Sei qui: Home » Libri » “Anime perse” il libro noir che mostra l’umanità nascosta

“Anime perse” il libro noir che mostra l’umanità nascosta

Il libro che vi consigliamo è il noir "Anime perse" dell'esordiente Convertini in cui l'autore mostra l'umanità nascosta tra fuggitivi e poliziotti sfidando i cliché.

“Anime perse” è il noir scritto da Manuel Convertini edito da Another Coffee Stories.

Tra trame criminose e atmosfere inquietanti, l’esordiente Convertini con il suo libro tiene incollati per la forza narrativa del protagonista indipendentemente dal ruolo e dalle dinamiche che lo stesso ricopre, portatore di nobili virtù ovvero condotte opinabili.

Conoscere quindi da un punto di vista più intimo le persone e le ragioni che possono determinare specifici stili di vita rende più tolleranti.

Anime perse

Sinossi del libro 

In una piccola e tranquilla cittadina americana, una notte, vengono commessi tre omicidi da tre persone diverse, ora in fuga. Fuggitivi e poliziotti si raccontano, mostrando la propria umanità che va spesso ben oltre ciò che mostriamo.

Intervista all’autore

Cosa l’ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittore?

Da ragazzino iniziai a frequentare un circolo di lettori, un’iniziativa della biblioteca del mio paese e in breve mi trovai immerso nella lettura scoprendo una gran passione. Libro dopo libro, unendo il tutto alla passione della musica e iniziando a scrivere i testi per la mia prima band, provai ad iniziare a metter giù i primi pensieri e piccoli racconti.

Che si son poi trasformati in bozze di primi romanzi poi tutti cestinati, per poi riuscire finalmente nella stesura del mio primo libro, Anime Perse.

Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?

Ho delle piccole abitudini, una è sicuramente quella che se mi siedo a scrivere, devo completare almeno 5 pagine. Altrimenti mi sento di aver usato male il tempo a disposizione. L’altra è senza dubbio quella di scrivere la sera prevalentemente, o di notte addirittura.

Lo trovo rilassante e le emozioni provate durante la giornata mi danno precisi spunti per la mia storia. Le prime che mi vengono in mente, poi lascio che il tutto segua un flusso il più naturale possibile, senza forzare niente.

Che messaggio ha voluto lanciare con il suo libro?

Con il mio libro ho voluto mandare messaggi ben precisi, sopratutto quello dell’ uguaglianza. Nel mio racconto sbagliano sia i protagonisti commettendo i loro crimini, sia i poliziotti, e questo dovrebbe far pensare, siamo davvero così diversi?

Nella situazione degli assassini cosa avremmo fatto?

Siamo tutti esseri umani, avremmo controllato la paura e la debolezza, o ci saremmo fatti sopraffare?

Quindi far capire che giudicare è solo ignoranza e presunzione, siamo tutti lo stesso identico cielo, nuvola più, nuvola meno!

E poi altri temi come l’importanza della famiglia, dell’amicizia e dell’amore, anche qui sullo stesso piano per tutti, essere un criminale o un assassino non vuol dire non avere emozioni o non avere qualcuno per cui lottare.

Come mai ha scelto di scrivere libri in serie?

Quando scrivo ho sempre una modalità precisa, non voluta, spontaneamente succede questo. Un’idea si crea in testa, spesso da uno stimolo esterno, come un’esperienza particolare, uno shock o un momento che mi è rimasto impresso. Il mio cervello da quel momento avverte una possibile potenzialità, un momento sviluppabile per gettare le fondamenta di una storia, così inizio a scrivere di getto tutto quello che mi viene in mente, poi mi fermo.

Passo mesi a pensare, ogni momento è buono e raccolgo idee, spunti, vivo altri momenti che mi danno altre idee e appunto tutto, poi quando sento di avere abbastanza, rileggo, correggo e continuo la storia e se manca qualcosa viene aggiunto man mano che da quel momento la storia assume una forma più precisa.

Quando scrive un nuovo libro ha già tutta la storia in mente o la elabora strada facendo? Come ha scoperto la sua passione per la scrittura?

Ho scoperto la mia passione della scrittura in modo totalmente casuale. Amavo fare i temi a scuola, però non davo peso alla cosa, ero solo bravo in quella materia. Poi iniziai a scrivere i testi del mio gruppo musicale e questo mi stimolava tanto, portandomi a buttare giù le prime poesie.

Da lì la mia testa ha capito che la cosa poteva essere sempre più seria ed è diventata un’esigenza. Scrivere mi rilassa e mi aiuta a ragionare, mi aiuta a realizzare e a dare sfogo alla mia creatività. Ho bisogno di scrivere.

Nei suoi libri c’è più fantasia o realtà?

Nei miei libri c’è molta realtà. Ovviamente viene condita con la fantasia, vivo fantasticando su tutto, amo giocare con la fantasia, però la base dei miei racconti parte sempre da uno stimolo vissuto nella vita reale. Non amo inventare tutto da zero perché credo che i miei personaggi e la mia storia abbiano un’anima migliore e più concreta se prendo spunti dalla realtà.

Che sensazione si prova dopo aver scritto un libro?

Dopo aver scritto un libro si vive tra la soddisfazione e l’ incredulità. Almeno per il primo, almeno per me. È tanto incredibile averne scritto uno, quanto credere di averlo fatto davvero. Poi di sicuro c è l’ansia di farlo leggere, chissà cosa pensa la gente, chissà se piacerà, chissà chissà chissà. È un modo molto intenso di mettersi a nudo e di darsi un po’ in pasto alle persone, però nonostante le ansie, è una sensazione incredibile ed unica.

Come trova l’ispirazione adatta per scrivere?

L’ispirazione come ho detto prima la trovo dall’esigenza di scrivere e di creare e dagli stimoli di questo incredibile mondo che ci circonda. A volte vivo situazioni che mi fanno venire voglia di suonare la mia chitarra, altre che mi fanno venire voglia di guidare la mia moto e altre che mi fanno prendere subito in mano un telefono, o carta e penna, oppure qualsiasi cosa su cui poter scrivere e scrivo.

E possono essere le situazioni più disparate, come essere in mezzo al nulla a fare una passeggiata col cane, o essere ad una festa con gli amici, oppure essere su Internet a guardare un video che dà la giusta motivazione.

Quando si ha bisogno di qualcosa, nasce un’esigenza e l’esigenza porta ad una ricerca per soddisfarla, e nel caso artistico questo bellissimo viaggio la chiamo ispirazione.

Come costruisci i tuoi personaggi e la tua trama?

I miei personaggi li costruisco dopo che ho capito il loro carattere, quasi sempre, raramente è il contrario. Cerco di capire soprattutto il mio protagonista come deve essere e poi lo circondo di ciò che secondo me ha bisogno.

Soprattutto, non sempre, ma cerco di darmi un collegamento tra carattere e aspetto fisico. Mi è capitato poi di prendere spunto da qualcuno incontrato nella vita reale, ma su questo argomento preferisco dar vita al personaggio da zero, rendendolo una mia creatura.

La trama nasce con totale spontaneità da una situazione vissuta, quasi sempre. Assimilato quel momento lo elaboro fino a che non trovo i giusti tasselli per creare la mia storia. Diciamo che uscire di casa, mi da gli spunti di cui ho bisogno.

 

© Riproduzione Riservata