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Bruno Tognolini, ”A Tuttestorie diamo voce ai pensieri dei piccoli lettori”

''Ho composto 470 poesie per le 470 puntate della'‘Melevisione' – è stata un'ottima palestra per allenarsi nella scrittura di poesie d'occasione''. A raccontarlo è Bruno Tognolini, poeta per bambini – o più in generale ''poeta per'', come si definisce lui, ossia per qualunque persona o occasione reclami il bisogno di rime – che è tra gli ospiti e gli organizzatori di Tuttestorie...
Lo scrittore, tra i protagonisti e organizzatori del Festival di Letteratura per Ragazzi in corso a Cagliari e in altri comuni sardi, ci racconta della rassegna e dell’attività dell’ufficio poetico di cui lui si occupa, che raccoglie le frasi e i pensieri dei bambini sul tema di quest’anno, la CASA   
MILANO – “Ho composto 470 poesie per le 470 puntate della ‘Melevisione’ – è stata un’ottima palestra per allenarsi nella scrittura di poesie d’occasione”. A raccontarlo è Bruno Tognolini, poeta per bambini – o più in generale “poeta per”, come si definisce lui, ossia per qualunque persona o occasione reclami il bisogno di rime – che è tra gli ospiti e gli organizzatori di Tuttestorie, il festival in corso in questi giorni in Sardegna. Sceneggiatore oltre che scrittore, Tognolini è stato tra gli autori del programma per bambini “L’albero azzurro”, oltre che ideatore e coautore del programma “Melevisione”.
In qualità di scrittore lei è tra i protagonisti di Tuttestorie, ma fa parte anche del gruppo degli organizzatori… 
Sì, e questa mattina ho vissuto un’intima contraddizione tra i miei due ruoli. Stavo tenendo un incontro con i bambini, nelle vesti di autore e ospite del Festival, e sentivo tutt’attorno molto chiasso – i gazebo montati per gli appuntamenti, ciascuno con un suo impianto fonico, sono molto vicini uno all’altro. Mi divertivo a rimproverare “gli organizzatori” tra me e me: “ma insomma, non ci pensano a questo problema?” Scherzi a parte, so bene che anche questo rientra nella dimensione di festa che abbiamo deciso di privilegiare. 
Quali sono le impressioni raccolte in questa prima fase della rassegna?
La mia impressione è che ci sia una consapevolezza sempre maggiore nella scuola sarda degli autori e dell’offerta di letteratura per l’infanzia, forse anche grazie al Festival. Le iscrizioni sono numerosissime e gli autori hanno continui appuntamenti. Tanti partono anche “in spedizione”: il Festival si è allargato, non è più soltanto a Cagliari ma ha stretto alleanze con altri comuni sardi. Molti scrittori dunque, dopo aver tenuto il loro incontro nel capoluogo, si spostano verso le biblioteche delle cittadine dell’entroterra. 
Può raccontarci di cosa si occupa l’ufficio poetico, di cui lei è responsabile?
Ogni anno io collaboro all’ideazione del tema del Festival, che quest’anno è la CASA, e cerco di dargli corpo attraverso l’attività dell’ufficio poetico, che cura le storie dei lettori. 
In pratica chiediamo alle scuole, nei mesi prima del Festival, di darci il loro contributo: io invio ogni anno una lettera alle maestre, dove chiedo di far raccontare ai bambini i loro pensieri sul tema scelto per la rassegna. La maestre raccolgono così le frasi dei loro allievi e ce le spediscono. Al momento ne abbiamo circa 400! Noi selezioniamo le più originali, interessanti, curiose, sorprendenti, tristi, commoventi… Le digitalizziamo, le stampiamo su fogli in formato A3 e le attacchiamo in giro per i luoghi del Festival, dove tiriamo fili di spago cui appendiamo i pensieri dei piccoli lettori. Proprio ora ne sto stampando qualcuna.
Ce le può leggere?
Certo! Ce n’è una che dice: “Vorrei una camera segreta in giardino dove fare l’estetista”. E poi: “Sulle mattonelle del bagno ci sono delle facce”. O ancora: “Mi piace la mia casa anche se è piccola, almeno ho un posto per proteggermi”, “Mia sorella quando è in bagno, seduta sul wc, parla da sola o canta a squarciagola” e “La mia casa mangia tante cose e persone e sputa immondizia” e molte, molte altre. Questi sono frammenti di racconto sull’esperienza della casa che abbiamo raccolto prima del Festival.
Ma l’attività dell’ufficio poetico va avanti anche in questi giorni durante la rassegna, perché ci sono due animatrici che girano travestite da donne delle pulizie – con un carrello pieno di secchi, piumini e altri arnesi – e cercano di “rubare” nuovi racconti ai bambini. Anche questi – ora ho qui la messe di stamattina – vengono selezionati, stampati e appesi. 
Tutto questo è l’ufficio poetico.
Veniamo al suo ultimo libro, la raccolta di poesie “Rime Raminghe”. Ci può raccontare com’è nato questo lavoro?
Io sono un “poeta di circostanza”, “d’occasione”, scrivo per quello che serve, sia che mi vengano commissionate le poesie sia che le componga io di mia iniziativa. 
Sono un poeta per bambini, ma negli ultimi anni ho visto allontanarsi i “bambini” dalla locuzione “per bambini”: è rimasto “un poeta per”. Sono un “poeta per qualcuno”, per chi mi chiede di esserlo, per la mia gente che mi ha permesso di esserlo – perché, come cantava Fabrizio De André, “se la gente sa, / e la gente lo sa che sai suonare, / suonare ti tocca / per tutta la vita / e ti piace lasciarti ascoltare”. È capitato sempre più spesso, con il tempo, che mi chiedessero: “Scrivi una filastrocca per…” – per un’amica che si sposava, per una maestra che mi domandava parole per spiegare ai suoi alunni che la sua collega era morta, che non sarebbe più stata con loro, per i librai indipendenti che manifestavano contro gli eccessivi sconti delle librerie di catena. Oppure sono io che chiedo a me stesso di scrivere una poesia per una particolare circostanza o un particolare evento – le elezioni amministrative qui in Sardegna, il terremoto.
Tutte queste poesie sono finite sul mio sito sotto la dicitura “Rime d’occasione”, offerte a tutte le persone che avessero voluto utilizzarle una seconda o una terza volta, farle rivivere. Devo dire che hanno girato abbastanza, e sempre mi tornavano testimonianze di gratitudine da chi le aveva “ricevute”. Sono state raminghe nel mondo e ora sono in un libro.
Mi serviva un titolo con due erre: avevo già pubblicato le raccolte “Rima rimani” e “Rime di rabbia”, e cercavo un titolo che suonasse insieme agli altri come una trilogia. “Rime Raminghe” l’ha suggerito mia moglie.
4 ottobre 2013
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