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Alessandra Tedesco, ”Le case editrici sottovalutano le grandi potenzialità della radio”

Un libro consigliato alla radio ha più possibilità di avere acquirenti rispetto ad opere letterarie recensite sui giornali. Ad affermarlo è Alessandra Tedesco, conduttrice della rubrica ''Il cacciatore di libri'' in onda su Radio 24 il sabato alle 6.45 e alle 21.05 dedicata agli scrittori di narrativa. La giornalista analizza il rapporto media-libri e analizza la situazione dell’editoria italiana...

La conduttrice della rubrica “Il cacciatore di libri” di Radio 24 analizza il rapporto mass media-libri e analizza la situazione dell’editoria italiana

MILANO – Un libro consigliato alla radio ha più possibilità di avere acquirenti rispetto ad opere letterarie recensite sui giornali. Ad affermarlo è Alessandra Tedesco, conduttrice della rubrica “Il cacciatore di libri” in onda su Radio 24 il sabato alle 6.45 e alle 21.05 dedicata agli scrittori di narrativa. La giornalista analizza il rapporto media-libri e analizza la situazione dell’editoria italiana.

 

Com’è nata la sua passione per la lettura?
Ricordo esattamente il momento. Avevo 8 o 9 anni ed ero a letto con l’influenza. Per passare il tempo iniziai a leggere alcuni libri che mi avevano regalato. Con La favorita del Mahdi di Salgari iniziai a scoprire il gusto dell’avventura e con Piccole donne mi gettai nel fascino dei sentimenti. Ancora oggi ricordo quel piacere e quell’emozione. Rilessi Piccole donne almeno altre tre volte!
 
Conduce la rubrica “Il cacciatore di libri” dedicata agli scrittori di narrativa. I media danno abbastanza spazio ai libri ed ai loro autori?
Questo è un annoso problema. Spesso i media parlano dei grandi personaggi, tipo Dan Brown, ma non parlano veramente di libri, non fanno divulgazione. Le trasmissioni tv sui libri spesso sono noiose. Si può parlare di libri con verve. L’unico che fa tendenza è Fazio: fa conoscere scrittori anche poco accessibili. Chi partecipa a Che tempo che fa vede subito dopo aumentare le vendite del suo libro, e di tanto. I quotidiani invece non rinunciano all’inserto settimanale sui libri (vedi Il Sole 24 ore, Il Corriere della Sera e La Stampa). Ognuno ha un suo stile e un suo target. Spesso li trovo complementari. Quanto alle radio, vale il discorso della tv: si parla 2 minuti con il big del momento. A parte Fahrenheit su Radio 3. E ovviamente, lasciatemelo dire, Radio 24 che è l’unica radio italiana talk and news.
 
Qual è il media più adatto per parlare di libri e letteratura?
Tutti i media possono parlare di libri, ognuno con il suo linguaggio. Gli addetti stampa sono fissati con i giornali perché possono far vedere un pezzo di carta a scrittori e dirigenti. Ma spesso sottovalutano la radio. Sbagliando. Chi ascolta la radio spesso si affeziona ai conduttori e si fida di loro. Se un conduttore radiofonico consiglia un libro e dice mi è piaciuto perché….ecc ecc… sembra un consiglio da amico, amico stimato. E’ un elemento da non sottovalutare. La radio in questo ha una grande potenzialità e le case editrici dovrebbero capirlo. E poi, mi spiace dirlo, ma i quotidiani stanno lentamente morendo, la radio raggiunge molte più persone. Stessa cosa per il web. Per alcuni libri il passaparola on line è stato fondamentale.
 
Quali sono le regole per il successo di un libro?
Non c’è una regola precisa, dipende da chi lo legge. Diciamo che se un autore vuole essere apprezzato dalla sottoscritta deve: scrivere bene in italiano (sembra banale ma non lo è), creare dei personaggi credibili, indagare nelle emozioni e farle venir fuori senza essere didascalici. Non mi piacciono le scritture forzatamente artefatte, dove si intuisce che l’autore ha usato il dizionario dei sinonimi e dei contrari per fare bella figura. Un bel libro può avere una trama forte, ma può anche avere una trama scheletrica. L’importante è come si scrive e come si riesce a coinvolgere il lettore.
 
Qual è secondo lei il metodo giusto per scegliere un libro in libreria?
Anche qui, ognuno ha il suo metodo. Io leggo l’incipit e solo le prime righe della bandella, non di più perché spesso svelano troppo o danno una visione distorta del romanzo. Non nascondo che copertina e titolo hanno il loro fascino, ma se si sceglie solo in base a questo si rischiano delle belle fregature! Comunque ognuno deve seguire il suo istinto e deve anche avere un pizzico di coraggio. Non abbiamo mai letto un giallo? Spingiamoci fuori dalle abitudini e tentiamo. I classici ci sembrano noiosi? Non partiamo con Guerra e pace, scegliamo qualcosa di più breve e accattivante. Sperimentare con curiosità, questo è il segreto. 
  
I dati Istat e quelli più recenti dicono che gli acquirenti ed i lettori dei libri sono in calo in Italia. Secondo lei da cosa dipende? Quali sono le possibili soluzioni?
In italia, lo sanno anche i muri, si legge poco. Non vorrei fare il solito discorso trito e ritrito, ma molto dipende dalle famiglie e dalla scuola. Come dicevo, io sono stata rapita dalla lettura a 8 anni. Poi ho avuto fasi altalenanti, ma la passione è sempre rimasta. Secondo le statistiche il picco dell’indice di lettura è fra gli 11 e i 14 anni. Poi inizia il declino. E allora puntiamo sulla scuola. Non rendiamo la lettura l’obbligo delle vacanze. Io alle medie fra le letture imposte ho amato I malavoglia, ma ero un caso quasi unico. Già con Metello di Pratolini è andata un po’ peggio. Diamo ai ragazzi letture affascinanti, classici o novità. Va creata un’educazione al gusto e al piacere della lettura. Poi se i 16enni vogliono leggersi Moccia va benissimo. L’importante è capire che i romanzi possono farti sognare, far conoscere meglio te stesso e gli altri, possono farti crescere.
 
I festival ed i premi sui libri in Italia, sono tanti o pochi?
Quanto a festival e premi diciamo che i numeri sono altissimi: in Italia abbiamo circa 1.200 festival culturali e circa 800 premi. Troppi? Secondo me no, l’importante è che abbiano un senso e una dignità. Un piccolo festival in un paesino va benissimo, l’importante sia organizzato con cura e intelligenza. Un premio, soprattutto se dato agli esordienti serve a farli conoscere e a intascare qualche soldo in più. Di letteratura sono pochi a vivere. poi, ovvio, ci sono premi e festival più prestigiosi e la differenza si vede. Ma io non sono fra quelli che cancellerebbe premi e manifestazioni.
 
I vincitori rappresentano il meglio della letteratura italiana?
I vincitori dei premi non sempre rappresentano il meglio della letteratura italiana. Diciamo che spesso rappresentano un gusto medio e a volte sono frutto di pressioni delle case editrici. Ma anche qui non starei a fare tante polemiche. Un premio dà lustro a un libro e fa aumentare le vendite. Se il lettore rimane deluso inizierà a non fidarsi più. Venendo ai premi di quest’anno secondo me lo Strega a Piperno è meritato. Il libro mi è piaciuto molto. Bello e originale anche quello di Emanuele Trevi arrivato secondo. E’ stata una bella battaglia. Quanto al Campiello non posso ancora dire niente visto che verrà assegnato il 1 settembre. Ovviamente ho il mio preferito, ma ne parleremo dopo la premiazione.

 

20 agosto 2012

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