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Bibliopride, il messaggio di Corrado Augias, ”Le biblioteche sono un organismo vivo”

La prima cosa di cui tener conto quando si parla di una biblioteca, è che si tratta di un organismo vivo. Come il nostro corpo...

La prima cosa di cui tener conto quando si parla di una biblioteca, è che si tratta di un organismo vivo. Come il nostro corpo. Noi abbiamo cellule che deperiscono e che muoiono, altre subentrano, con l’età sempre più lentamente, ma subentrano.

Lo stesso avviene in una biblioteca. Ci sono titoli che vengono messi da parte inevitabilmente dall’avanzare del tempo, delle mode e dei gusti, a parte i classici; e altri titoli che invece entrano; dunque chi cura una biblioteca, la prima cosa di cui deve tenere conto è proprio questo, il naturale rinnovo delle cellule, ovvero dei titoli.

Rinnovo che dipende da tanti fattori: dai soldi in primo luogo, dallo spazio in secondo luogo, importantissimo quando si parla di libri. Pochi titoli occupano uno spazio enorme se si pensa a  che cosa sono i libri elettronici, dove compressi in una capsula di silicio ci possono stare migliaia di libri…è tutta un’altra cosa ovviamente, non sto qui a parlare delle differenze tra leggere un libro di carta e leggere un libro elettronico, almeno per noi delle nostre generazioni, intendendo anche quelle più giovani. Tra cinquant’anni chissà.

Quindi quando si parla di biblioteche, la prima cosa da considerare è che sono un organismo vivo.

Il secondo aspetto da tener conto è che i libri, in un paese dove la lettura è stata sempre poco frequentata per tante ragioni che sconosciamo tutti, sono poco conosciuti.

E la crisi economica che ci serra la gola da qualche anno ha ancora aggravato questo fenomeno.

Anche perché i libri sono un consumo marginale, prima vengono molte altre cose. In primo luogo l’alimentazione, poi i vestiti, la scuola, i figli, qualche divertimento, una gita, un ristorante, un cinema…i libri vengono dopo tutto questo. E dunque, proprio perché la crisi ha accentuato il fenomeno, la biblioteca ha assunto una importanza ancora maggiore. Perché la biblioteca è di facile accesso, anche se non è ancora quell’accesso che io ho sempre tanto invidiato alle biblioteche americane o inglesi. Quando ero negli Stati Uniti e frequentavo biblioteche, avevo gli scaffali come tutti gli utenti a disposizione: si sceglie il libro desiderato sulle indicazioni che vengono date, lo si prende, e dopo la registrazione si esce. In Italia non è ancora del tutto così, e anche in questo caso le ragioni sono note e non  sto a ripeterle.

Ma nonostante queste piccole difficoltà le nostre biblioteche, soprattutto le biblioteche locali, di quartiere, di scuola, di azienda, restano istituti accessibili dove è piacevole andare, anche perché – e questo è un altro elemento che vorrei introdurre –  i bibliotecari sono appassionati e competenti… Vedete oggi accade questo: si entra in una grande libreria di una qualsiasi città e spesso capita, richiesto a un addetto un tal volume, che spesso non sa dire se quel tal libro c’è o dove sta, al massimo si guarda un computer e si ha una risposta. In biblioteca questo non accade, perché c’è una maggiore passione e competenza, e allora nelle biblioteche succede che il bibliotecario non solo sa, ma sa consigliare. Questo dà un grande conforto, questo rende le biblioteche, soprattutto quelle più vicine a noi, degli organismi, degli istituti dove si entra volentieri. E la piacevolezza dell’ingresso è uno dei primi requisiti di cui tener conto.

 

Corrado Augias

4 ottobre 2014

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