“Aquarium” di Asako Yuzuki: un romanzo che parla di amicizia e mondo femminile

21 Ottobre 2025

Un’amicizia tossica, femminile che affonda gelosia e dipendenza: “Aquarium”, dall’autrice di “Butter”, Asako Yuzuki, parla del bisogno di essere viste.

Un romanzo che parla di amicizia e mondo femminile: “Aquarium” di Asako Yuzuki

Con “Aquarium”, Asako Yuzuki affronta uno dei temi più scottanti del mondo femminile: l’amicizia tossica; un sentimento che avvelenata e, spesso, distrugge rapporti potenzialmente bellissimi che potrebbero invece affondare le loro radici nella sorellanza. Colpa dell’invidia, alle volte della “fomo”, altre ancora solo della voglia di essere viste.

È il caso di June, protagonista di “Yellowface” (R.F. Kuang, 2023), ma è anche in parte il caso di Eriko, protagonista di “Aquarium”, e di Blanche, voce narrante di “Antichrista” (Amelie Nothomb, 2003).

“Aquarium”, ci conduce in un mondo che sembra ordinario ma nasconde ferite profonde

Le due protagoniste sono Eriko, donna con una vita apparentemente perfetta — una famiglia affettuosa, un lavoro stimato nell’industria ittica, un appartamento curato — e Shōko, una blogger influente di lifestyle che vive in disordine controllato e appare come il suo opposto magnetico.

Quando Eriko invita Shōko a un incontro “casuale”, le due legano in fretta e il legame capitola verso la possessione affettiva: Eriko crede di aver trovato l’amicizia desiderata da sempre; Shōko, invece, sembra nutrire un interesse morboso nei suoi confronti.

Il romanzo esplora la fame di connessione, la fragilità della femminilità nella società contemporanea e il momento in cui il desiderio di essere visti si trasforma in tentativo di possesso.

Femminilità, amicizia tossica, narrazione psicologica

Un romanzo che spalanca le porte della narrativa psicologica contemporanea e si spinge nel thriller relazionale: non un giallo convenzionale, ma un’indagine sull’intimità disturbata, sui rapporti umani che intercorrono nelle amicizie e nelle relazioni tossiche.

L’autrice ha già esplorato tematiche analoghe con “Butter”, bestseller internazionale che affrontava temi come cibo, corpo femminile, bellezza e violenza di genere; tuttavia, “Aquarium” allarga il focus e sposta la lente sull’amicizia, un campo spesso sottovalutato nella letteratura.

Chi controlla chi? Chi cela chi? Quanto è labile il confine tra devozione e ossessione? Sono temi che affronta anche Amelie Nothomb con “Antichrista”, romanzo del 2003 dove una relazione in apparenza salvifica diventerà poi una gabbia per la protagonista.

Come Blanche e Christa nel romanzo di Nothomb, anche Eriko e Shōko vivono la fascinazione reciproca come esperimento identitario: l’una cerca nell’altra ciò che le manca — sicurezza, leggerezza, riconoscimento — ma il processo di appropriazione finisce per distruggere entrambe. Un elemento forte è il “mercato” dell’apparenza femminile: Eriko si adatta, gestisce, sorride, mentre Shōko ri-crea se stessa mostrando il caotico. Il contrasto appare come tema centrale.

Yuzuki accentua come “donne-ombra” che si specchiano l’una nell’altra possano divenire nemiche o prigioniere. Questo approccio richiama le opere precedenti di Asako Yuzuki, che mettono al centro donne costrette a ruoli sociali e nuove forme di ribellione.

“La fame di essere viste”, un dialogo segreto con “Yellowface” di R.F. Kuang

Pur muovendosi su piani molto diversi — la satira editoriale americana e l’intimismo psicologico giapponese — “Aquarium” e “Yellowface” condividono una stessa ossessione: la fame di essere viste.

In “Yellowface”, R.F. Kuang racconta la furia del plagio e della cancellazione culturale in un’industria che trasforma l’identità in merce; in “Aquarium”, Asako Yuzuki sposta il baricentro nell’ambito domestico e relazionale, ma la tensione resta identica: chi guarda chi, e a quale prezzo?

Eriko e Shōko si osservano, si desiderano e si cannibalizzano con la stessa dinamica di June e Athena: la seconda esiste solo nella misura in cui la prima la distrugge o la imita. Entrambe le autrici raccontano una femminilità predatoria, nata non da cattiveria ma da una cultura della performance: quella che misura il valore della donna sulla base di quanto è capace di compiacere, imitare, produrre.

Yuzuki, rispetto a Kuang, lavora in una chiave più silenziosa e claustrofobica: il suo inferno è l’acquario domestico, non l’accademia o l’industria editoriale. Ma la domanda finale è la stessa: cosa resta di noi quando smettiamo di performare? E cosa succede quando la nostra identità dipende interamente dallo sguardo dell’altra?

Stile e tono: cosa aspettarsi

Lo stile di Yuzuki, come confermato nelle recensioni di “Butter”, è preciso nel raccogliere il quotidiano, ma lo fa con una tensione che lo fa vibrare. The Guardian la descrive come capace di portare “una satira sociale acuta… e descrizioni di cibo che restano in bocca”.

Per “Aquarium”, non ci si aspetta nulla di meno dai quotidiani e dalla ricezione: una prosa che alterna silenzio e impulso, momenti di calme apparenti che esplodono in rivelazioni emotive.

Asako Yuzuki promette un romanzo che ridefinisce l’amicizia femminile e punta lo sguardo sulla società giapponese con la stessa attenzione usata per il suo bestseller “Butter”. Questa volta, però, la applica a un microcosmo intensamente al femminile, meno disperso in casi eccentrici, più vicino a ciò che succede nel quotidiano.

Cerca le parole giuste, gli esempi giusti perché il libro risulti credibile e tutte possano, in qualche modo riconoscersi nelle pagine di “Aquarium”; perché tutti, nostro malgrado, abbiamo incontrato almeno una volta una persona tossica.

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