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Antonio Polito con il libro ”In fondo a Destra” racconta i fallimenti della destra italiana

Partendo dal perchรฉ la parola ''cultura'' oggi trova poco seguito nei programmi e nei discorsi dei leader politici, Antonio Polito, editorialista di prestigio del Corriere della Sera, spiega in un'intervista la lucida analisi storico-politica sulla nascita della destra contenuta nel suo ultimo libro ''In fondo a destra'', edito da Rizzoli...
Il celebre editorialista del Corriere della Sera riflette sull’incapacità della politica di impegnarsi in programmi di ampio respiro. A farne le spese, anche il patrimonio culturale italiano.

MILANO – Dall’Unità d’Italia al ’94 in Italia non c’è mai stata un destra di governo. La discesa in campo di Silvio Berlusconi ha avuto il merito di far emergere sulla scena politica italiana una destra che, pur avendo avuto brillanti successi elettorali, non ha saputo darsi una identità tale da sopravvivere al superamento del berlusconismo. Antonio Polito, editorialista di punta del Corriere della Sera, racconta le vicende strettamente attuali della destra italiana nel suo libro “In fondo a destra”, edito da Rizzoli, nel quale spiega perché l’Italia è l’unico Paese a non aver avuto una vera alternanza. Da attento osservatore della politica, abbiamo inoltre chiesto perché la parola “cultura” non abbia trovato e non trova tuttora spazio nei discorsi e nei programmi di ogni schieramento politico.

Perché la cultura non trova spazio nei programmi dei leader?
Quello di oggi è un momento in cui i leader non sono in grado di fare programmi di lunga gittata e di grande attenzione che includano anche la valorizzazione del patrimonio culturale del Paese. Siamo in un’epoca di soluzioni politiche effimere, di grande transizione in cui i partiti non hanno né la caratura né la competenza. Non sono più in grado di rappresentare quelle forze di guida della nazione che dovrebbero naturalmente comprendere anche i temi della cultura. Un’altra testimonianza del momento difficile che vive la nostra democrazia rappresentativa

Colpa quindi della politica o di chi l’ha esercitata?

La politica è chi la esercita. Non è altro che una forma di organizzazione del consenso in una rappresentanza. La rappresentanza che abbiamo avuto in questi anni ha fatto fallimento perché il Paese è in condizioni molto peggiori di come era relativamente alle differenti ere. Negli ultimi venti anni di storia italiana abbiamo avuto quindici anni di stagnazione e cinque di recessione. Il Paese è andato indietro rispetto ai suoi competitori sotto molti punti di vista, mentre chi ha rappresentato gli italiani in questi venti anni – chi ha fatto politica – si porta sulle spalle un insuccesso. Se non fosse così non si spiegherebbe la reazione furibonda e anche inconsulta dell’elettorato che si è avuta con le ultime elezioni con il voto dato a Grillo e con l’aumento dell’astensione.

Vent’anni persi quindi.

L’unica cosa a cui sono serviti questi 20 anni è che sulla scena italiana è emersa una destra. In tutta la storia italiana, quanto meno dalla fine dall’esperimento della destra storica pochi anni dopo l’Unità d’Italia, non c’è mai un partito di destra di governo. Si è cercato di governare dal centro mettendo insieme destra e sinistra per tagliare le estreme. Una caratteristica che si è ripetuta fino al fascismo e che dopo il quale si aggravò sempre di più perché la destra fu esclusa a prescindere dalla vita politica nazionale proprio per il lasciato del ventennio. Perfino partiti chiaramente di destra come fu il Partito Liberale degli anni ’60 rifiutavano questa definizione e venne a crearsi una sorta di interdetto culturale nei confronti della destra. Il problema è che tutto questo avveniva e avviene in un Paese dove, invece, la maggioranza dei cittadini e degli elettori è di destra. Questo ha provocato un grande squilibrio, ha costretto questo elettorato a nascondersi sotto altre forme o sigle e ha impedito la nascita del bipolarismo vero. Finalmente questa anomalia si è chiusa nel ’94 quando una destra vera e propria è emersa sulla scena politica unificata da Silvio Berlusconi. Questo è stato l’unico dato positivo di questo ventennio: l’emergere senza infingimenti di una destra politica e il bipolarismo che questo ha portato. Naturalmente il difetto di questa destra è stato che, pur essendo molto brillante sul piano elettorale perché incarna la maggioranza del Paese, è stata fallimentare sotto il profilo del governo e nel mio libro spiego perché.

Ha scritto che in Italia una destra è emersa grazie alla discesa in campo di Berlusconi nel ’94. Quanto pensa che l’elettorato si sia identificato più nel carisma del leader che nei valori storici della destra?

Intanto si è identificato più che altro in un meccanismo negativo: la vera ragione per cui si votava a destra era perché si impedisse che vincesse la sinistra. Poi si è incarnato in secondo luogo nel carisma di un leader che è sembrato a lungo l’unico adatto a impedire la vittoria della sinistra. Si è parlato poi di rivoluzione liberale: non credo che la maggioranza degli italiani che votano a destra siano favorevoli a una rivoluzione liberale. D’altra parte le destre in Europa sono state di diverse genere: quelle liberali/liberiste in economia sono rare, forse un po’ l’Inghilterra dopo la Thatcher. C’è stata qualche tentazione in Francia, in Germania, tuttavia rientrata perché poi sono avanzate destre conservatrici, tradizionaliste, stataliste, corporative. Ci possono essere varie forme. Il problema è che la destra italiana non ha assunto nessuna di queste forme: non è stata liberale ma neanche statalista, perché aveva a disposizione uno stato troppo debole a differenza che in Francia e una sua identificazione debole con la statualità del Paese. Non ci dimentichiamo infatti che una parte di questa destra era estranea al processo resistenziale da cui è uscita la Repubblica o si è sentita estranea alla Repubblica in quanto tale perché animata da uno spirito separatista come la Lega. Inoltre non è stata una destra tradizionalista perché è stata molto fondata sul cambiamento dei costumi. In ultima analisi nessuna di queste forme si è solidificata ed è rimasto a galleggiare solo il carisma di un capo che naturalmente si è logorato col tempo.

26 marzo 2013

 

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