Alla scoperta del romanzo americano oltre i soliti nomi: una letteratura che sorprende

6 Ottobre 2025

Cosa rende unico il romanzo americano? Un viaggio tra canoni e sorprese, da Melville a Morrison, da Pynchon alle nuove voci queer e migranti. Un articolo per chi ama scoprire.

Alla scoperta del romanzo americano oltre i soliti nomi una letteratura che soprende

Quando si parla di romanzo americano, è facile che i primi nomi a venire in mente siano quelli di Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald o John Steinbeck.

Ma questa visione rischia di ridurre a pochi titoli un panorama letterario tra i più vasti, contraddittori e sorprendenti al mondo. Il volume “Il romanzo americano. Storia, forme, canoni” a cura di Giorgio Mariani (Carocci editore) ci invita a superare questa immagine stereotipata, restituendo complessità e profondità a una letteratura in continua evoluzione.

Il mito del Great American Novel: L’espressione è nata nell’Ottocento, quando si cercava un’opera capace di rappresentare l’identità americana, come La commedia umana per la Francia.

Moby Dick fu un fallimento editoriale: Solo un secolo dopo la sua uscita, l’opera di Melville venne riconosciuta come uno dei grandi romanzi americani.

“Il buio oltre la siepe” è tra i romanzi più letti e censurati nelle scuole americane, perché parla apertamente di razzismo, giustizia e crescita.

Il romanzo americano: Oltre Haningway, alla scoperta di un mondo letterario

Grazie al volume curato da Giorgio Mariani, possiamo riconoscere che il romanzo americano è molto più di una lista di nomi noti: è un campo di battaglia culturale e letterario, dove ogni voce contribuisce a riscrivere la storia.

E in tempi come i nostri, in cui la verità stessa sembra sfuggente, tornare alla narrativa americana è un atto critico e vitale.

L’idea di un “Great American Novel”, che dovrebbe raccontare l’anima di una nazione, ha dominato a lungo il dibattito critico. Ma quali autori e quali opere vengono incluse in questo canone? E soprattutto: chi lo decide? Dalle avventure allegoriche di Herman Melville alle sperimentazioni linguistiche di William Faulkner, dal realismo sociale di John Dos Passos alle nevrosi urbane di Philip Roth, il romanzo americano ha attraversato secoli e generi, riflettendo le contraddizioni e i sogni dell’America.

Negli ultimi decenni, però, la critica ha iniziato a interrogarsi sulla marginalizzazione di molte voci: scrittrici, afroamericani, autori queer, migranti.

Il canone, come dimostra Mariani, non è qualcosa di fisso, ma un organismo vivo, aperto alla discussione.

Voci femminili e queer: da Morrison a Ocean Vuong

Un punto di svolta nella ridefinizione del romanzo americano è rappresentato dall’opera di Toni Morrison, prima donna afroamericana a vincere il Nobel per la Letteratura.

Romanzi come “Amatissima” o “L’occhio più azzurro” hanno ridefinito i contorni dell’identità americana mettendo al centro il trauma razziale, la memoria, il corpo femminile.

Ma accanto a Morrison troviamo autrici come Carson McCullers, Joyce Carol Oates, Alice Walker e, più recentemente, Carmen Maria Machado, autrice queer che ibrida horror e memoir in modo dirompente.

Ocean Vuong, con “Brevemente risplendiamo sulla terra”, ha rinnovato il romanzo epistolare in chiave poetica e queer, raccontando l’identità attraverso l’immigrazione e il dolore.

Letterature migranti e postcoloniali

L’identità del romanzo americano si intreccia oggi con quelle delle letterature diasporiche e migranti. Jhumpa Lahiri, nata a Londra da genitori bengalesi e cresciuta negli USA, racconta l’estraniamento culturale e la doppia appartenenza.

Viet Thanh Nguyen, con “Il simpatizzante”, ha vinto il Premio Pulitzer narrando la guerra del Vietnam dal punto di vista del rifugiato. E Valeria Luiselli, autrice messicana che vive negli USA, ha scritto “Archivio dei bambini perduti”, un’opera sul confine, sull’ascolto e sull’invisibilità.

Il romanzo americano oggi non può più essere pensato come omogeneo: è fatto di lingue, corpi, traumi e visioni che si intrecciano. Una letteratura da frontiera in senso ampio, dove il confine è sia fisico che simbolico.

Romanzo popolare e ibridazione dei generi

Non si può parlare di romanzo americano senza citare il suo legame con il pop. Da Edgar Allan Poe a Stephen King, dal noir di Raymond Chandler al gotico femminista di Shirley Jackson, fino alla fantascienza di Octavia E. Butler e al realismo magico urbano di Colson Whitehead, la narrativa americana ha sempre flirtato con l’intrattenimento, senza perdere potenza letteraria.

Il romanzo americano è anche distopia e paranoia, come in “L’uomo nell’alto castello” di Philip K. Dick o “Underworld” di Don DeLillo.

È la cronaca del crollo, come in “La strada” di Cormac McCarthy. È la denuncia sociale, come in “American Dirt” di Jeanine Cummins o “There There” di Tommy Orange.

Perché leggere il romanzo americano oggi

Il romanzo americano è, forse più di ogni altra tradizione letteraria, un laboratorio di forme e contenuti. Perché nasce da una terra colonizzata, contraddittoria, che fa della libertà un mito e della disuguaglianza un dato strutturale.

Perché continua a interrogarsi su cosa significa essere umani, americani, individui. Leggerlo oggi significa entrare in una narrazione stratificata, che parla di razza, genere, desiderio, potere, disillusione.

Significa scoprire autori e autrici che hanno ridefinito non solo l’America, ma l’intera letteratura contemporanea.

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