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Booker Prize, 5 libri da leggere almeno una volta nella vita

Libri incredibili, che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita. Ecco 5 vincitori del Booker Prize che meritano la tua attenzione.

Il Booker Prize è uno dei premi letterari più famosi e ambiti al mondo. Istituito nel 1968, premia le opere di narrativa scritte in lingua inglese e pubblicato nel Regno Unito e, dal 2018, anche nella Repubblica d’Irlanda.

Vincere il Booker Prize significa assicurarsi una grande risonanza non solo fra i lettori anglofoni, ma anche nel resto del mondo: i libri che ottengono il prestigioso premio diventano veri e propri casi letterari.

In questo articolo scopriamo 5 romanzi che nel corso degli anni hanno vinto il Booker Prize e che meritano di essere letti almeno una volta nella vita.

5 libri vincitori del Booker Prize da leggere

I figli della mezzanotte” di Salman Rushdie

Iniziamo con un romanzo che ha segnato la storia della narrativa mondiale. “I figli della mezzanotte” ha vinto il Booker Prize nel 1981 e si è aggiudicato, venticinque anni dopo, anche il prestigiosissimo “Booker of the Booker Prize”. Con quest’opera che in cui si mescolano il postmoderno e il realismo magico, Rushdie racconta l’Indipendenza indiana e la scissione dal Pakistan.

I “figli della mezzanotte” sono i bambini nati il 15 agosto 1947, allo scoccare della mezzanotte: il momento, cioè, in cui l’India proclamò la propria indipendenza. Possiedono tutti doti straordinarie: forza erculea, capacità di diventare invisibili e di viaggiare nel tempo, bellezza soprannaturale.

Ma nessuno è capace di penetrare nel cuore e nella mente degli uomini come Saleem Sinai, il protagonista di questo romanzo che, ormai in punto di morte, racconta la propria tragicomica storia; una vicenda surreale attorno a cui si dipana una saga familiare, un canto corale sullo sfondo della storia dell’India del Ventesimo secolo.

Il canto del profeta” di Paul Lynch

Nel 2023, il Booker Prize è toccato a uno spiazzante romanzo distopico di Paul Lynch, che vede protagonista una Repubblica d’Irlanda vessata da un totalitarismo estremo.

A Dublino, in una sera buia e piovosa, la scienziata Eilish Stack apre la porta di casa e si trova di fronte due agenti della polizia segreta. Sono lì per interrogare suo marito, un sindacalista.

In questa inquietante distopia, Paul Lynch immagina una Repubblica d’Irlanda che scivola nel totalitarismo dopo l’ascesa del partito di destra National Alliance, che ha preso il potere in risposta alle pressioni dei sindacati per l’aumento dei salari degli insegnanti.

La deriva totalitaria arriva gradualmente, attraverso passaggi a prima vista innocui che si accumulano fino a creare una società da incubo. Le persone si rendono conto che le loro libertà sono state cancellate solo quando è troppo tardi. Con una scrittura rapida e senza pause, il romanzo ricrea l’atmosfera carica di tensione di una dittatura in ascesa e segue le vicende della protagonista, che dovrà capire fino a che punto può spingersi per salvare sé stessa e le persone che ama.

Il dio delle piccole cose” di Arundhati Roy

Nel 1997 al Booker Prize trionfa il romanzo d’esordio di Arundhati Roy, da molti definito come un fiume di sentimenti in piena.

Ammu, figlia di un alto funzionario, lascia un marito violento e torna a casa con i suoi bambini, i gemelli Estha e Rahel, maschio e femmina. Ma nell’India meridionale dei tardi anni Sessanta, una donna divorziata come lei si ritrova priva di una posizione sociale riconosciuta, soprattutto se commette l’errore di innamorarsi di un paria.

I gemelli vogliono bene a Velutha, l’intoccabile che la madre può amare solo in segreto, e attraverso il loro sguardo, capace di cogliere le piccole cose e i piccoli eventi, prende forma la storia di un grande amore, in cui si riflette il tema universale dei sentimenti in conflitto con le convenzioni.

Nei loro pensieri e nelle loro parole risuona la critica più radicale a ogni legge che stabilisce chi si deve amare, e come, e quanto.

Il paziente inglese” di Michael Ondaatje

Nel 1993 si aggiudica il Booker Prize “Il paziente inglese”, romanzo del singalese naturalizzato canadese Michael Ondaatje. Con una cornice in stile boccaccesco e una vivida e passionale storia d’amore ambientata durante la guerra, ti conquisterà.

Sul finire del secondo conflitto mondiale, tre uomini e una donna si rifugiano in una villa sulle colline di Firenze. Al piano superiore giace, gravemente ustionato in un incidente d’aereo e accudito dall’infermiera Hana, il misterioso «paziente inglese».

Dai suoi racconti, allucinati dalla morfina, riemergono l’amore travolgente per Katharine e le avventurose peregrinazioni nel deserto. Intorno alla sua convalescenza s’intrecciano le vicende degli altri abitatori della villa: Hanam Caravaggio, un ladro che lavora per i servizi segreti, e Kip, un sikh, abile artificiere.

La memoria, i miti e le leggende dei quattro protagonisti, lacerati e turbati dall’esperienza della guerra, ripercorrono la storia di un’epoca, e ci permettono di giudicarla.

La veglia” di Anne Enright

Nel 2007, il Booker Prize va a “La veglia”, dell’irlandese Anne Enright. Un romanzo intimo, che narra la storia di una famiglia e non smette di commuovere e far riflettere.

Veronica Hegarty viene da una famiglia cattolica tradizionale come ce ne sono tante in Irlanda.

Anche ora che ha una sua famiglia, con un marito e due giovani figlie, il legame con la madre settantenne e con i suoi otto fratelli e sorelle rimasti è sempre molto forte anche se contrastato.

In particolare con Liam, il fratello a cui è sempre stata più legata, nonostante fosse il più scapestrato. Quando Liam viene trovato morto nei pressi di Brighton, Veronica sa che a ucciderlo non è stato l’alcool. O almeno non solo. Le radici dei problemi del fratello affondavano in qualcosa che era successo a casa dei nonni molti anni prima, e a cui lei aveva assistito

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