenta questa fiamma della passione non ricambiata. C’è Phoebus nel cartone così splendido e lucente e nel romanzo così manipolatore ed egoista. La zingara non ha occhi che per lui, ma è un amore che trucida l’anima.

E poi c’è il marito di Esmeralda, si fa per dire, lei lo ha sposato solamente per salvarlo dalla forca ed è un matrimonio non consumato, non vissuto e quasi non voluto, Gringoire anzi sembra avere tendenze zoofile per quanto bene vuole alla capratta di Esmeralda. E poi, come dimenticare Quasimodo. Brutto, sordo, cieco da un occhio, storpio, gobbo. Eppure così pure d’animo, così gentile, e anche lui così innamorato. Tutte queste storia si intrecciano fra loro, Hugo passa dal descrivere le bestemmie nella peggior taverne della zona, per finire a dilungarsi per 20 intere pagine sull’architettura parigina. Canti, balli e folklore sono i secondi protagonisti, sempre in allerta. La povertà, la miseria e l’ingiustizia regnano sovrani. Ma tutto poi si riduce lì, a Notre Dame, al suo interno, sul suo sagrato. La fine è un colpo al cuore micidiale, una stilettata dopo l’altra.

Ma se non volete rovinarvi il finale non leggete queste ultime righe. Esmeralda si, muore impiccata nella sua veste bianca, ancora così innocente, Quasimodo non tenta nuovamente di salvarla, la guarda penzolare dalla forca, riempendosi di lacrime. Ma quando poi le ossa delle ragazza verranno buttate in una fossa comune nelle segrete di Montfaucon, lui tornerà a trovarla. L’abbraccerà e morirà così. Un abbraccio che dura tutta la vita e tutta la morte. Fino a che, quando qualcuno proverà a staccarli, le ossa di Quasimodo, attaccate saldamente ai brandelli di stoffa bianca, si riduranno in polvere.
Libro per chi ha molto fegato, e molta molta pazienza.

6 marzo 2014

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