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Claudio Magris analizza la Manhattan descritta dal saggista spagnolo Antonio Muñoz Molina

LA CRITICA QUOTIDIANA – Claudio Magris per il Corriere della Sera propone oggi un interessante excursus nella carriera e nella poetica del grande scrittore spagnolo Antonio Muñoz Molina. Magris si concentra in particolar modo sull'ultimo libro del saggista spagnolo ''Finestre di Manhattan'', pubblicato da Mondadori nel 2006...
Il giornalista presenta la figura e la poetica del grande scrittore spagnolo, con particolare attenzione al suo ultimo romanzo “Finestre di Manhattan”
 
LA CRITICA QUOTIDIANA – Claudio Magris per il Corriere della Sera propone oggi un interessante excursus nella carriera e nella poetica del grande scrittore spagnolo Antonio Muñoz Molina. Magris si concentra in particolar modo sull’ultimo libro del saggista spagnolo “Finestre di Manhattan”, pubblicato da Mondadori nel 2006. 
 
LA POETICA DELLA CITTA’ MODERNA– “La sua penna annota la realtà come una matita che tracci un disegno e fa vivere o rivivere volti indimenticabili”. E’ con queste parole che Claudio Magris definisce la poetica del grande scrittore spagnolo Antonio Muñoz Molina. I romanzi hanno sempre un protagonista comune, il paesaggio cittadino, ogni volta declinato con caratteristiche differenti ma sempre coinvolgenti ed affascinanti.  “Muñoz Molina riesce, con naturalezza, a guardare le cose con gli occhi ansiosi della prima volta”. I volti che emergono principalmente nelle opere dello scrittore sono quelle di chi popola la città, di quel flâneur tanto caro a Benjamin, visto e presentato però in chiave moderna: via il pathos e sotto la vita vera, quella che si respira per le strade delle grandi metropoli.  
 
FINESTRE AFFACCIATE SULLA GRANDE MANHATTAN – “Finestre di Manhattan è un viaggio nell’omonima città, letta anche attraverso la vastissima arte e letteratura nate da essa e che insieme la fanno scoprire e la coprono, ma soprattutto attraverso la casualità del vagabondare[…]”Come affermato dallo stesso Magris, Muñoz Molina è riuscito a superare più che brillantemente la difficile sfida dello scrivere su New York, affacciandosi da queste finestre su Manhattan che permettono di carpirne segreti. Lo spiare è infatti una delle “ossessioni poetiche” dell’autore. “Dalle e attraverso le finestre di Manhattan si spia la vita, ma in questo caso con un asciutto e intenso amore e con una partecipazione umana rara nella letteratura[…]”. L’autore si è fatto il portavoce della città, facendo parlare oggetti, personaggi, arte e cultura, e delineando così i tratti di una Manhattan, definita dall’autore stesso come “il grande bazar del mondo”. 
 
27 maggio 2013
 
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