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Aspiranti scrittori? Ecco i 5 buoni consigli per il 2014

Per scrivere un libro, per mettere nero su bianco le idee che sembrano frullarci in testa, bisogna prima di tutto imparare a dare ascolto alla propria voce letteraria. Ma di cosa si tratta esattamente? E come si fa a trovarla? La scrittrice Theo Pauline Nestor ha deciso di dare alcuni consigli pratici...

MILANO – Per scrivere un libro, per mettere nero su bianco le idee che sembrano frullarci in testa, bisogna prima di tutto imparare a dare ascolto alla propria voce letteraria. Ma di cosa si tratta esattamente? E come si fa a trovarla? La scrittrice Theo Pauline Nestor ha deciso di dare alcuni consigli pratici agli aspiranti autori, raccontando sull’Huffington Post la propria esperienza e quello che ha scoperto mentre scriveva il suo libro. Ecco cinque suggerimenti per far sì che il 2014 sia un anno proficuo, artisticamente parlando.  

1. Dimenticare le regole scolastiche – Uno dei problemi degli scrittori emergenti è che spesso sono troppo influenzati da tutto quello che hanno imparato a scuola. Ma se seguire le regole di grammatica e sintassi è indispensabile per ottenere buoni voti tra i banchi, non è quello che serve per far breccia nel cuore dei lettori. Al pubblico non piacciono gli autori troppo contenuti o che mostrano di rifarsi troppo ad altri. Il pubblico vuole la verità, qualcuno capace di non rispondere ad altri che a sé stesso. Capire come staccare la spina da questa parte controllata richiede un po’ di indagine interiore. Per qualcuno basta passare dal pc alla carta per tornare a essere liberi. Ciò che conta è che, come scrittori, potrete iniziare una frase con “ma” oppure abbondare con i punti di sospensione senza vedervi correggere la frase e assegnare un brutto voto.

2. Trovate i vostri modelli – Un altro passaggio essenziale è capire quali sono gli scrittori che amate davvero e immergersi nei loro lavori. Per entrambi questi passaggi – trovarli ed immergesi – dovrete leggere, leggere molto. Non vi fermate davanti a etichette superficiali e magari applicate da altri (come “ben scritto” o “mal scritto”, “lettura impegnata” o “lettura leggera”): trovare i libri che vi fanno davvero emozionare.

3. Leggete, leggete, leggete – Una volta che avrete trovato questi scrittori nei quali vi riconoscete, prendeteli come degli insegnanti. Leggete e rileggete i loro libri. Evidenziate capitoli, paragrafi, passaggi. Chiedetevi: ‘Come hanno fatto a rendere così vivida questa immagine? A trasmettere questa emozione?’. Poi cercate di usare nel vostro lavoro alcune delle tecniche che avete amato di più (come ad esempio non seguire l’ordine cronologico degli avvenimenti o far rivolgere i personaggi direttamente ai lettori). Farsi guidare da quello che amiamo dei lavori altrui può rivelarsi molto utile per trovare la nostra vocazione. Le cose che amiamo spesso ci guidano dove vorremmo andare.

4. Scrivete, scrivete, scrivete – Pensare che basti sedersi a un tavolo per scrivere il capolavoro della vostra vita non è altro che un’illusione. Scrivere, e soprattutto scrivere bene, richiedono una lunga pratica. Prima di produrre qualcosa che vi soddisfi davvero dovrete strappare decine di fogli, ricominciare da capo ancora e ancora. È del tutto naturale. Perché questi tentativi falliti, queste bozze stracciate fanno parte del processo per arrivare a capire cosa c’è davvero dentro di voi. Se lo si guarda da questa prospettiva, scrivere un libro sembra un lavoro lungo e laborioso… ed è esattamente così! L’ispirazione arriva lentamente, le buone idee non sono istantanee. Se accettate che scrivere vuol dire impegnarsi e lavorare, be’ avrete già fatto un bel po’ di strada.

5. Non dimenticate mai quello che vi rende speciali – Trovare la propria voce, in sintesi, significa far emergere la propria essenza dalle pagine. Solo chi non si sforza di somigliare ad altri ma resta sé stesso ci riesce. Non abbiate paura di far emergere gli aspetti che vi rendono unici – la storia familiare, le esperienze passate, le ossessioni, le eccentricità – in ciò che scrivete. Non c’è bisogno di avere alle spalle esperienze drammatiche, per risultare speciali. Ogni storie è particolare a modo suo, proprio perché nessun altro l’ha vissuta.

Roberta Turillazzi

3 gennaio 2014

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