Chi avrebbe mai pensato che uno scrittore nato a Santiago de Las Vegas, Cuba, diventasse il punto di riferimento letterario per migliaia di lettori dall’altra parte del mondo, tra i ciliegi in fiore e le luci al neon di Tokyo?
Eppure, oggi più che mai, il nome di Italo Calvino risuona con forza nel panorama culturale giapponese, tanto da renderlo lo scrittore italiano più letto, studiato e amato nel Sol Levante. Un primato che sorprende, ma non troppo.
Calvino in Giappone non è solo un autore tradotto: è una vera e propria icona intellettuale. Le sue opere, pubblicate da editori come Iwanami Shoten e tradotte con cura quasi filologica, campeggiano sugli scaffali delle librerie accanto ai classici della letteratura mondiale.
Ma cosa spiega un successo così longevo e profondo? Un autore che parla il linguaggio della leggerezza e della complessità Il fascino di Calvino in Giappone si spiega anche a partire dalla cultura giapponese stessa: una cultura che ama l’equilibrio tra ordine e caos, che cerca l’essenziale e che venera l’atto di raccontare come arte di sottrazione.
Italo Calvino, lo scrittore italiano amato come Mishima e come Murakami
La poetica della “leggerezza” di Calvino, concetto centrale nelle sue Lezioni americane, si avvicina molto all’estetica giapponese del ma (間), quella pausa piena di significato che separa le cose e le rende comprensibili.
Opere come Il castello dei destini incrociati o Le città invisibili affascinano i lettori giapponesi proprio perché mescolano struttura e immaginazione, architettura narrativa e mistero simbolico. Non è un caso che l’edizione giapponese di Le città invisibili venga spesso regalata nelle università di arte e architettura come esempio supremo di letteratura “costruttiva”, che ispira e costruisce mondi.
Il successo accademico e l’influenza sul pensiero giapponese
Oltre alla ricezione popolare, Calvino è al centro di un’attenzione accademica in continua espansione. I suoi testi sono analizzati nei dipartimenti di italianistica e comparatistica, e negli ultimi anni sono aumentate le pubblicazioni di saggi, tesi di laurea e articoli che lo riguardano.
Palomar, ad esempio, viene spesso letto in parallelo con i testi di Haruki Murakami, per la loro comune capacità di cogliere il microcosmo quotidiano e trasfigurarne il significato. Inoltre, alcuni teorici giapponesi vedono in Calvino un autore “zen occidentale”: il suo modo di attraversare la realtà senza dominarla, la sua fascinazione per il molteplice e per la fragilità del senso, lo rendono profondamente affine alla sensibilità nipponica, così attenta alla transitorietà delle cose.
Quando la letteratura diventa anche moda culturale
Oltre al mondo accademico, Calvino è diventato un fenomeno pop nel senso più raffinato del termine. Alcune sue frasi sono apparse su tote bag e taccuini nei design store di Kyoto e Tokyo. Alcuni illustratori giapponesi, come quelli legati alla rivista Brutus, hanno reinterpretato in stile manga le città impossibili dei suoi libri. E non è raro trovare performance teatrali ispirate a Il visconte dimezzato o Il barone rampante, in versioni che fondono estetica bunraku e installazioni post-moderne.
Il fatto che la letteratura italiana in Giappone abbia trovato un ambasciatore tanto insolito quanto geniale dimostra quanto la narrazione possa attraversare culture e continenti, quando è sorretta da una visione autentica.
Non solo Calvino, anche Elene Ferrante è molto amata in Giappone
E Ferrante? Negli ultimi anni è emerso un altro nome italiano che incuriosisce e conquista il pubblico giapponese: Elena Ferrante. La sua tetralogia dell’Amica geniale, pubblicata in Giappone da Hayakawa Publishing, è diventata un caso editoriale, soprattutto tra le lettrici.
Tradotta con estrema attenzione alle sfumature emotive, la saga di Lila e Lenù ha trovato spazio tra le storie di formazione e i romanzi psicologici più amati. La Ferrante viene percepita come una sorta di Mishima al femminile: una scrittrice capace di raccontare l’identità, la perdita e il riscatto con una scrittura tagliente e priva di orpelli.
In particolare, l’evoluzione del corpo femminile e il racconto della maternità violenta e contraddittoria sono temi che trovano eco nelle discussioni letterarie giapponesi sul ruolo della donna oggi.
Se Calvino incarna la parte luminosa e concettuale della letteratura italiana, Ferrante ne rappresenta il cuore pulsante, le viscere, le emozioni crude. Due poli opposti ma complementari, due voci che dimostrano come l’Italia sappia ancora parlare al mondo, e al Giappone, attraverso la potenza delle sue storie.
Perché i giapponesi amano (ancora) la letteratura italiana?
Il successo di Calvino e Ferrante in Giappone ci ricorda che la letteratura italiana, quando si distacca dall’autoreferenzialità e osa esplorare il mondo, riesce a imporsi anche fuori dai confini nazionali. I lettori giapponesi amano la profondità e la precisione, ma anche il mistero e l’apertura: tutti elementi che ritrovano nei testi dei due autori.
D’altronde, chi può resistere a una scrittura che costruisce città immaginarie e smonta la realtà? O a una storia che parte da Napoli per raccontare le dinamiche universali del potere, dell’amore e dell’ambizione?
Calvino e Ferrante, oggi, sono le due facce della stessa medaglia: quella della nuova egemonia culturale italiana, che parla tante lingue e riesce a farsi capire da lettori così lontani, eppure così vicini nell’anima.