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Claudia Spadoni ”Non tutti i critici letterari sono indipendenti”

Non tutti i critici leggono i libri che andranno a recensire. Lo afferma Claudia Spadoni, redattrice della cultura per Marie Claire e che da anni si occupa di cultura, editoria e libri. Nella seguente intervista, la giornalista spiega comโ€™รจ nata la sua passione per la lettura, parla dei colleghi e analizza il calo dei lettori in Italia...

 La redattrice della cultura per Marie Claire parla del ruolo del critico letterario ed analizza il calo dei lettori in Italia

 

MILANO – Non tutti i critici leggono i libri che andranno a recensire. Lo afferma Claudia Spadoni, redattrice della cultura per Marie Claire e che da anni si occupa di cultura, editoria e libri. Nella seguente intervista,  la giornalista spiega com’è nata la sua passione per la lettura, parla dei colleghi e analizza il calo dei lettori in Italia.

 

Come è nata la sua passione per i libri?
Sono appassionata di libri da sempre. Ho passato la mia infanzia con il naso affondato nei libri. Tra i miei ricordi più belli ce ne sono due proprio legati ai libri: nel primo, costringo mia nonna a leggermi un fumetto di Cip e Ciop in cambio della promessa di dormire a fine lettura; nel secondo, ci sono io che leggo Topolino anche a tavola. Quando sono cresciuta, dai fumetti sono passata ai romanzi (ricordo un’estate in cui ho divorato almeno 50 libri), ma mai avrei immaginato di dover leggere per lavoro! Una cosa meravigliosa, e una gran fatica.

 

Di quale libro le è piaciuto fare la critica? Quale intervista ad un autore la ha maggiormente colpita?
Ho adorato L’arte di vivere in difesa di Chad Harbach (Rizzoli), uscito da poco. In effetti ho scritto una recensione molto più emozionale delle altre. Quando devi scrivere di un libro che ti è piaciuto particolarmente, diventa tutto più facile, e difficile. Facile perché vuoi riuscire a trasmettere le belle sensazioni che hai provato leggendolo: difficile perché hai troppe cose da dire e di solito lo spazio è sempre poco!
Al momento ho fatto ancora poche interviste, soprattutto con autori "minori". Ma se c’è uno scrittore con cui vorrei tanto fare quattro chiacchiere (e chiamarlo dopo aver letto i suoi libri, come diceva Holden), questo è sicuramente Jeffrey Eugenides.

 

Quali caratteristiche deve avere un critico letterario per dare un parere il più utile possibile ai lettori? Quanti critici o giornalisti effettivamente seguono bene il loro compito?
Un critico letterario deve leggere il libro, prima di tutto (ma come, i critici non leggono? Vi assicuro che capita!). Non deve essere snob. Deve essere indipendente (anche questo, non è per nulla scontato). Non deve ascoltare troppo gli uffici stampa: spesso i libri migliori non hanno nessun tipo di promozione. E, soprattutto, deve metterci passione.
Per quanto riguarda l’informazione culturale in Italia, mi trovo d’accordo con Gian Paolo Serino. E’ diventato quasi impossibile scrivere di libri in maniera decente: ci sono sempre di mezzo esclusive (se tu parli di un libro, perché non posso farlo anch’io?) e strategie da uffici stampa che di certo non rendono un servizio ai lettori. E rendono i giornalisti isterici.

 

Lei scrive per una rivista femminile come Marie Claire. Le donne sono più sensibili degli uomini per quanto riguarda la lettura? Leggono preferibilmente romanzi d’amore o è solo uno stereotipo?
Le donne leggono molto più degli uomini, lo dicono le statistiche. E leggono romanzi rosa così come gli uomini leggono gialli di serie Z. Insomma, è difficile generalizzare. Dalla mia esperienza posso dire che alle donne piace leggere storie che le coinvolgono in prima persona, che le spingono a mettersi in gioco. Che si tratti di chick-lit o di un thriller, poco importa.

 

I recenti dati dicono che gli acquirenti ed i lettori dei libri sono in calo in Italia. Secondo lei da cosa dipende?

Ahimé, per il mercato editoriale italiano servirebbe un miracolo! I lettori calano così come l’interesse per la lettura di qualunque testo, dall’articolo di giornale alla notizia breve in rete. Credo che servirebbe una vera e propria educazione alla lettura, magari insegnata fin dalle elementari. Bisognerebbe sradicare l’idea che leggere equivalga a un compitino, un’attività noiosa e "imposta", e che il libro sia solo un oggetto da regalare a Natale quando non si hanno altre idee. La mia visione vi sembra tragica? Forse lo è, ma è anche molto realistica. Molte delle persone che si entusiasmano per la versione cinematografica del Signore degli Anelli non ha la minima idea che sia tratta da un romanzo. Se lo sapessero, leggerebbero il libro? Non ci metterei la mano sul fuoco.

 

Quali sono le possibili soluzioni?
Oltre al cambiamento culturale di cui parlavo prima, potrebbe essere utile diminuire il prezzo dei libri. E aiutare l’editoria indipendente, strozzata dalla grande distribuzione: più libri ci sono in circolazione (anche pessimi), meglio è. Perché una volta che hai iniziato a leggere, non smetti più. E magari affini anche il tuo gusto letterario.

Note biografiche: Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Urbino, Claudia Spadoni si è iscritta al Master "Redattori per l’Informazione Culturale nei Media". Le prime recensioni letterarie le ha scritte per Wuz.it, il portale culturale affiliato alla libreria on line Ibs.it. Da lì è passata nella nascente redazione di marieclaire.it e si è occupata della sezione Magazine del sito. Da due anni fa parte della redazione Attualità di Marie Claire. Scrive di libri, spettacoli, cultura e costume.

3 luglio 2012

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