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Achille Mauri, ”Librai e librerie sono presidi culturali da difendere”

Dalla gestione economica al rapporto con il cliente e agli aspetti logistici: alla Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri si impartiscono tutti quegli insegnamenti necessari al libraio per svolgere al meglio il proprio mestiere e assicurare alla propria libreria il ruolo di presidio culturale. E' quanto emerge dalle parole di Achille Mauri, Presidente della Scuola, che festeggia proprio nel 2013 trent'anni di intensa e appassionata attività...
Il Presidente della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri ci presenta la storia e l’attività della scuola, che in questo 2013 festeggia il trentesimo anniversario, e parla di come è cambiato il mestiere del libraio dal 1983 a oggi
 
MILANO – Dalla gestione economica al rapporto con il cliente e agli aspetti logistici: alla Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri si impartiscono tutti quegli insegnamenti necessari al libraio per svolgere al meglio il proprio mestiere e assicurare alla propria libreria il ruolo di presidio culturale. E’ quanto emerge dalle parole di Achille Mauri, Presidente della Scuola, che festeggia proprio nel 2013 trent’anni di intensa e appassionata attività.
 

Come e con quali intenti è nata la Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri?
La scuola è nata perché la nostra famiglia ha avuto un terrificante lutto. Per superare questo grande dolore organizzavamo partite di calcio, nei lunghi pomeriggi delle domeniche che non passavano mai. A bordo campo, mio fratello e  Valentino Bompiani pensarono di unire le proprie forze e energie in un’attività più costruttiva. Da qui l’idea della Scuola per librai: ne parlammo con Branca, che all’epoca era il Presidente della Fondazione Cini, che ha messo a nostra disposizione questi spazi straordinari. Così è nata la scuola, che oggi compie trent’anni, durante i quali abbiamo istruito più di 4000 librai. I risultati per noi ci sono: abbiamo insegnato ma anche molto appreso. Credo che il lavoro fatto finora sia importantissimo, e andremo a occuparci sempre più delle librerie indipendenti dando una mano, un supporto in termini di competenze, ma anche di idee e conoscenze.

La Scuola compie trent’anni proprio in questo 2013: com’è cambiato il mestiere del libraio dal 1983 a oggi? Cosa è cambiato nella vostra Scuola nel corso di questo tempo e qual è invece l’eredità che questa conserva da trent’anni di storia?
L’eredità che conserva è sicuramente la passione, quella che impieghiamo nel far crescere un cliente, soprattutto culturalmente. Questa è anche la gratificazione maggiore. I libri sono medicina intellettuale, solo attraverso i libri si cresce. Questo aspetto costituisce la linfa del mestiere e la nostra eredità. Il lavoro è cambiato, riceve molti aiuti, c’è molta informazione soprattutto digitale. Ma a cambiare è stata soprattutto la figura del libraio. Prima i librai erano prevalentemente maschi, ora sono soprattutto donne laureate, colte, interessanti. Non che i librai prima non lo fossero, ma l’aspetto femminile accompagna ancora meglio le qualità di questo lavoro. Lo vediamo direttamente nella scuola, ultimamente frequentata sempre più da donne. La qualità aumenta anno dopo anno. Molti sono stati i cambiamenti di gestione e organizzazione del mestiere del libraio, e ora ce ne saranno indubbiamente molti altri: i librai dovranno confrontarsi con le nuove norme e metodologie che seguiranno all’avvento di internet e a questa meravigliosa rivoluzione digitale in atto.

Avete in programma celebrazioni e iniziative speciali per la ricorrenza?
Ogni sera stiamo tenendo iniziative speciali, sempre economiche visto i tempi. Giovedì faremo una cena con molti invitati: allievi e insegnanti e tutti quelli che ci hanno accompagnato in questa avventura.

Come ogni anno, è partito anche questo gennaio il seminario di approfondimento per trenta librai che si tiene a Venezia alla Fondazione Giorgio Cini. Quali sono le tematiche trattate?
Le giornate di studio sono articolate attorno ad un tema unico, secondo la formula adottata con successo negli ultimi anni. Oggetto delle lezioni quest’anno sono i valori del mestiere di libraio, questione cruciale per tutte le librerie, che siano di catena, indipendenti o “piccole”. L’argomento verrà declinato in singoli nuclei didattici, ma quello che deve passare è soprattutto un messaggio di ottimismo. È vero che la crisi c’è stata, ma è anche vero che tutto è crollato, è stata una crisi generale. Il libro è sempre stato in crisi, non ha mai avuto privilegi, ha sempre ricevuto pochi aiuti, a ciò si aggiunga inoltre che l’opinione pubblica nutre poca fiducia nei provvedimenti dei politici. Tutto questo deve cambiare.

Cosa si insegna alla vostra Scuola?

Da noi si insegna tutto ciò che è necessario per formare un libraio indipendente : dalla parte economica, all’assortimento, al rapporto con i clienti, a dettagli più tecnici come la distanza tra i banchi, la posizione della cassa, la spettacolarizzazione, le vetrine. Tutto ciò che è stato scoperto su questo mestiere viene insegnato; è un lavoro che ha vari livelli di sofisticatezza: molte librerie americane, ad esempio, hanno sensori sotto il pavimento per vedere e comprendere cosa attrae i clienti e quali percorsi fanno, quali aree ignorano. Mappando tutto  si capisce che questo mestiere è molto meno empirico di quanto sembri e che ogni indicazione viene accuratamente studiata prima di essere trasmessa.

Quali sono le difficoltà del mestiere di libraio oggi e come fare a superarle? Come in particolare le librerie indipendenti possono resistere alla concorrenza delle grandi librerie di catena?
Le librerie come le biblioteche devono essere presidi culturali, non si dovrebbe permettere che vengano spostate nella periferia della città – penso per esempio alla libreria milanese Utopia che è stata costretta a trasferirsi da Corso Garibaldi: una vera tragedia che impoverisce un quartiere e il centro di Milano. Come fare a impedire la migrazione delle librerie? Bisognerebbe facilitarle attraverso una riduzione delle tassazioni, ad esempio non fargli pagare l’iva. Indubbiamente la politica dovrebbe aiutare il settore. Le piccole librerie indipendenti hanno moltissima possibilità di sopravvivenza a mio parere, grazie agli strumenti di cui dispongono: passione e creatività dei librai. Per me sarebbero addirittura più forti delle librerie di catena. A lungo andare mi auguro che le librerie indipendenti crescano soprattutto laddove scarseggiano i libri: sono presidi culturali, ripeto. Il libraio indubbiamente per difendersi deve conoscere gli interessi dei clienti, organizzare gite in libreria, corsi e presentazioni: la libreria deve porsi come punto di raccolta di persone e di qualità culturali.

È possibile fare un bilancio dell’anno appena trascorso? Come è stato l’andamento del libro nel 2012?
Il 2012 si è chiuso meglio di quanto si prospettava. Rispetto alle altre merceologia il libro è sceso del 6 %, calo che non rappresenta affatto un dramma. Non è calato per colpa del digitale, che è solo arrivato all’1%,  ma per mancanza di soldi. Molti panettoni quest’anno a Natale non sono stati regalati: c’è stata una recessione nelle spese delle persone. Non vedo una crisi del libro in particolare che non sia anche una crisi di altri settori.

22 gennaio 2013

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