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Antonella Dilorenzo ”Nel mio libro ho cercato di ricostruire la storia teleculinaria italiana, dalle origini fino alle attuali abbuffate”

La televisione รจ stata il veicolo di informazioni, lo specchio dello sviluppo sociale italiano, e insieme al cibo ha fatto un percorso parallelo che ha un comune denominatore: la storia e le abitudini degli italiani a tavola. E' quanto affermato da Antonella Dilorenzo, autrice del libro ''Cuochi, sorrisi e tv'', non il solito libro di cucina, ma una panoramica sulla storia della cucina e del cibo in televisione. In anteprima il primo capitolo del libro...

La giornalista e autrice del libro “Cuochi, sorrisi e tv” ripercorre la storia della cucina italiana in televisione e spiega come il “boom di ricette” in libreria abbia avvicinato nuovi lettori

MILANO – La televisione è stata il veicolo di informazioni, lo specchio dello sviluppo sociale italiano, e insieme al cibo ha fatto un percorso parallelo che ha un comune denominatore: la storia e le abitudini degli italiani a tavola. E’ quanto affermato da Antonella Dilorenzo, autrice del libro “Cuochi, sorrisi e tv”, non il solito libro di cucina, ma una panoramica sulla storia della cucina e del cibo in televisione. Giornalista e responsabile del canale Cucina di Excite Italia, Antonella spiega come il “boom della cucina” abbia portato una fetta di persone ad interessarsi all’argomento attraverso il libro, un mezzo diverso dalla televisione e che offre la possibilità di approfondire il tema. In fondo all’articolo il primo capitolo del libro…

Da cosa nasce l’idea di questo libro, dedicato al rapporto cibo e tv?
Il libro nasce essenzialmente da un quesito che mi sono posta facendo molte volte zapping: perché questa abbuffata teleculinaria? Perché son spuntati tutti questi programmi negli ultimi anni? Sono appassionata di cucina e quando in tv mi capita di sorprendere qualcuno all’opera dietro ai fornelli, inevitabilmente non posso fare a meno di posare il telecomando e seguire procedimenti, preparazioni culinarie che alcune volte mi ricapita di rifare nella mia cucina. Sono andata a scavare tra gli archivi Rai, tra vecchi articoli di giornali, ho intervistato i protagonisti di ieri e di oggi per cercare di ricostruire una storia teleculinaria italiana che risale già al 1957 quando la Rai mandò in onda il primo programma a sfondo culinario condotto da Mario Soldati: “Viaggio nella valle del Po – Alla ricerca dei cibi genuini”, fino ad arrivare a oggi con La prova del cuoco, MasterChef e molti altri. Mi sono chiesta il perché di tanto interesse esploso improvvisamente e con le analisi storico-televisive che ho stilato con occhio da spettatore, ho cercato di dare una risposta.

 

Come è cambiato il rapporto cibo-tv nel corso degli anni?
La televisione e il cibo hanno fatto un percorso parallelo che ha un comune denominatore: la storia italiana, le abitudini degli italiani a tavola. La televisione è stata il veicolo di informazioni, lo specchio dello sviluppo sociale italiano che si è riversato nel tubo catodico. Faccio alcuni esempi; se nei primissimi anni della nascita della tv, metà anni ‘50, il ruolo della “scatola magica” era quello di educare, anche i primi esperimenti teleculinari avevano lo stesso scopo: educare gli italiani alla bontà del cibo, quel cibo che dopo la guerra mondiale era visto come mero mezzo di sopravvivenza. L’intenzione, dunque, era quella di fare cultura gastronomica, una specie di scuola del cibo in tv per far conoscere tecniche di cottura, nuove pietanze, modalità di preparazione.
Adesso ci si avvicina al fenomeno della  cosiddetta “factual tv”, legata ai fatti del quotidiano, alle esigenze delle persone, soprattutto primarie, come mangiare e vestirsi. E anche i programmi di cucina si trasformano. Sono legati al soddisfacimento di esigenze, alla risoluzione di un problema pratico come quello di preparare un piatto velocemente perché non si ha tempo di fare la spesa a causa del lavoro, piuttosto che realizzare pietanze spendendo poco denaro per via della crisi. Ogni epoca storica ha dato vita anche ad una storia culinaria, trasmessa, poi, attraverso la televisione.

 

Negli ultimi tempi sono sorti numerosi programmi tv e scritti diversi libri dedicati alla cucina. Secondo lei, a cosa è dovuta tutta questa attenzione nei confronti della gastronomia?
Gli italiani sono riconosciuti all’estero come amanti del cibo e figurano tra i migliori “cucinieri” di tutto il mondo. Per cui, sicuramente non è una novità se nelle librerie o in tv gli argomenti legati al cibo siano in netta maggioranza rispetto ad altri temi. In merito all’attaccamento al cibo enfatizzatosi soprattutto nell’ultimo periodo mi sento di azzardare alcune risposte. Innanzitutto, la nascita del digitale ha favorito la creazione di trasmissioni “tutorial” legate al cibo per  via del loro basso costo di produzione. Senza dimenticare, poi, che guardare il cibo in tv dà piacere.
Ma anche questo periodo di crisi che stiamo vivendo negli ultimi anni ha riportato gli italiani in casa, in famiglia a coinvolgersi in serate dedicate al risparmio, e la cucina è sicuramente vista come un rifugio da quello che, fuori dalla porta di casa ci risulta minaccioso e soprattutto dispendioso. Valorizzare la cucina di casa risulta un buon metodo per avvicinarsi alla famiglia, un po’ come è successo durante gli anni ’70 in Italia. Con le riforme, il movimento femminista, le donne si sono emancipate, sono uscite di casa per lavoro, ma proprio negli anni ’70 sono poi ritornate tra padelle e fornelli per accudire la famiglia tra le mura di casa, viste come un luogo privato e di protezione.

Ritiene che tutti i personaggi usciti da questi “contenitori culinari” siano effettivamente esperti e abbiano dato giusti consigli, o pensa che negli anni ci sia stato qualche chef improvvisato che abbia sfruttato solo la moda del momento? Se si, può farci degli esempi?
Molto probabilmente ce ne sono di chef improvvisati, ma il telespettatore è dotato di un telecomando e può scegliere, in base alle proprie esigenze, il programma televisivo che più gli aggrada. Ci sono chef esperti e cuochi provetti, ma io dico sempre: tutto va bene fino a quando chi si mette in mostra in tv davanti ai fuochi non agisca con presunzione e dimostri di avere dei “limiti”, se così possiamo definirli, rispetto ad esperti di settore. Come ogni programma televisivo, anche una trasmissione culinaria ha il proprio target. I programmi di cucina sono l’uno diverso dall’altro e chi ha voglia di imparare una tecnica di cottura, valorizzare il suo bagaglio culturale gastronomico, capire gli abbinamenti giusti tra ingredienti, preferirà, molto probabilmente uno chef esperto in tv.

 

Si può affermare che i libri dedicati alla cucina abbiano avvicinato una fetta consistente di nuovi lettori al mondo della lettura?
Un buon libro è sempre un modo per tenere attiva la mente, confrontarsi, conoscere, imparare. Sicuramente il boom della cucina ha portato una fetta di persone ad interessarsi all’argomento attraverso un mezzo diverso che non è solo la televisione che offre la capacità di approfondire il tema. E di questo ne sono  felice.

19 ottobre 2012

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