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Alain Elkann, ”In Italia ci vorrebbe meno pessimismo e dovremmo imparare a valorizzare di più la nostra cultura”

Essere meno disfattisti e pensare positivamente. E' questo il messaggio rivolto agli italiani da parte di Alain Elkann, giornalista, scrittore e conduttore di rubriche d'approfondimento culturale per la rete televisiva La7. Il padre di John, presidente della Fiat, e di Lapo, racconta la sua esperienza come conduttore di trasmissioni legate ai libri e analizza la situazione della lettura e più in generale della cultura in Italia...

Il giornalista e conduttore di trasmissioni legate alla promozione dei libri parla ed analizza la situazione della lettura e più in generale della cultura in Italia 

 

MILANO – Essere meno disfattisti e pensare positivamente. E’ questo il messaggio rivolto agli italiani da parte di Alain Elkann, giornalista, scrittore e conduttore di rubriche d’approfondimento culturale per la rete televisiva La7. Il padre di John, presidente della Fiat, e di Lapo, racconta la sua esperienza come conduttore di trasmissioni legate ai libri e analizza la situazione della lettura e più in generale della cultura in Italia.

Com’è nata la sua passione per i libri e la lettura?
E’ una passione nata quando ero bambino, mi è sempre piaciuto leggere. Non saprei dirle un libro in particolare o raccontarle un episodio specifico. Ricordo con piacere, però, quando da piccolo ero a letto malato e mia nonna mi leggeva sempre un libro.

 

Lei è stato conduttore di alcune trasmissioni dedicate ai libri, come “Due minuti un libro” e il più recente “Bookstore”. Che esperienze sono state?
La trasmissione “Due minuti un libro” parte da una considerazione personale: meglio una “pillola” al giorno che niente. Voluto dall’ex direttore del Tg di Telemontecarlo Sandro Curzi, la trasmissione permetteva di dare un piccolo spazio ogni giorno alla lettura e ai libri. “Bookstore” nasce invece da una bella intuizione del direttore attuale del Tg di La7 Enrico Mentana.  Invece dei soliti talk show politici, questa trasmissione permette agli autori di partire dal loro libro per poi parlare di cultura e di temi d’attualità.

 

La tv e gli altri media danno il giusto spazio alla lettura e ai libri?
La lettura andrebbe promossa di più. Leggere è importante e la lettura va promossa con tutti i mezzi possibili. Il media che può dare maggior risalto ai libri è sicuramente la televisione, in quanto è il media che legittima maggiormente le opere e i loro autori. I libri meritano più spazio, essi hanno pari dignità delle altre espressioni artistiche, come il cinema e la pittura.

 

Gli ultimi dati sulla lettura in Italia dicono che nel Bel paese si legge sempre di meno. Da cosa dipende?
Dipende dal fatto che gli italiani sono più un popolo di esteti. La lettura è un’abitudine più diffusa al nord. L’Italia non ha una tradizione alle spalle, in quanto l’attuale classe borghese si è costituita più recentemente. In città dove la borghesia si è consolidata, la gente legge di più. La cultura è importante ovunque, soprattutto in Europa, dove la cultura è presente dappertutto. La poca importanza che le si da dipende dal fatto che in Italia si è abituati a vivere in città circondate da opere d’arte, e quindi non le si valorizza abbastanza. Cosa che, invece, non succede all’estero, dove molti stranieri e turisti vengono in Italia per ammirare le nostre bellezze artistiche e perché ne riconoscono la giusta importanza. Per quanto riguarda la letteratura italiana, ritengo che abbia poco da invidiare rispetto ad altri paesi.

 

Secondo lei, si fa abbastanza in Italia per valorizzare la propria cultura?
Rispetto ad altre nazioni, abbiamo conservato buona parte del nostro patrimonio artistico e culturale, anche grazie al lavoro egregio svolto dalle soprintendenze. Io sono per li buon senso. Ritengo che dobbiamo valorizzare il nostro patrimonio. La cultura è un bene che va privilegiato e difeso, non solo dalle istituzioni. Famiglie e scuole devono fare di più. La responsabilizzazione e la sensibilizzazione deve partire dai cittadini. In Italia ci vorrebbe meno negatività e dovremmo imparare ad apprezzarci di più, senza vantarci.

 

Cosa pensa della situazione storica attuale?
Riscontro nel nostro Paese un eccesso di demonizzazione, tipica degli italiani. Non bisogna essere troppo disfattisti. Tra la gente c’è troppa paura e timore, c’è un diffuso senso di malinconia. Occorre reagire, essere più ottimisti. In Italia ci sono troppi libri di denuncia, occorrerebbero ci siano più libri che parlino di cose positive e che sia la stampa sia la tv dia più spazio a buone notizie. Io non sono preoccupato, non siam sull’orlo della tragedia. Come in passato, in momenti di difficoltà come quello attuale emerge un maggior senso di solidarietà che aiuta a superare le problematicità.

 

E’ da poco uscito il suo ultimo libro “Spicchi di un’arancia” (Bompiani),  da cosa nasce l’idea di quest’opera?
Il libro nasce dalla volontà di creare un’opera che raccolga tante storie diverse, in modo tale che ognuno possa ritrovare il proprio alter ego all’interno dell’opera. L’arancia è una metafora della vita, composta da vari spicchi/storie. Il libro è fatto appunto di tante storie: surreali, metaforiche, reali. Racconti ironici, o che parlano di gelosia, d’amore. Un modo per offrire le diverse sfaccettature della vita.

 

25 giugno 2012

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