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Chiara Gamberale, ”Nel mio libro racconto un gioco che mi ha insegnato a dire sì al cambiamento”

Quante volte proviamo, nelle nostre giornate, a uscire dai binari predefiniti della routine e a fare qualcosa che non abbiamo mai fatto prima? A noi di Libreriamo è capitato proprio ieri pomeriggio, quando ci siamo ritrovati – o meglio, chi scrive si è ritrovata, ma è sempre presente con il cuore tutta la redazione – per dieci minuti in tram con Chiara Gamberale...

L’autrice ci parla del suo nuovo libro, “Per dieci minuti”, durante un viaggio in tram per Milano in sua compagnia

MILANO – Quante volte proviamo, nelle nostre giornate, a uscire dai binari predefiniti della routine e a fare qualcosa che non abbiamo mai fatto prima? A noi di Libreriamo è capitato proprio ieri pomeriggio, quando ci siamo ritrovati – o meglio, chi scrive si è ritrovata, ma è sempre presente con il cuore tutta la redazione – per dieci minuti in tram con Chiara Gamberale. “Per dieci minuti” è anche il titolo del nuovo libro dell’autrice, che racconta di un singolare esperimento tentato dalla protagonista, che si chiama, guarda caso, Chiara. In un momento particolarmente difficile della sua vita, la sua analista le propone un gioco: dedicare ogni giorno dieci minuti a una nuova esperienza, anche piccola, mai vissuta prima.

SI PARTE… – La scrittrice, insieme alla casa editrice Feltrinelli, ha voluto coinvolgere noi e altri blogger in questo “viaggio inedito”. Così, saliti sul tram 1 alla fermata di Caiazzo, a Milano, ci siamo seduti accanto a Chiara – l’autrice – in mezzo agli altri passeggeri. E tra una sosta e l’altra l’abbiamo ascoltata parlare del suo romanzo, nato da esperienze in parte autobiografiche. Si parte dunque…

SCRIVERE E VIVERE, DUE DIMENSIONI COMPLEMENTARI – “Il romanzo è pura auto-fiction”, ci racconta Chiara. “Tutto inizia da un momento difficile per la protagonista, che si trova a vivere tre traumi: il suo matrimonio finisce, la sua rubrica ‘Pranzi della domenica’ che tiene per un settimanale viene cancellata, e poi c’è il cambio di casa, dal paese alla grande città. Io non ho vissuto esattamente queste tre esperienze, ma oltre a condividere con la voce narrante il nome e la professione di scrittrice, come lei so cosa voglia dire la fine di un grande amore, so cosa significhi non sentirsi nel proprio posto, trovarsi senza un lavoro o senza un’abitudine professionale con cui identificavi la tua vita. Di vero c’è anche che questo esperimento l’ho fatto nella realtà. E sì, il potere terapeutico di questo ‘gioco’ è stato talmente forte che mi sono resa conto che non potevo non scriverne un libro, anche perché fin dal mio esordio, con ‘Una vita sottile’, per me vivere e scrivere sono come un movimento di sistole e diastole del mio cuore, due dimensioni che si rispecchiano una nell’altra continuamente. Facendo il gioco dei dieci minuti, mi sono accorta che il mio romanzo lo stavo vivendo davvero”.

SCAVALCARE I PROPRI CONFINI – Mentre il mondo attorno a noi prosegue il suo giro, alcuni passeggeri scendono e altri ne salgono, noi chiediamo a Chiara in che modo questo gioco l’abbia aiutata… “Fare ogni giorno qualcosa di nuovo funziona, per vari motivi. Innanzi tutto perché ti distrae dall’ossessione, ti impone di pensare ad altro. Come scrivo nel mio libro, ‘i giochi sono per persone serie’, bisogna essere disciplinati nella fantasia – e questo è un po’ il mestiere dello scrittore d’altronde. E poi funziona perché ti mette in contatto con tutto ciò che ancora non hai conosciuto, della vita e di te stesso. Il libro comincia in sordina, poi di dieci minuti in dieci minuti accade qualcosa di grande, cui la protagonista si ritrova a dire sì istintivamente: senza che lei lo sappia il gioco la sta educando a considerare i suoi confini come dei limiti da superare”.

EMOZIONI DIMENTICATE – E quale esperienza hai veramente provato e trovato particolarmente eccitante? – le domandiamo ancora, mentre noi gustiamo l’emozione di questo viaggio fuori dall’ordinario. “Hai usato una parola giusta!”, si entusiasma lei. “Di solito scrivendo i miei libri soffro di più, in questo caso invece scrivere mi dava un eccitamento che non avevo mai provato: uno dei motivi per cui consiglio a tutti di fare questo esperimento è proprio perché mette allegria.
Sono stati tanti i momenti che potrei citare, per esempio quando ho camminato all’indietro per strada – era l’8 dicembre, uno dei primi capitoli del libro, che parte il 3 dicembre e arriva fino al 3 gennaio. È una cosa che ti fa guardare il mondo da una prospettiva diversa, una prospettiva buffa, bizzarra: mi ha messo tanta allegria quel giorno, e spero che emerga dalla scrittura.
Altri momenti invece sono stati difficili. Quando l’io narrante chiede a sua madre di parlarle di sé, e si rende conto che è la prima volta in 35 anni che lo fa – anche questa è un’esperienza vissuta davvero – questo genera il lei un forte senso di colpa.
Ognuno dei ‘dieci minuti’ ti spinge un tasto interiore, tocca un’emozione che ti eri dimenticato di avere”.

I “DIECI MINUTI” CONSIGLIATI DA CHIARA – Quali ‘dieci minuti’ Chiara consiglierebbe assolutamente di provare a tutti i lettori?
“A un certo punto del libro c’è il colpo di scena romanzesco, capita qualcosa di grande: ma qualcosa di grande capita davvero se si sceglie di fare questo percorso, o almeno così è successo a me.
Non so quali ‘dieci minuti’ consigliare, ognuno dovrebbe ritagliare un percorso per se stesso. Io per esempio ho grandi problemi con la manualità, quindi ho cercato di privilegiare cose come il ricamare, il cucinare.
Chi ha problemi con l’emotività potrebbe scendere per strada e abbracciare le persone.
Il consiglio che do è di testare quella parte di noi più atrofizzata, perché se la risvegliamo fa accadere l’inaspettato”.

L’HO MAI LETTO VERAMENTE? – Mentre si avvicina la nostra fermata e la fine del viaggio, c’è tempo ancora per un’ultima domanda: leggere per dieci minuti al giorno qualcosa di nuovo, o scrivere qualcosa di nuovo, è un’esperienza che potresti consigliare?
“A scrivere qualcosa di nuovo ogni giorno non avevo mai pensato: è una bella dritta! Leggere, beh, assolutamente sì. Leggere per esempio un autore di cui a priori si pensa ‘No, lui mai!’ potrebbe aiutare a superare molti pregiudizi. Nel libro per esempio la protagonista legge per la prima volta ‘Harry Potter’ – anche se, preciso, non avevo pregiudizi sul libro, semplicemente non l’avevo mai letto.
L’importante è arrivare chiedersi su ogni cosa: ‘ma ho mai provato? L’ho mai fatto veramente?’”, o, se si tratta di libri: l’ho mai letto veramente?

20 novembre 2013

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