Chi sono gli “Indiana Jones” dei libri classici?

17 Maggio 2025

Scopri i cosiddetti "Indiana Jones" dei libri, avventurieri in cerca di tesori e misteri, persone che hanno rischiato la loro vita per salvare i classici della letteratura

Gli Indiana Jones dei libri

Quando pensiamo agli esploratori, li immaginiamo con cappelli da safari e fruste alla cintura, mentre affrontano giungle per recuperare tesori nascosti. Ma esistono anche “Indiana Jones” della parola scritta. Sono i filologi, i paleografi, i bibliotecari eruditi e appassionati, che hanno attraversato secoli, guerre e deserti per salvare un frammento di poesia greca, una tragedia dimenticata, un codice miniato sepolto nella polvere.

A raccontarli è “Avventure e disavventure dei classici” di Tommaso Braccini, un libro brillante e ricco di sorprese, che dimostra quanto possa essere epico il mestiere più “silenzioso” del mondo: quello di chi salva i libri.

Lo sapevi che…

Alcuni codici miniati furono nascosti in grotte dai monaci bizantini in fuga dagli iconoclasti.

L’umanista Angelo Mai scoprì un’opera di Cicerone… sotto un testo sacro medievale: aveva raschiato la pergamena per riutilizzarla!

Certe epigrafi latine sono state decifrate solo grazie a fotografie fatte da archeologi negli anni ’30 e poi dimenticate in cassetti per decenni.

Oggi esistono software di imaging multispettrale in grado di “riportare in vita” scritture invisibili. Ma i primi Indiana Jones dei classici usavano solo l’intuito.

Gli Indiana Jones dei libri: storie vere di chi ha rischiato tutto per salvare i classici

Ogni volta che apriamo un classico, leggiamo anche il coraggio di chi lo ha salvato. Senza questi esploratori della parola, forse non conosceremmo Omero, Eschilo, Lucrezio. Oggi, in un mondo di archivi digitali e intelligenze artificiali, il fascino della caccia al manoscritto può sembrare distante. Eppure, sapere che tra le righe di un testo c’è stata una lotta per la sua sopravvivenza, rende ogni lettura più intensa. Come se sentissimo, sotto la nostra voce, l’eco di chi ha rischiato tutto per non farla spegnere.

Può una poesia nascere da un bendaggio? Sì, se parliamo di papirologia. Alla fine dell’Ottocento, nei mercati egiziani comparvero frammenti di papiro utilizzati come materiale da imbottitura per le mummie. Alcuni studiosi capirono che non si trattava di semplici scarti, ma di testi antichi. Così, rovistando tra resti umani e sabbia, riemersero versi di Saffo, Menandro, Archiloco. La poesia tornava in vita, letteralmente, dal regno dei morti.

Durante la Seconda guerra mondiale, la battaglia di Montecassino devastò l’abbazia. Ma i suoi tesori più preziosi furono salvati grazie a un’operazione tanto rischiosa quanto brillante. I monaci riuscirono a far evacuare gli antichi codici, trasportandoli con mezzi di fortuna e affidandoli alle autorità vaticane. La loro intuizione? I nazisti saccheggiavano, ma rispettavano l’autorità della Santa Sede. Così testi rari, come il Codex Amiatinus, si salvarono da bombe e saccheggi.

Nel cuore del Cairo, nella sinagoga di Ben Ezra, esisteva una stanza murata dove per secoli erano stati ammassati documenti ebraici perché non si potevano distruggere. Alla fine dell’Ottocento, la geniza venne aperta: dentro c’erano più di 300.000 testi, dagli appunti di spesa a preziose traduzioni della Bibbia in arabo giudeo. Un patrimonio inimmaginabile, recuperato grazie alla determinazione di studiosi come Solomon Schechter, che viaggiò dall’Inghilterra al Medio Oriente per salvare ogni frammento.

Nel Quattrocento, Poggio Bracciolini girava l’Europa in cerca di manoscritti dimenticati nei monasteri. Un giorno, nella biblioteca dell’abbazia di Fulda, trovò un’opera che avrebbe cambiato la storia: De rerum natura di Lucrezio, il poema atomista che influenzò Darwin, Einstein e Montaigne. Senza Poggio, forse oggi il pensiero moderno sarebbe diverso. E tutto perché qualcuno, un giorno, decise di entrare in una biblioteca polverosa.

Braccini racconta anche dei testi classici “vivi” nei luoghi meno attesi: graffiti antichi sui muri di Pompei, citazioni scolpite negli utensili o persino appunti sulle pagine bianche delle Bibbie medievali. Ogni supporto è buono per tramandare la parola, se qualcuno sa leggerla.

Chi è Tommaso Braccini

Filologo classico, docente universitario e divulgatore appassionato, Tommaso Braccini è tra quelle rare figure capaci di unire rigore accademico e passione narrativa. Insegna all’Università di Siena ed è autore di numerosi studi sul mondo greco-romano, con un’attenzione particolare ai margini: superstizioni, demoni, leggende e testi dimenticati.

Nei suoi libri, come La voce delle sirene o Indagine sull’incredibile, riesce a dare vita anche agli aspetti più bizzarri dell’antichità, restituendoci un’immagine viva, sorprendente e spesso ironica dei classici. Avventure e disavventure dei classici è forse il suo lavoro più affascinante e accessibile: un viaggio tra filologia e storytelling che ci ricorda quanto le parole salvate dal passato abbiano ancora molto da raccontare.

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