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Alessandro Bonan, ”Leggere aiuta a evadere dalla realtà in maniera sana”

Non solo allegro e disincantato come lo si vede in tv, ma anche un'anima malinconica, ''black'', che ha saputo incanalare all'interno del suo esordio come romanziere. Parliamo di Alessandro Bonan, il celebre giornalista Sky che esordisce in libreria con il noir ''Anatomia di una voce''...

Il giornalista sportivo di Sky parla del suo noir “Anatomia di una voce”, con il quale debutta come romanziere

MILANO – Non solo allegro e disincantato come lo si vede in tv, ma anche un’anima malinconica, “black”, che ha saputo incanalare all’interno del suo esordio come romanziere. Parliamo di Alessandro Bonan, il celebre giornalista Sky che esordisce in libreria con il noir “Anatomia di una voce”. Protagonista del romanzo Carlo Maria Ortani, uno scrittore in crisi che per rigenerarsi decide di trasferirsi a Milano. Bonan, conduttore tra i più apprezzati e popolari di Sky, spiega anche perché la lettura in Italia non è uno “sport” così popolare come il calcio.

Da cosa nasce questa tua esperienza da scrittore noir?
Nasce come nascono i romanzi, in maniera casuale. Avevo da un po’ di tempo questa storia in testa, con diverse immagini, visioni. Non avevo una struttura di storia, quindi son partito da immagini, anche se il soggetto ce l’avevo ben presente. Quindi mi sono messo a scrivere questo romanzo noir, con dei fortissimi intrecci psicologici. Mi sono divertito un sacco a scriverlo, spero possano dire lo stesso anche coloro che lo leggeranno.

Sei un appassionato di questo genere? Ci sono autori ai quali ti sei ispirato?
Ho letto un po’ tutti: Simenon, Camilleri, i giallisti più o meno noti. Devo dire che non sono un appassionato, anche perché il giallo è un genere pericoloso: se ne inizi a leggere molti, leggeresti solo quelli, perché hanno sempre una trama che ti cattura. Più che il giallista, mi incuriosiscono gli autori in cui la componente psicologica è prevalente, come Irving. Non ho un modello in testa preciso, anche perché se avessi voluto seguirne uno, avrei combinato una frittata.


Come mai, per questo tuo esordio, hai scelto un genere, il noir, lontano come temi da ciò di cui ti occupi, accompagnato da uno stile malinconico, opposto rispetto a come ti si vede in televisione?

Io penso di avere un’anima allegra, leggera, disincantata, ironica, ma è evidente che ne ho anche un’altra più “black”. Quest’anima ogni tanto emerge, mi fa soffrire. Con il tempo, ho imparato a tenerla a bada, a far sì che quest’anima black diventasse una risorsa e non un limite. Nel libro c’è molta fiction e un po’ di anima black. Quando si scrive, c’è sempre qualcosa di proprio.

I libri, in Italia, non sono popolari come il calcio. Secondo te da cosa dipende?
Non solo non si legge, ma non si fa capire alle persone quanto sia importante la lettura. Siccome viviamo in un mondo molto ripetitivo e cattivo, in cui fuggire rimane l’unica via di salvezza, la gente non sa che questa fuga può avvenire attraverso la lettura di un bel romanzo. Di solito si tenta la fuga  organizzando un viaggio o attraverso altri rimedi poco raccomandabili. Fuggire restando ancorati alla realtà è possibile invece grazie alla lettura.

21 aprile 2013

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