Tra edizioni leggendarie, sguardi visionari e libri come oggetti d’arte A Milano, nel cuore pulsante dell’editoria italiana, nasce una casa editrice destinata a lasciare un’impronta luminosa e indelebile nel panorama culturale: Cluster-A. Non un marchio qualsiasi, ma un progetto dal respiro internazionale e dallo spirito profondamente italiano, che coniuga rigore filologico, passione estetica e un’intuizione narrativa fuori dal comune.
Fondata da Stefano Piantini e Fabio Achilli, due figure centrali dell’editoria e della progettazione culturale in Italia, Cluster-A si presenta come un esperimento radicale ma perfettamente coerente, animato da una duplice urgenza: salvare dall’oblio opere fondanti mai pubblicate o dimenticate, e al tempo stesso dare voce a nuove visioni, sia nel campo della narrativa e della saggistica, sia nell’universo affascinante del libro illustrato, dell’arte, del design, della fotografia.
Cluster- A una nuova casa editrice che riporterà in vita nuovi e vecchi classici
A Milano In un momento in cui l’editoria sembra dividersi tra algoritmi e bestseller, Cluster-A punta su un’altra strada: quella della qualità, della bellezza, della memoria viva. Ogni volume pubblicato è un gesto di cura e di conoscenza, un invito a leggere come si ascolta musica d’autore, come si guarda una mostra ben curata, come si visita un mondo. Se, come scriveva Virginia Woolf, “il paradiso è leggere continuamente, senza fine”, allora Cluster-A ha già trovato il suo posto in paradiso.
Il nome, il simbolo, la visione Cluster-A non è un nome scelto a caso. Il termine “cluster” richiama un gruppo di elementi connessi, una galassia di senso in continua evoluzione. In medicina, “Cluster A” identifica soggetti dalla personalità eccentrica, bizzarra, singolare: esattamente come il profilo delle pubblicazioni che la casa editrice intende proporre.
Accanto al nome, il logo: un Uroboro, il serpente che si morde la coda, antico simbolo di ciclicità, rigenerazione, equilibrio tra passato e futuro. Tutto in Cluster-A è pensato come un dialogo continuo tra memoria e immaginazione, tra il canone e la possibilità di sovvertirlo, reinterpretarlo, estenderlo.
Collane come costellazioni: Satori, Prisma, Retina
Il catalogo si struttura in tre collane, ciascuna con una propria anima: Satori, dal termine zen che indica l’illuminazione, è dedicata a narrativa, poesia e testi “varia”, esplorando la scrittura come forma di rivelazione.
Prisma, cuore saggistico del progetto, ospita opere che scompongono la realtà in molteplici angolature, dalla filosofia alla storia, dalla critica culturale alla biografia.
Retina è la collana più visuale, focalizzata su libri illustrati, edizioni facsimilari, volumi a tiratura limitata. È qui che la grafica e l’oggetto-libro diventano esperienza sensoriale.
La direzione artistica e grafica è affidata a Marcello Francone, con una cura maniacale per l’impaginazione, la carta, il font (un omaggio al Times New Roman, in memoria dell’editoria novecentesca), la qualità di stampa e la legatura. Ogni libro è pensato per essere toccato, sfogliato, custodito, e insieme letto con l’intensità con cui si ascolta un disco raro o si guarda un’opera d’arte.
Prime pubblicazioni: tra rock, musica colta e letteratura francese
Tra i primi titoli spiccano tre opere che definiscono immediatamente la cifra stilistica del progetto: “Un’estate con Jim Morrison” di Dennis C. Jakob (collana Satori), un memoir intimo e visionario che racconta il leggendario frontman dei Doors attraverso lo sguardo di un amico, tra viaggi, filosofia e conversazioni folgoranti.
“Ludovico Einaudi. La musica, le origini, l’enigma” di Ezio Gentile (collana Prisma), primo libro in assoluto dedicato al celebre compositore, esplora il suo percorso umano e artistico con rara profondità.
“La Marquise de Sade” di Rachilde (collana Satori), riscoperta della scrittrice decadente Marguerite Eymery, narra la trasformazione di una bambina in una creatura perversa e potente, in un romanzo di formazione che scuote e affascina. E ancora, due titoli di prossima uscita che dimostrano la portata visionaria del progetto: La riedizione in facsimile di “Storia della pittura moderna” di Margherita Sarfatti, con un saggio di Valerio Terraroli, opera monumentale che celebra il dialogo tra classicismo e avanguardia italiana.
“Beatles Maniac” di Umberto e Alice Buttafava ed Enzo Gentile, un omaggio alla Beatlemania e al solo tour italiano della band (1965), tra memoria musicale, fenomenologia culturale e costume.
Libri come opere d’arte: la nuova editorialità come atto civile
Cluster-A non si limita a fare editoria: ambisce a costruire una comunità culturale. Oltre ai libri, il progetto include esposizioni, archiviazioni, catalogazioni, progetti speciali per enti, collezionisti e istituzioni. In altre parole: un laboratorio di cultura visiva, un centro di pensiero e pratica editoriale in grado di interfacciarsi con musei, fondazioni, biblioteche, gallerie. Il libro, in questa visione, non è solo un contenitore di storie, ma un oggetto simbolico, un atto estetico e politico.
Come ricordano i due fondatori: “Crediamo nel libro come luogo deputato della cultura, dove passato e futuro dialogano in equilibrio, con la cura e la passione di chi considera l’editoria una forma d’arte e una passione civile.” Una dichiarazione d’intenti limpida, che fa della linea editoriale di Cluster-A un terreno di resistenza culturale e una zona di esplorazione continua.
I fondatori: due bibliomaniaci con una visione Fabio Achilli, già dirigente di Electa, Einaudi Diffusione e La Biennale di Venezia, è stato anche co-fondatore di Arthemisia e amministratore di Civita Tre Venezie. La sua esperienza in ambito culturale si riflette nella visione ampia e interdisciplinare del progetto.
Stefano Piantini, ex AD di Skira e Rizzoli Libri Illustrati, produttore cinematografico con la sua Redshift, porta nel progetto un know-how editoriale e multimediale, unito a una passione sfrenata per libri, dischi e film underground. Insieme, rappresentano la perfetta alchimia tra competenza, gusto e radicalità culturale. La loro casa editrice non è solo un’impresa, ma un atto d’amore verso la letteratura e le sue forme più rare, segrete, preziose.
“La Marquise de Sade” di Rachilde: il desiderio come atto di potere
Pubblicato per la prima volta nel 1887 e ora tradotto in Italia da Cluster-A, La Marquise de Sade è un romanzo audace, lucido e scandaloso. La sua autrice, Rachilde, pseudonimo di Marguerite Eymery, è una delle figure più eccentriche e sovversive della letteratura francese di fine Ottocento.
Sfidando i codici morali e sessuali della sua epoca, Rachilde costruisce una storia di formazione perversa e visionaria, che esplora i confini tra desiderio, dominio e autodistruzione. Mary, la metamorfosi del desiderio Protagonista del romanzo è Mary, una giovane donna consapevole della propria bellezza e del potere che essa le conferisce.
Da bambina ingenua si trasforma progressivamente in una creatura di sensualità e crudeltà, capace di manipolare chiunque la circondi. In lei si incarna il paradosso della libertà femminile nella società patriarcale: l’unica via per non essere dominata è diventare dominatrice. Mary gioca con gli uomini come fossero strumenti, li seduce per poi umiliarli, manovrando desideri e affetti con la stessa freddezza con cui la società dell’epoca usava le donne come oggetti.
È una figura perturbante e magnetica, una “marquise de Sade” che ribalta la logica del marchese omonimo e ne assume i tratti per rovesciarne il paradigma. Un romanzo contro la morale del tempo Attraverso Mary, Rachilde smaschera l’ipocrisia della Parigi fin de siècle, un mondo di apparenze in cui la sensualità è negata ma ossessivamente presente, e dove la libertà femminile è vista come una minaccia. L’autrice intreccia decadenza e lucidità psicologica, descrivendo una società in cui il piacere è al tempo stesso colpa e redenzione, condanna e rivincita. Le pagine finali del romanzo, ambientate in una città dominata dall’ingiustizia e dalla corruzione, restituiscono un’atmosfera febbrile e mortifera, degna del naturalismo più estremo e del simbolismo più oscuro.
Rachilde, la scrittrice “uomo” Definita dai contemporanei “l’uomo di lettere”, Rachilde fu una pioniera della letteratura queer Si vestiva da uomo, firmava come “Monsieur Rachilde” e frequentava gli ambienti più scandalosi della Parigi letteraria. La sua scrittura è un atto di ribellione non solo estetico ma identitario: un modo per appropriarsi di una voce che la società negava alle donne.
Nel romanzo, l’eros diventa linguaggio di potere, e il corpo femminile il luogo di una rivendicazione radicale. Rachilde non cerca di moralizzare il desiderio, lo esibisce come verità. Un classico riscoperto della letteratura decadente Questa nuova edizione italiana, arricchita dalle incisioni che il marchese de Sade commissionò nel 1797 per le sue Opere complete, restituisce il valore storico e letterario di un testo dimenticato e visionario. La Marquise de Sade non è soltanto un romanzo erotico o decadente: è una riflessione feroce sulla libertà, la colpa e la crudeltà come forme di autodeterminazione. Rachilde ci consegna un personaggio che seduce e disgusta, attrae e terrorizza, incarnando la tensione eterna tra il potere e la vulnerabilità del desiderio umano.
