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“Alma”, il libro di Federica Manzon finalista al Premio Campiello

Selezionato fra i finalisti del Premio Campiello, “Alma” di Federica Manzon è un emozionante libro che racconta di crescita, identità e storia in una Trieste che vive di ricordi e di sogni.

È uscito nelle librerie italiane lo scorso gennaio “Alma”, l’ultimo libro di Federica Manzon dedicato alla memoria e alla maturazione. Un romanzo commovente che è stato selezionato fra i finalisti della ventinovesima edizione del Premio Campiello, la cui premiazione si terrà questo sabato. Scopriamo insieme il libro.

“Alma” di Federica Manzon

La sinossi del libro

Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre.

Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita.

Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”.

Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre.

Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà.

Federica Manzon scrive un romanzo dove l’identità, la memoria e la Storia – personale, familiare, dei Paesi – si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa.

Un romanzo sulla memoria individuale e collettiva

Non è semplice scrivere un romanzo in cui la componente avventurosa si mescoli a quella emotiva e psicologica. Nel suo “Alma”, Federica Manzon riesce in un’impresa complessa: la trama è avvincente e appassionante.

Ma lo sono anche le sensazioni, i sentimenti, gli stati d’animo raccontati all’interno delle pagine. In un romanzo che descrive una Trieste di confine, rivive il ricordo di una terra martoriata dalla guerra e troppo spesso dimenticata dalle cronache: la Jugoslavia. Manzon le ridà vita in modo accattivante e moderno, attraverso la storia individuale della giovane Alma.

Sebbene il romanzo sia frutto dell’immaginazione dell’autrice – Federica Manzon lo esplicita all’inizio dell’opera -, esso racconta una storia collettiva vera e dolorosa, che si dipana attraverso i ricordi della giovane Alma:

Sua madre era stata una bambina sopraffatta dagli armadi organizzati con rigore militare, dalla biancheria di cotone rigido riposta tra sacchetti di lavanda e scaglie di sapone di Marsiglia, dai divani abbinati al colore dei tappeti e delle pareti, soffocata dall’ordine decorativo e dal buon gusto, e provava quindi una spavalda attrazione per ogni forma di instabilità, di patologica irrequietezza […]

Chi è Federica Manzon

Nata a Pordenone il 2 ottobre 1981, l’autrice di “Alma” è laureata in Filosofia contemporanea. Vive fra Milano e Trieste, da dove collabora con diverse testate giornalistiche. È stata curatrice del festival letterario Pordenonelegge e ha lavorato come editor per Mondadori nella sezione dedicata alla narrativa straniera.

Ha all’attivo cinque romanzi: con il secondo, “Di fama e di sventura”, è già stata finalista al Premio Campiello e ha ottenuto il Premio Rapallo Carige per la donna scrittrice. Negli anni, ha curato tre importanti antologie. La più recente si intitola “I mari di Trieste”, è edita da Bompiani ed è stata pubblicata nel 2015.

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