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Al Festival del Giornalismo, il futuro del mondo dell’informazione vista dai freelance

La voce dei freelance e dei giovani, in questa VII edizione del Festival del Giornalismo di Perugia, si รจ trasformata da brusio a orgoglioso โ€œcoming outโ€: gli incontri dedicati alle metodologie e al futuro del giornalismo sono infatti stati affiancati da importanti panel discussion con protagonisti del mondo dell'informazione senza il posto fisso...
Giornalisti emergenti italiani e internazionali si sono confrontati nel corso dell’incontro “Lezioni di emigrazione”, panel di discussione rivolto a precari, studenti, freelance e collaboratori di redazioni alle prime armi

PERUGIA – La voce dei freelance e dei giovani, in questa VII edizione del Festival del Giornalismo di Perugia, si è trasformata da brusio a orgoglioso “coming out”: gli incontri dedicati alle metodologie e al futuro del giornalismo sono infatti stati affiancati da importanti panel discussion con protagonisti del mondo dell’informazione senza il posto fisso. Alcuni di loro, selezionati tra quelli che hanno deciso di trasferirsi all’estero, hanno dato vita ad un coinvolgente dibattito: “Lezioni di emigrazione”.

I PROTAGONISTI – Ad intervenire sono stati James Fontanella-Khan, giornalista italiano del The Financial Times, Chiara Albanese della redazione di Investment Europe, che ha tenuto le redini dell’incontro, Alessandra Bonomolo, giornalista freelance e documentarista per la BBC, il freelance Alessandro Alviani e il consulente di comunicazione interna Tommaso Lana, entrambi ormai radicati nel tessuto berlinese e Antonio Fabrizio di InfraNews.

LO STALLO ITALIANO – In seguito alle ultime elezioni politiche italiane, sui social media è scoppiato il boom dell’emigrazione, come reazione all’indignazione per la situazione di stallo italiana. Uno stallo che riguarda molti campi, dalla politica all’informazione, passando per il lavoro, la formazione e la ricerca. In realtà sono già molti gli italiani, tra professionisti e viaggiatori allo sbaraglio, che decidono di trasferire la propria sede di lavoro e vita altrove, chi per ragioni personali chi per necessità, per trovare situazioni economiche migliori o contratti più sicuri.

GLI ESEMPI – James Fontanella-Khan, ad esempio, ha deciso di studiare giornalismo a Londra e, nonostante non creda molto nella funzione delle scuole di giornalismo, grazie alla City University ha avuto la possibilità di effettuare uno stage presso la redazione del Financial Times, che dopo appena pochi giorni ha deciso di assumerlo. Chiara Albanese, giornalista freelance, ha raccontato del suo stupore nel ricevere il pagamento dal The Guardian appena una settimana dopo la pubblicazione del pezzo sul giornale, quando è in attesa di alcuni pagamenti dal Corriere della Sera in ritardo di quattro mesi. Alessandra Bonomolo, dopo una lunga gavetta, è riuscita a sfondare nel mondo dei documentari per la televisione e ora collabora con la redazione della BBC.

I CONSIGLI DEI GIORNALISTI
– Questa ed altre storie sono emerse nel racconto delle esperienze di questi sei giovani relatori. Non è importante riportare le parole esatte di ognuno di loro o l’infinita lista di aneddoti che hanno elencato per riuscire a esprimere al meglio la narrazione della loro storia di emigrazione e successo. Quello che è più importante è riuscire a esprimere i consigli che i giornalisti sono riusciti ad elargire ad un pubblico interessato e molto giovane.

L’IMPORTANZA DELLE LINGUE – Innanzitutto, la preparazione e la conoscenza delle lingue. La concorrenza è spietata e l’offerta di laureati ed esperti di comunicazione e giornalismo supera la domanda. Dunque, per essere selezionati o ricevere una risposta positiva all’ennesima proposta di progetto o reportage ad una redazione, è importante offrire qualcosa in più. La lingua del Paese in cui si decide di trasferirsi è fondamentale (la si può anche imparare sul posto), ma anche le lingue dei paesi emergenti sono uno strumento molto prezioso per la ricerca di lavoro e collaborazioni. Meglio sapere una sola lingua oltre all’inglese che sia il cinese, l’indiano o l’arabo, sostiene Fontanella-Khan, che sapere molte lingue europee, perché è nei paesi emergenti che sarà proiettato il futuro.

LA GAVETTA PER AFFERMARSI
– Ancora, se mancano le risorse economiche per frequentare una scuola di giornalismo, meglio buttarsi sul campo e cercare di svolgere un praticantato, anche in una redazione di un giornale locale, per farsi le ossa e iniziare a comprendere i meccanismi della professione. E, come ha aggiunto Lana, prepararsi a dormire poche ore a notte per riuscire a fare tutto.

LA SFIDA DELLE REDAZIONI – Chiara Albanese, raccogliendo il consenso di tutti, ha sostenuto che è pericoloso proporre un pezzo inviandolo già pronto e chiedendo un compenso economico in cambio. Alcune redazioni potrebbero approfittarsene e non ci sarebbe un’equa retribuzione per il lavoro svolto. Nella proposta di articolo, reportage o documentario che sia, vanno elencati minuziosamente tutti i dettagli del progetto, ma le redazioni devono accettare la sfida di finanziarlo in partenza. Questo in Italia è molto difficile, perché i media non hanno le risorse o non vogliono investirle per collaborazioni esterne: un articolo che in Italia verrebbe pagato 50 euro, in Inghilterra frutta all’incirca 300-350 sterline.

I GIORNALISTI DI DOMANI
– Visto l’alto numero di precari, studenti, freelance e collaboratori di redazioni alle prime armi presenti al Festival, questo incontro, nonostante l’assenza di star del giornalismo o volti noti, si è rivelato uno di quelli seguiti con più attenzione dal suo pubblico e che ha raggiunto l’obiettivo che ogni panel dovrebbe avere: superata la discussione teorica e gli scambi d’opinioni, lo sguardo va rivolto davanti a sé, verso le persone che saranno i giornalisti di domani e che, vada come vada, costituiranno il futuro del mondo dell’informazione italiana e internazionale.
Miriam Goi 


29 aprile 2013

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