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Andrea Vitali, ”Nel mio libro rivive la commedia di un mondo, la provincia, che oggi non c’è più”

È soltanto un piccolo paese Bellano, eppure le sue atmosfere non smettono mai di incantare nei libri di Andrea Vitali, che l'ha eletto a fucina delle sue storie. Come sottolineato da Antonio D'Orrico, che di recente a Milano ha presentato insieme all'autore la sua ultima fatica, ''Un bel sogno d’amore'', i suoi romanzi sembrano comporre un unico libro...
L’autore ha recentemente presentato “Un bel sogno d’amore” alla Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano, durante una serata in compagnia del giornalista Antonio D’Orrico e del gruppo musicale SULUTUMANA

MILANO – È soltanto un piccolo paese Bellano, eppure le sue atmosfere non smettono mai di incantare nei libri di Andrea Vitali, che l’ha eletto a fucina delle sue storie. Come sottolineato da Antonio D’Orrico, che di recente a Milano ha presentato insieme all’autore la sua ultima fatica, “Un bel sogno d’amore”, i suoi romanzi sembrano comporre un unico libro. “Ho sempre amato molto i feuilletons e quei narratori inglesi e francesi dell’Ottocento che raccontavano a puntate. Mi piace pensare che i miei lavori siano come le tessere di un mosaico” – ha commentato in proposito Vitali – “che mi auguro sia il più possibile difficile da comporre”.

LA TRAMA – In “Un bel sogno d’amore”, l’autore torna così alla cornice prediletta in cui si susseguono le sue narrazioni, il piccolo paesino lombardo in provincia di Lecco. Qui, a Bellano, nel febbraio del 1973 gira voce che presso il cinema della Casa del Popolo verrà proiettato “Ultimo tango a Parigi”. Gli abitanti si dividono allora in due fazioni:  da una parte gli impazienti che fantasticano a briglia sciolta sulle vertiginose scene di nudo che ci si aspetta di vedere sullo schermo; dall’altro, schierati con il parroco, coloro che pretendono di evitare a Bellano una simile depravazione. Adelaide, giovane e volitiva operaia del cotonificio, mette con le spalle al muro Alfredo, il fidanzato eternamente indeciso su ogni cosa: o la porterà al cinema o lei ci andrà lo stesso. Magari con quel bel fusto di Ernesto Tagliaferri, il Taglia, che le ha già messo gli occhi addosso e che a lei non dispiace neanche un po’, per quanto sia una testa matta e non ci voglia molto a capire che presto o tardi finirà per mettersi nei guai.

IL “TRIANGOLO AMOROSO” – È attorno a questi tre personaggi che ruota la storia. Di loro D’Orrico tratteggia un vivido ritratto. “Adelaide è bella, ma non montata. È molto cordiale, molto diretta, tanto che la prendono anche per una facile. Alfredo è un ‘figlio di mamma’, è un bravissimo ragazzo, molto timido proprio perché schiacciato da questa ingombrante figura materna, di cui è succube. Tutt’altro personaggio è Ernesto, che appartiene alla schiera dei ‘belli della provincia’, che richiamano la bellezza e la sfrontatezza degli attori dei fotoromanzi. Questo giovanotto è molto più spiccio di Alfredo. Mentre lui non si decide a portarla al cinema – probabilmente, sospetta Adelaide, perché la madre glielo ha proibito – il Taglia riesce a strapparle subito un bacio”. “Ho sempre coltivato un amore sottile per questi ‘malfattori di provincia’”, confessa Vitali: “erano gli attori fondamentali della commedia di un mondo che oggi non esiste più. Nella mia esperienza formativa ne ho conosciuti diversi, il Taglia è un riassunto di questa categoria. Adelaide dal canto suo è una ragazza di campagna. La credono facile, ma è sveglia, ha il ‘cervello fino’. Intuisce che lui non potrà mai essere il padre dei suoi figli”. “A un certo punto del libro il Taglia compra una barca che gli serve per i suoi ‘affari’, e la chiama con il soprannome che lui aveva dato ad Adelaide. Ma allora la ama davvero?” domanda D’Orrico all’autore. “Sì, ma d’altro lato deve convivere con il suo animo inquieto. Anche lui capisce che non può avere una donna come lei, che non può essere un buon padre”.

UNA GALLERIA DI PERSONAGGI – Ma non sono solo loro ad abitare questo mondo dipinto magistralmente da Vitali. Nel libro si dipana una galleria di personaggi, dal gestore del cinema, Idolo Geppi, alla madre di Alfredo, Benvenuta, e alla sua dirimpettaia Carolina Tirelli. Spassosi anche i carabinieri della stazione locale, guidati dal maresciallo Pezzati, cui Vitali attribuisce una sfrenata passione per Leopardi. “Qualche anno fa mi è stata regalata una vecchia edizione ingiallita dei ‘Canti’”, racconta Vitali. “Mi ha commosso il pensiero di tutte le mani che avevano sfogliato quel libro, e mi sono sentito in dovere di riprendere la lettura di un gigante della nostra letteratura che avevo abbandonato al liceo. È stata una riscoperta meravigliosa – dimostrazione che qualche volta effettivamente l’encefalo matura! Volevo raccontare di questa mia passione per il poeta, e l’ho trasferita al personaggio del maresciallo”. “A un certo punto Pezzati viene promosso e trasferito, ma lui non è felice di lasciare il paese”, interviene D’Orrico. “C’è un bellissimo saluto a Bellano, un passaggio molto intenso…” “Gli ho affibbiato anche la mia passione per i miei luoghi d’origine”, ribatte l’autore. “La copertina di questo libro mi piace molto: c’è un cielo alla Turner che mi ha ricordato quanto fosse bello abitare in quei posti. Mi spiace solo che subiscano continuamente insulti in cemento armato”.

PAROLE E MUSICA – A D’Orrico che domanda se abbia un sistema di archiviazione per ricordarsi di tutte le vicende che ha già narrato ed evitare così di ripetersi, Vitali risponde che per ora si fida della sua memoria – “anche perché non ho l’abitudine di andare a rileggere i miei libri. Mi annoia”, aggiunge l’autore. “Mi aiuta molto cambiare l’epoca del racconto: mi apre nuove finestre narrative”. “E quando, passando da un libro all’altro, affronti  un salto temporale ti aiutano molto le canzoni”, aggiunge D’Orrico, che sottolinea così la rilevante presenza nel libro di una colonna sonora, a far da contrappunto alla storia. “Le canzoni danno il miglior spaccato di un’epoca”, concorda Vitali. E proprio alla commistione tra parole e musica è dedicata la chiusura della serata, con l’autore che legge un racconto accompagnato dalle note del contrabbasso di Nadir Giori, del gruppo SULUTUMANA.

30 maggio 2013

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