Autunno 2025: 11 libri in uscita da non perdere

19 Settembre 2025

Tra sorellanza, storia di Gaza, noir gotico, fantasy, thriller e saggi, in questo articolo vi consigliamo 11 novità da leggere e discutere questo autunno.

Autunno 2025: 11 libri in uscita da non perdere

L’autunno è quel momento dell’anno in cui tutti i lettori hanno solo voglia di tornare a casa, prepararsi una bella tazza di tè — caffè, o perfino una cioccolata calda — e sedersi con il libro in mano ad aspettare che il resto della giornata scivoli via senza pensieri, consapevoli che l’indomani mattina ricomincerà il solito trantran.

La buona notizia è che siamo tutti sulla stessa barca, anche se le giornate si accorciano, la perfida notizia è che stiamo per rivelarvi altre dieci, fantastiche uscite che, come noi, vorrete assolutamente far entrare nella vostra libreria.

11 libri in uscita in autunno per capire, emozionarsi, discutere

Le dieci uscite che abbiamo selezionato compongono un mosaico ricco e vitale: legami femminili che hanno cambiato la storia, ricostruzioni rigorose di aree in conflitto, voci che raccontano la violenza per trasformarla, romanzi che attraversano un secolo o che riportano alla pagina memorie rimosse. C’è anche chi ci porta tra le nuvole di una città sospesa e chi riaccende il West con lo sguardo di una donna Lakota; chi gioca con il brivido gotico sulla costa cantabrica e chi, con mano felicissima, rimette in moto una delle detective più amate del poliziesco contemporaneo.

Il cerchio dei giorni” di Ken Follett

Tra le uscite più attese di questo inizio d’autunno troviamo certamente l’ultima fatica letteraria di Ken Follett. Il romanzo epico della costruzione di Stonehenge, ancora oggi uno dei più grandi misteri del mondo. Un cavatore di selce con un dono. Una sacerdotessa che crede nell’impossibile. Un monumento che definirà una civiltà. Seft, un giovane e abile cavatore di selce, attraversa la Grande Pianura sotto il sole cocente per assistere insieme al padre e ai due fratelli ai rituali che segnano l’inizio di un nuovo anno.

Il ragazzo trasporta con fatica le pietre che verranno barattate alla Cerimonia di Mezza Estate, un appuntamento importante celebrato con canti e danze dalle sacerdotesse del luogo, cui partecipano tutte le tribù dei dintorni. Seft spera di incontrare Neen, la ragazza di cui è innamorato, e sogna di cambiare vita.

“Amiche. Undici storie di legami e sorellanza” di E. Di Caro, C. Di San Marzano, E. Dossi, D. Maraini, S. Porrino, L. L. Sabbadini, F. Sancin, M. Serri, C. Valerio

Un viaggio nella storia d’Italia attraverso undici coppie di amiche raccontate lungo un arco di cento anni: dalla metà degli anni Venti del Novecento fino ai giorni nostri. Resoconti potenti di legami che reggono, proteggono, rilanciano. La mappa che ne esce è sorprendente: Grazia Deledda e Biancofiore, Maria Montessori e Annie Besant, Ada Gobetti e Bianca Guidetti Serra, Carla Lonzi e Carla Accardi, Elvira Sellerio e Luisa Adorno; poi Dacia Maraini e Piera Degli Esposti, fino alle amicizie più vicine a noi, come quella tra Chiara Valerio e Michela Murgia, o il sodalizio luminoso di Raffaella Carrà con Alessandra De Stefano.

Non un pantheon, ma una genealogia viva che mostra come la sorellanza non sia slogan, bensì pratica quotidiana: scambio di tempo e competenze, protezione, complicità operosa, discussione fertile. Apre Dacia Maraini con un’introduzione che è insieme invito e manifesto: cambiare il mondo è spesso questione di due persone che si scelgono, si sostengono, e insieme fanno il pezzo di strada che manca.

“Storia di Gaza. Terra, politica, conflitti” di Arturo Marzano

Per uscire dalla nebbia del racconto d’emergenza serve una prospettiva lunga, e Marzano la offre ripercorrendo la storia di Gaza dal XIX secolo a oggi. Ne nasce una narrazione ordinata e documentata che tiene insieme geografia e demografia, svolte politiche e dimensione culturale, economia e vita quotidiana.

Il risultato è una smentita delle immagini-scorciatoia: Gaza non è riducibile né a un deserto di rovine né a un sinonimo di militanza armata; è un territorio stratificato che ha conosciuto amministrazioni diverse, pressioni regionali, equilibri globali in mutazione.

La scelta del passo cronologico permette di cogliere continuità e rotture, di capire come certe decisioni abbiano generato conseguenze a distanza, di distinguere attori e responsabilità. È un libro pensato per chi vuole informarsi in profondità e per chi, stanco del rumore, cerca un lessico più preciso con cui nominare le cose.

“Niente scuse. La violenza di genere riguarda anche te” di Rossella Ghigi

Titolo diretto per un libro dal contenuto necessario. Ghigi mette in fila, con una lingua limpida e partecipe, i meccanismi della violenza di genere: dal ciclo dell’abuso alla manipolazione affettiva, dal gaslighting alla gestione del controllo. Lo fa intrecciando dati, ricerca e testimonianze; non per spettacolarizzare il dolore, ma per restituirgli dignità e per trasformarlo in conoscenza condivisa.

Il testo insiste su un punto cruciale: la violenza non è faccenda privata né patologia individuale; è fenomeno sociale che ci riguarda come comunità. Da qui l’urgenza di strumenti pratici — riconoscere segnali, saper intervenire, orientarsi tra servizi e reti — e la chiamata a una responsabilità comune.

Si legge con il nodo in gola e con la sensazione, liberante, che smettere di voltare lo sguardo sia già un passo verso il cambiamento.

“La vedova di Hong Kong” di Kristen Loesch

Loesch torna con un’epopea familiare che intreccia storia e leggenda, memoria e un tocco di soprannaturale. Mei, giovane fuggita dalla Shanghai degli anni Venti, approda alla bottega di Madame Volkova a Hong Kong, dove ritaglia figure di carta come faceva sua madre e coltiva un talento che non ha scelto davvero: parlare con gli spiriti.

Una sfida tra sei medium, ospitata nella sontuosa Maidenhair House, promette una ricompensa enorme; per Mei, però, il premio vero è la vendetta contro George Maidenhair, responsabile di una ferita che non si rimargina.

Decenni più tardi, a Seattle, un’anziana Mei decide di tornare indietro con la figlia per rimettere in ordine quel settembre del 1953 in cui, ne è certa, si consumarono delitti senza traccia. Il romanzo muove su più tempi e più città, con una tensione che non molla la presa e una riflessione costante sul rapporto tra madri e figlie: quante cose non ci diciamo per proteggerci? Quante verità teniamo piegate come carta, dentro un cassetto?

L’arte del ritaglio diventa metafora perfetta: per arrivare alla forma bisogna saper togliere, e guardare la luce che resta.

“Dopo la festa” di Stevo Grabovac

Una telefonata riapre scatole che nessuno avrebbe voluto rivedere. Il protagonista — omonimo dell’autore — riceve dall’Associazione per le persone scomparse la richiesta di consultare gli archivi lasciati dal padre, morto da poco: anni di appunti, deposizioni, ritagli, memorie raccolte sui crimini della guerra jugoslava. Tra quei fascicoli emerge un episodio rimosso: nell’estate del 1992 scompare un autobus di bambini rom diretti verso l’Unione Europea. Non sono croati, non sono serbi, non sono bosgnacchi: sono “di nessuno”, e nessuno ha reclamato giustizia per loro.

Da qui parte un’indagine insieme personale e pubblica: ricostruire i fatti, capire come si fabbrica l’oblio, interrogare il ruolo della scrittura — a cosa serve raccontare, dopo? Grabovac tiene insieme tenerezza e lucidità, figlio e cittadino, con una lingua tersa che non cede al ricatto del patetico. È un romanzo sul peso del testimone e sulla scelta di reggerlo: non per sé, ma per chi non è stato contato.

“Il secolo fragile. Caos e potere nel mondo in crisi permanente” di Robert D. Kaplan

Kaplan propone una chiave di lettura che è anche un invito metodologico: guardare il presente con le lenti della storia, accettando analogie imperfette ma feconde. La sua immagine-soglia è una “Weimar globale”: un sistema internazionale dove le crisi si toccano e si amplificano, e in cui la capacità di mediazione delle grandi potenze sembra assottigliarsi.

Dalla Russia rivoluzionaria all’Iran del 1979, dall’Africa occidentale degli anni Novanta alle megalopoli cinesi, l’autore disegna un atlante inquieto, incrociando le sue esperienze sul campo con le voci di scrittori e pensatori — Isherwood, Solženicyn, Eliot, Spengler, Canetti. Non ci sono profezie, ma un esercizio di “pessimismo costruttivo”: usare le paure come strumento cognitivo per orientare le decisioni. Un libro che non consola, e proprio per questo utile.

“La città oltre i confini del cielo” di Francesca Tamburini

Eris ha sedici anni, un cane che si chiama Fenrir, e un fratello scomparso di cui sfoglia ossessivamente i diari. Tutti dicono che la città oltre i confini del cielo sia una favola; lei sa che esiste.

Un incidente la strappa alla realtà di provincia e la proietta proprio lì, dove scopre una scintilla di potere che non sapeva di avere e una minaccia che rende labile la distinzione tra bene e male. Tamburini costruisce un fantasy di formazione che parla la lingua delle scelte: imparare a governare ciò che si è, rinegoziare legami, guardare con occhi nuovi l’eroismo e le sue ombre.

C’è avventura, certo, ma non come fuga: è un andare incontro a se stessi. E nella città sospesa, tra architetture splendide e pericoli che incombono, risuona una domanda semplice e radicale: quanto siamo pronti a perdere, per salvare chi amiamo?

“Donna bisonte” di Dorothy M. Johnson

Turbine che Gira nasce nel 1820, non lontano dalle Black Hills, in una comunità Oglala Lakota che vedrà cambiare tutto: l’arrivo dei coloni bianchi, la caccia al bisonte fino alla decimazione, le guerre, la marcia verso il Canada, la frattura definitiva di un mondo.

Johnson racconta questa vita intera con una prosa sobria e precisa, scegliendo lo sguardo di una donna — figlia, madre, nonna — per mostrare come la Storia scenda nelle case, negli affetti, nei gesti minimi. Non è un romanzo di imprese belliche: è una cronaca intima di resistenza culturale, di perdite e di reinvenzione, che restituisce al West la sua realtà spogliandolo della retorica.

Si resta colpiti dalla forza tranquilla con cui la narratrice attraversa decenni, dalla capacità di ricordare senza indurire, di nominare senza accusare. È un libro che rimette al centro chi è stato spinto ai margini.

“Dove fummo invincibili” di María Oruña

Suances, Cantabria. Finita l’estate, la tenente Valentina Redondo conta i giorni alle ferie quando un caso la richiama in servizio: il giardiniere della villa Jaime del Almo viene trovato morto. Tutto, in apparenza, fa pensare a cause naturali; eppure ci sono dettagli che non tornano, e lo scrittore americano Carlos Green — nuovo residente del palazzo — parla di presenze, luci intermittenti, suoni notturni.

Oruña mette in scena un noir attraversato da venature gotiche, giocando con l’idea di una casa che trattiene le storie e che a volte sembra volerle raccontare a modo suo. Valentina, razionale e metodica, è costretta a lavorare sul crinale sottile dove l’indizio si confonde con l’allucinazione, e dove i segreti di famiglia dialogano con quelli della città. Il ritmo è perfetto: ogni risposta apre un’altra porta, e il palazzo diventa un personaggio pieno di corridoi e di memoria.

“Un grido fatale” di Angela Marsons

Kim Stone torna su una scena del crimine che non concede respiro: una madre scompare in un centro commerciale e viene ritrovata poche ore dopo, uccisa con modalità che faranno da firma anche a un secondo delitto.

C’è un bambino non rintracciato, ci sono lettere scritte a mano dall’assassino, c’è soprattutto una traccia insolita — graffi sul corpo delle vittime — che sembra un messaggio destinato a qualcuno. Marsons ha il dono della concretezza: poche righe e sei nel parcheggio, nella sala interrogatori, in auto con la squadra.

La procedura si arricchisce di un grafologo e di una profiler, le piste si biforcano, la corsa contro il tempo diventa anche una sfida empatica: riconoscere il grido dell’assassino, capire come fermarlo prima che gridi di nuovo. È la serie poliziesca al suo meglio: personaggi che senti di conoscere, un’indagine pulita, un finale che ripaga.

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