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”Alzando da terra il sole”, un libro per salvare la biblioteca di Mirandola

Sull'onda emotiva di un terremoto che ha scosso fin nelle sue viscere una terra abituata all'azione, all'impegno sociale e culturale e all'altruismo, è nato ''Alzando da terra il sole'', un libro no profit, promosso da Mondadori editore e dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori...

L’editor Beppe Cottafavi ci racconta “Alzando da terra il sole”, il libro nato a favore dell’Emilia grazie alla generosità e partecipazione di grandi autori emiliani e non solo

MILANO – Sull’onda emotiva di un terremoto che ha scosso fin nelle sue viscere una terra abituata all’azione, all’impegno sociale e culturale e all’altruismo, è nato “Alzando da terra il sole”, un libro no profit, promosso da Mondadori editore e dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. Ideato dall’editor Beppe Cottafavi – che per l’occasione ci ha rilasciato quest’intervista – questo libro ha coinvolto senza fisime e senza casacche di appartenenza editoriale, scrittori, narratori, poeti, cantanti, giornalisti, che si sono generosamente e appassionatamente impegnati a pronunciare queste parole per l’Emilia, un vero concertone di parole. Tutto il ricavato delle vendite sarà devoluto a favore della ricostruzione della biblioteca di Mirandola, luogo di grandissimo valore per il fondo librario che custodisce, ma oggi fortemente danneggiata dal sisma del 20 maggio scorso.

“Alzando da terra il sole” nasce da una sua intuizione, un modo che rispecchia la sua professione per combattere la tragedia. Come ha preso vita questo progetto?
Il progetto è nato sull’onda emotiva che il terremoto ha portato con sé, investendo tutti noi. In realtà l’intuizione non è stata mia, ma della signora Mirella, una libraia di Modena che, conoscendomi per il mio lavoro, un giorno mi ha preso da parte e con una meravigliosa parlata modenese mi ha detto: “Te che fai i libri, perché non ne fai uno per l’Emilia?!?”. Erano proprio gli stessi giorni in cui Beppe Carletti stava organizzando il primo concerto allo stadio di Bologna e Beppe Caschetto, a ruota con i suoi artisti, aveva allestito una serata in piazza Maggiore. La cosa mi fece sorridere perché, chiamandomi anch’io Beppe, non potevo assolutamente esimermi. Siccome il mio mestiere è fare i libri e essendo io modenese, mi è sembrato che la cosa più sensata che potessi fare fosse un libro.

Con quale finalità è stato pubblicato?
A Mirandola è presente una biblioteca importante, che oltre alle opere prime di Giovanni e Giovan Francesco Pico, è soprattutto un fondo librario di grande valore, con preziosi incunaboli e cinquecentine. E’ la biblioteca più importante colpita dal terremoto e mi sembrava sensato che il maggior editore italiano facesse qualcosa. Questo progetto nasce con un libro, a favore di altri libri: è importante infatti che i lettori capiscano che attraverso l’acquisto e la lettura di questo testo sarà possibile ricostruire la biblioteca di Mirandola e dare nuova vita ai libri in essa custoditi.

Come è stato costruito il libro? Quali personalità vi hanno aderito?
E’ stato un frenetico lavoro telefonico. I primi che ho contattato sono stati Francesco Guccini e Alessandro Bergonzoni, che hanno aderito immediatamente e con entusiasmo all’iniziativa. Poi di seguito Valerio Massimo Manfredi, Carlo Lucarelli, Giuseppe Pederiali e tutti gli altri: ho chiamato a raccolta poeti, scrittori, cantanti, giornalisti. Abbiamo così raccolto una cinquantina di testi con lo spirito di un concertone di parole: il libro si presenta come una miscellanea totalmente disomogenea, che parla del terremoto, dell’Emilia e di tante altre cose. Manfredi e Pederiali per esempio hanno scritto racconti per l’occasione, da narratori:  il racconto molto commovente di Pederiali ha come elemento tematico il terremoto, nel simbolo dell’orologio dimezzato. E’ assolutamente da segnalare poi il racconto particolarmente toccante di Simona Vinci, che durante il terremoto del 29 maggio ha dato alla luce il suo piccolo Ettore. Ma c’è veramente di tutto, poesie, canzoni, pezzi comici, un saggio di eccelsa qualità scritto dal politologo Carlo Galli, oltre ad un inedito del mio caro amico Edmondo Berselli. Una cosa da sottolineare è che pur con un marchio che spesso suscita motivi di ostilità o di scelta di casacca editoriale, come è la Mondadori, per questo tipo di operazione hanno partecipato Stefano Benni, Michele Serra, Milena Gamanelli, autori che hanno appena lasciato la casa editrice come Walter Siti. C’è stato veramente un moto di generosità di tutti gli autori emiliani, senza fisime e senza casacche di appartenenza editoriale.

Tra i tanti scrittori, poeti, giornalisti che hanno partecipato a questa iniziativa c’è anche Roberto Roversi, il partigiano poeta, scomparso lo scorso 14 settembre. Quale immagine dell’Emilia ci ha lasciato?
Quello di Roversi è uno scritto geniale. Ricordandosi di un terremoto avvenuto nel lontano 1929, sempre nei territori di Modena e Bologna, ha scritto un testo di notevole acutezza, mettendo a confronto le due crisi economiche, ma analizzando il territorio anche in corrispondenza del sisma che l’aveva colpito. Il titolo “Alzando da terra il sole” è stato ricavato da questo testo, che purtroppo racchiude le ultime parole di un poeta e intellettuale stimato e amato.  

Quale è l’origine del titolo “Alzando da terra il sole”?
Tra gli autori coinvolti c’è anche Marco Sant’Agata, italianista e dantista, docente all’Università Normale di Pisa. Proprio lui, scorrendo le pagine di Roversi, aveva notato che “Alzando da terra il sole” era virgolettato. Attraverso alcune ricerche abbiamo così scoperto che Roversi l’aveva ricavato da una magnifica leggenda boscimana: il sole, in un mondo che si stava ammalando, cade a terra, ma alcuni bambini boscimani lo raccolgono e lo rimettono al suo posto, in cielo. Questa storia, comparsa per la prima volta in Italia negli anni Sessanta in un testo di carattere antropologico, venne pubblicata poi da Einaudi in una raccolta di Fiabe africane, con prefazione di Italo Calvino.

A quattro mesi dal terremoto come commenta la situazione attuale del territorio emiliano?
Sicuramente questa tragedia, che ci ha fatto ballare, ha dato anche una scossa emotiva ed una rinnovata energia a questo territorio che, come ovunque del resto, stava cominciando a sfilacciarsi. Quindi grazie a questa nuova coesione e solidarietà, da subito è stato un continuo fiorire di aste benefiche promosse dalle varie fondazioni e iniziative di ogni genere: l’Emilia che piace a me ha risposto a questa grave situazione in un modo mai visto altrove.  Un’altra curiosità è che il terremoto ha colpito le città in cui avvengono i più importanti festival culturali italiani, per esempio Mantova per la letteratura, Modena per la filosofia e Ferrara per il giornalismo con il Festival Internazionale. Quindi probabilmente è stato automatico per gli emiliani mettersi subito all’opera. Però, da emiliano, ho notato anche che c’è stato uno straniamento o una specie di ferita psicologica, perché questa gente è abituata più ad aiutare che ad essere aiutata e perché in questi luoghi, soprattutto nella bassa, mai nessuno avrebbe pensato che si fosse a rischio sismico. Infine per quanto riguarda i finanziamenti, a orecchio e ad una rapida lettura dei giornali locali, ho l’impressione che sia necessario aspettare ancora; ma una nota positiva, che proviene dai sindaci, è il traguardo raggiunto nel far ripartire in qualche modo l’anno scolastico: un aspetto questo che anche dal punto di vista simbolico ha significato moltissimo. Esaminando la situazione generale, forse si può dire che i danni siano stati molto più rilevanti di quello che si è percepito all’esterno, e forse non ha giovato il pensiero comune secondo cui in Emilia, insomma, ce la si cava sempre.

 

10 ottobre 2012

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