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Alessia Gazzola e Koethi Zan, le nuove protagoniste della crime fiction

Buon cibo accompagnato da spumante e, in pendant con il tema dell'occasione, Bloody Mary, un gruppo di blogger, un'autrice americana e una italiana, due nuove uscite editoriali: questi gli ingredienti del brunch โ€“ il ''Bloody Brunch'' โ€“ cui abbiamo avuto occasione di partecipare ieri in casa editrice Longanesi...

L’autrice italiana che ha creato il personaggio di Alice Allevi, di cui è uscita l’ultima avventura “Le ossa della principessa”, e l’americana Koethi Zan, di cui è arrivato in Italia il romanzo di esordio “Dopo”, sono state protagoniste ieri di un brunch insieme ai blogger in Longanesi

MILANO – Buon cibo accompagnato da spumante e, in pendant con il tema dell’occasione, Bloody Mary, un gruppo di blogger, un’autrice americana e una italiana, due nuove uscite editoriali: questi gli ingredienti del brunch – il “Bloody Brunch” – cui abbiamo avuto occasione di partecipare ieri in casa editrice Longanesi. Ospiti d’onore erano Alessia Gazzola, di cui è arrivato in libreria “Le ossa della principessa”, nuova avventura del medico legale Alice Allevi, e Koethi Zan, di cui Longanesi ha pubblicato in Italia “Dopo”, il suo romanzo d’esordio. Mentre Alice e il collega Claudio Conforti, ricercatore in medicina legale legato alla protagonista da un complicato rapporto, indagano sulla scomparsa della collega Ambra Negri Della Valle, da sempre spina nel fianco di Alice, la protagonista del libro di Koethi Zan, Sarah, fa i conti con il suo traumatico passato. Dieci anni prima infatti è riuscita a sfuggire alle torture di Jack Derber, che l’aveva tenuta prigioniera in uno scantinato insieme ad altre tre donne per tre anni, ma da allora vive in un regime di reclusione autoimposto.

CRIME FICTION, UN GENERE CHE SI RINNOVA – Entrambe le autrici si inseriscono nel genere della crime fiction, un settore del mercato in questo momento molto attivo, forse persino “saturo” di nomi e titoli. Loro non se ne preoccupano, pensano soltanto a scrivere, quello è semmai un problema dell’editore. In ogni caso Stefano Mauri, il presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol di cui fa parte Longanesi, sembra convinto che per le loro penne ci sia spazio. “Io non ne potevo più di serial killer, ma quando ho letto ‘Il suggeritore’ di Donato Carrisi ho visto qualcosa di nuovo: moltissime idee, una costruzione diversa da quelle consuete e la capacità di mantenere un mistero fascinoso lungo tutto il romanzo. La stessa impressione mi ha dato Koethi Zan”, dice, “anche lei ha saputo rinnovare il genere, anzitutto perché il libro comincia dopo che è successo il fatto – e questo non capita mai in un thriller – e poi per la finezza dell’indagine psicologica. E lo stesso ha fatto Alessia Gazzola, che con la sua grazia ha preso una Bridget Jones e l’ha messa al posto di Kay Scarpetta”  

IL FENOMENO DELLE AUTRICI DONNE – Le due autrici ben rappresentano anche un’altra tendenza del mercato: la crime fiction sempre più sta diventando un territorio praticato dalle donne, sono sempre più numerose le scrittrici che si cimentano in questo genere, come rileva il direttore editoriale di Longanesi Giuseppe Strazzeri. “La prima autrice di crime fiction che ho letto, e che continua a essere la mia preferita, è Patricia Highsmith”, racconta Koethi Zan, “ma da lettrice non mi ero mai posta un problema di genere. Né ci ho mai pensato una volta che ho iniziato a scrivere. Ho iniziato a riflettere sul perché le autrici donne stiano diventando sempre più numerose negli ultimi tempi, sempre più spesso infatti me l’hanno fatto notare nelle varie interviste. Non ho una risposta a questa domanda, quello che posso dire è che noi donne siamo abituate a crescere pensando alla violenza, siamo più vulnerabili. Molte donne leggono crime fiction forse per esorcizzare questa paura, per confinarla nello spazio ridotto di un romanzo. Per quel che mi riguarda, ho sempre amato leggere queste storie, un mondo popolato soprattutto da detective uomini problematici, spesso con il vizio dell’alcol, affascinanti ma incapaci di mantenere un rapporto. Ho sempre pensato che io non avessi niente a che vedere con loro, così mi sono creata un mio personaggio, una vittima che ribalta la sua situazione”. “Credo che questa crescita delle autrici sia dovuta al fatto che al lettore piace la sensibilità femminile nel raffigurare il male”, interviene Alessia Gazzola. “Io ho sempre preferito la capacità d’osservazione delle donne: nel mio studio ho la foto di ‘zia Agatha’, ma per andare su autrici più recenti posso citare anche Alicia Giménez-Bartlett. C’è qualcosa nel loro modo di affrontare il male che mi rassicura, che è più vicino alla mia sensibilità”.

IL FASCINO DEL PERSONAGGIO FRAGILE – Entrambe dichiarano di non aver mai subito il fascino del detective tenebroso e dannato, Koethi Zan dice di aver amato solo Kurt Wallander, il commissario di polizia creato dallo scrittore svedese Henning Mankell, di recente scomparso. “Non mi piacciono i personaggi che vogliono fare i duri”, aggiunge, “mi attirano quei personaggi che hanno dei punti deboli”. “La fragilità è un tratto fondamentale perché il lettore prenda il personaggio in simpatia”, conferma Alessia Gazzola. “Odio i perfettini e chi crede nella graziosa illusione della perfezione, ho sempre amato i personaggi fragili, ‘gli sfigati’. Spaziando dalla grande letteratura alla chick lit, dal Levin di Tolstoj ai personaggi di Sophie Kinsella – ebbene sì, lo confesso, sono una lettrice di Sophie Kinsella –, mi piace chi deve lottare contro qualche inadeguatezza”. “È difficile pensare a una buona fiction se non c’è un personaggio che combatte per superare qualche sua debolezza”, concorda l’autrice americana, “tutti i grandi personaggi sono in qualche modo inadeguati.”

LE PROTAGONISTE – Si parla anche delle protagoniste dei loro libri. Da un parte Alice Allevi, il medico legale creato da Alessia Gazzola, che abbiamo incontrato per la prima volta ne “L’allieva” e che poi abbiamo continuato a conoscere in “Un segreto non è per sempre” e in “Sindrome da cuore in sospeso”, pasticciona e divertente. Dall’altra la nevrotica Sarah, che per tre anni è stata tenuta prigioniera in uno scantinato e che ora, dieci anni dopo essere scappata, vive rinchiusa nell’appartamento di casa sua a Manatthan, in preda a mille fobie.

L’IMPORTANZA DELLA MEMORIA PER LA SCRITTURA – Entrambe hanno un rapporto molto importante con il ricordo, ma mentre per Alice si tratta di ricordi positivi, per Sarah il ricordo è all’origine della nevrosi, della sua incapacità di affrontare il mondo. Questo riflette forse un modo di vedere e vivere i ricordi della autrici? “Da un punto di vista personale e intimo, in verità, come dico a un certo punto del mio libro penso che i bei ricordi non siano affatto consolanti, che siano anzi molto dolorosi, perché creano un senso di perdita”, commenta Alessia Gazzola. “Dal punto di vista della scrittura però sono una miniera d’oro: saper ripescare in un ricordo qualcosa che si è visto, che si è vissuto sulla propria pelle, e trasformarlo in una scena, consente di ottenere una credibilità molto maggiore che usando soltanto l’immaginazione”. “Ho appena riletto ‘1984’, e qui la memoria è un tema molto importante, la memoria coincide con la storia”, interviene Koethi Zan. “Questa visione riflette molto la mia idea: i ricordi sono tutto quello che sei, tutto quello che hai, per questo provo una grande tristezza quando mi rendo conto di aver dimenticato certi pezzi della mia vita, perché si rompe così una continuità. Per la mia protagonista è fondamentale affrontare i suoi ricordi e superare il trauma a questi legato, il mio libro vuole essere una sorta di allegoria di un suo percorso terapeutico: lei torna fisicamente nel luogo della sua prigionia per recuperare e poter rielaborare le sensazioni vissute allora. Io faccio lo stesso scrivendo: per me scrivere è riplasmare il passato, le sensazioni provate nel passato, per trasformarle in qualcosa di più piacevole. Dal punto di vista letterario, sono d’accordo con la mia collega, la memoria è uno strumento indispensabile per scrivere un libro”.

DAL ROMANZO ALLA SERIE TV – Di “Dopo” uscirà anche una serie televisiva, prodotta in America dalla CSB. La sceneggiatura è stata affidata a Amy H. Homes. “So che hanno cambiato molto rispetto al libro”, ci anticipa l’autrice. “Uno dei tratti fondamentali di Sarah è la paura del contatto fisico, ma nella serie l’hanno fatta diventare un chirurgo. Non ho idea di come gestiranno la cosa”, commenta. Intanto, in attesa eventualmente di vederla in onda, non possiamo che consigliarvi la lettura: entrambe le autrici e i loro libri sapranno tenervi incollati alla pagina.

3 febbraio 2014

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