L’autore ha presentato il suo libro “Il bacio del pane” al Pisa Book Festival
PISA – Palazzo dei Congressi. E’ stato presentato anche al Pisa Book Festival l’ultima fatica di Carmine Abate: il romanzo “Il bacio del Pane” (edito Mondadori). A presentarlo lo stesso autore Carmine Abate, vincitore del Premio Campiello nel 2012 con il romanzo “La collina del vento” . Moderatore Andrea Di Consoli.
IL BACIO DEL PANE – Il pane non si butta così, come una pietra senza valore. Il pane è la vita, ci vuole troppa fatica per farlo. Baciare il pane è un gesto tradizionale diffuso nel mondo contadino, segno di lavoro onesto; per fare il pane infatti ci vuole tempo, forza e fatica. Questa è la storia di due giovani, uno che vive in Calabria e l’altra, sempre calabrese, che però vive a Firenze, che si innamorano e provano comunque ad amarsi. Quando d’estate si ritrovano in Calabria incontrano un barbone, che poi si scoprirà essere un imprenditore con una interessante storia alle spalle e che trasporterà i giovani nell’età adulta. Tanti i temi affrontati nel libro: non solo la Calabria ma anche l’emigrazione, la lotta contro la criminalità, la necessità di conoscere le proprie radici per trovare la propria strada nel mondo. Ci sono poi i valori universali, che si affermano prepotenti e uniscono i protagonisti della storia: l’amore, l’amicizia e la solidarietà.
NOVITA’ DEL LIBRO – “In questo romanzo – ha spiegato l’autore Carmine Abate – cerco di raccontare la complessità della mia terra (la Calabria) dal punto di vista di chi è vittima, non porge l’altra guancia, si difende e denuncia. Non ho voluto raccontate la ndrangheta, non per paura, ma perché credo che uno scrittore deve evitare di fare l’apogeo della ndrangheta quando racconta la Calabria e penso che sia più nuovo raccontare gli aspetti positivi di questa terra; la mia terra infatti non è una terra malata ma sono le persone che si ammalano”. Ancora Carmine Abate: “Quando ero bambino e vedevo tornare mio padre dalla Germania, per uno o due mesi, mi immaginavo la Germania ed i tedeschi come un drago, li vedevo insomma come dei mostri che lo lasciavano tornare e non pensavo che fosse la mia terra ad aver cacciato mio padre. Per superare questo pregiudizio ho dovuto fare come mio padre: partire e vivere in Germania. Avevo sedici anni quando sono partito. Ho incontrato tanti tedeschi ed ho imparato ad apprezzarli a tal punto che mi sono sposato con una donna tedesca”. Conclude Carmine Abate: “Soltanto la Calabria può guarire se stessa. La ‘Ndrangheta la vinciamo solo se la denuncia parte dai cittadini. Ovviamente le forze dell’ordine e le istituzioni devono fare e continuare a fare il loro lavoro”.
Francesca Bedini
20 novembre 2013
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