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Adalgisa Licalzi, ”Con ‘Vestiamoci di versi’, racconto in versi una Sicilia unica, che non esiste più”

Mettere in mostra il proprio nudo sentire, il movimento del cuore all’età di 80 anni attraverso poesie e versi che raccontano l’idealizzazione di una gioventù passata, la bellezza dei ricordi, un’auspicata catarsi, l’armonia aderente alla serenità. Adalgisa Licalzi...

L’insegnante elementare in pensione, nata il 21 aprile 1934 a Comiso (RG), ha trovato il coraggio di raccontare l’amore per la sua terra e quello platonico tra due ragazzi e di riportarlo in versi a distanza di anni all’interno del libro edito da Giuliano Ladolfi Editore

MILANO – Mettere in mostra il proprio nudo sentire, il movimento del cuore all’età di 80 anni attraverso poesie e versi che raccontano l’idealizzazione di una gioventù passata, la bellezza dei ricordi, un’auspicata catarsi, l’armonia aderente alla serenità. Adalgisa Licalzi, insegnante elementare in pensione nata il 21 aprile 1934 a Comiso (RG), ha trovato il coraggio di raccontare l’amore per la sua terra e quello platonico tra due ragazzi e di riportarlo in versi a distanza di anni nel libro “Vestiamoci di versi”. Poesie apprezzate e condivise con personaggi come Gesualdo Bufalino, Dino Barone, Alessandro Quasimodo, Mario Grasso, ma che solo in età avanzata, anche grazie all’insistenza dei suoi figli, sono diventate di dominio pubblico attraverso la pubblicazione in un libro edito da Giuliano Ladolfi Editore. Il libro sarà presentato il 31 maggio alle 18 presso l’Auditorium del Teatro Naselli di Comiso.

Come nascono le poesie contenute all’interno del libro “Vestiamoci di versi”?
Ho scritto queste poesie da ragazzina, e le ho tenute nel cassetto per quella forma di pudore tipica di chi scrive poesie. Rispetto a chi scrive in prosa, chi realizza poesie non ha compromessi. Presentai queste poesie ad alcuni miei amici letterati, dicendo che l’autrice era una mia amica, i quali consigliarono la continuazione e la pubblicazione. Ho faticato molto a sentirmi chiamare poetessa. Per me questi versi erano semplici pensieri, dovuti alcuni ad un amore giovanile platonico, altri legati all’impegno sociale ed alle tradizioni della mia terra e del sud. Questo è un libro che continua a perseverare questo amore per la Sicilia, per questo modo di amare. Questo amore tra due ragazzi fondato su sguardi, cenni. Un amore grandissimo e riportato in versi. Una poesia che poteva essere scritta solamente in questa parte di Sicilia, perché si tratta di un amore nato in un sistema di vita che esisteva solo in quella terra ed in quel momento, e che adesso non c’è più.

Perchè la scelta del titolo “Vestiamoci di versi”?
Il titolo l’ho scelto io, in quanto la poesia per me è l’unico sfogo che ho per la mia malattia. Ci vedo poco, soffro di una maculopatia secca. Leggo a fatica attraverso un lettore ottico. La mai vita di relazione è compromessa, e grazie alla poesia riesco ad esprimermi e riprodurre il mio pensiero, in modo che mi dia gioia, felicità. Nella prosa è più facile nascondersi, mentre nella poesia è impossibile sviare, non puoi parlare di un altro se non di te stesso, è personale.

In molti dei suoi versi, emergono sentimenti contrastanti: rimpianto e desiderio, tristezza e nostalgia. A cosa sono dovuti tali contrasti?
Sono stata donna quando essere donna non era facile, in quanto come donne non si era portatori di diritti e di opinioni, ma chiuse all’interno di una società maschile. L’impegno per una donna del sud di parlare di sentimenti o di società era un impegno molto gravoso. Per questo ho ritenuto prioritario chiudermi dentro questa “forma”. Il mio insegnante di italiano e latino, Gesualdo Bufalino, è stato quello che per tanto tempo mi aveva chiesto di realizzare libri in cui si parlasse di questo. Mi diceva sempre che “esiste una cultura non ‘museificabile’”, riguardante i luoghi siciliani e l’impegno civile, la descrizione di una società vista con gli occhi della malinconia, non apprezzata dai contemporanei.  

Perché ha deciso di pubblicare questo libro a distanza di così tanto tempo?
La pubblicazione è coincidente con i miei 80 anni. Dopo aver pubblicato poesie più facili perché legate all’impegno sociale ed alla descrizione di luoghi storici, alla mentalità siciliana, mi sono convinta di pubblicare anche queste poesie d’amore. Nei versi emerge una mia vita parallela, ho avuto sempre il pudore di far leggere queste poesie, anche nei confronti dei miei figli, per paura di essere fraintesa. Ero indecisa fino all’ultimo sulla pubblicazione. Sono stati i miei figli quasi a costringermi ed a farmi pubblicare questo libro. Oggi che sono arrivata in un età avanzata, serena, vedova da 12 anni, ho trovato il coraggio di rendere pubbliche queste poesie con molto pudore. Le poesie pubblicate sono state recuperate attraverso la mia memoria e dettate, rimanendo immutate rispetto a quando le ho scritte.

29 maggio 2014
 
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