Leggere non è un dovere, ma un atto d’amore e di libertà. Viene spesso detto che interrompere una lettura di un libro sia sintomo di scarsa concentrazione o, peggio, di una mancanza di rispetto per chi ha scritto quel libro. Così, si finisce per leggere controvoglia, a volte per 200 pagine o più, sperando in una svolta, in una ricompensa emotiva che non arriva mai.
E se invece abbandonare un libro fosse un gesto sano? Una presa di coscienza del fatto che non tutto è fatto per tutti, e non sempre è il momento giusto per ogni storia? Serve aver chiaro che possono esserci libri difficili da leggere, malgrado in tanti si vantano di averli letti.
Abbandonare un libro non è una sconfitta, ma una scelta consapevole
Riconoscere che un libro non quello ideale in un dato momento, fa parte della vita di che ama leggere. Niente deve essere imposto quando si sceglie di leggere, altrimenti si perderebbe il principio fondamantale del leggere, dare ossigeno alla mente.
La lettura non è una prestazione agonistica, o meglio non lo dovrebbe essere. Leggere i libri non è una lista da spuntare, una maratona di titoli “che tutti devono aver letto”. Ma la verità è che nessuno leggerà mai tutto. Ci sono troppi libri, troppi generi, troppe voci. Ed esiste la personalità, l’identità, l’attitudine di chi legge.
Dedicare il tempo a letture che non non nutrono la mente e non emozionano positivamente, significa togliere spazio a libri che potrebbero davvero toccare l’anima e donare qualcosa d’importante, anche se non hanno vinto premi o non sono considerati “necessari”.
I 3 motivi per cui è giusto (e utile) lasciare un libro a metà
1. Non tutti i libri parlano allo stesso modo, nello stesso momento
I nostri gusti cambiano. Le nostre energie anche. Un libro che oggi ci sembra faticoso, domani potrebbe commuoverci nel profondo. E viceversa. Abbandonare un libro è un modo per restare in ascolto di sé. Forse non è il momento giusto. Forse non lo sarà mai. Ma è giusto così.
2. La lettura dovrebbe arricchire, non prosciugare
Leggere non è solo capire, ma anche sentire. Se dopo decine di pagine non ci sentiamo coinvolti, incuriositi, toccati, è lecito fermarsi. Andare avanti solo per dovere trasforma la lettura in una fatica sterile.
3. Non tutti i libri lenti sono libri “cattivi” (ma non tutti sono ideali per chi li legge)
Esistono romanzi che richiedono lentezza, immersione, pazienza. Alcuni si rivelano profondissimi, ma solo per chi ha il tempo e la disposizione d’animo per entrarci. Forzarsi può rovinare l’esperienza, trasformando una lettura potenzialmente memorabile in un incubo da dimenticare.
Dall’abbandono nasce una lettura più libera e più felice
Non si tratta di cercare solo la gratificazione immediata. Molti dei libri che si amano di più sono stati sfidanti. Hanno richiesto attenzione, dedizione, tempo. Ma c’era un seme di connessione autentica che ha spinto a insistere.
Il punto è scegliere, non subire Leggere deve essere un incontro, non una costrizione. Un patto reciproco. Quando questo patto si rompe, lasciare andare è la cosa più giusta da fare.
Come (e quando) abbandonare un libro senza sensi di colpa
Sarebbe ideale darsi un limite personale: 50 o 100 pagine per capire se è la storia giusta per te. Bisognerebbe porsi la domanda: “Lo sto leggendo per piacere o per dovere?” E se in quel momento si prova sollievo all’idea di lasciarlo, bisogna farlo senza nessun senso di colpa. La conoscenza non è esibizione, ma qualcosa di più importante per la personalità individuale e sociale.
Esiste un momento i cui il libro che si fa difficoltà a leggere va messo da parte. Ciò non significa escluderlo per sempre, consegnarlo al dimenticatoio: magari si deciderà di leggerlo in un momento in cui è più facile e spontano trovare una connessione e un interesse vero e spontaneo.
Bisogna sottolineare che leggere senza costrizioni è leggere meglio. Ciò che davvero conta non è quanti libri si leggono, ma quali riescono a donare qualcosa. Abbandonare un libro non significa essere lettori peggiori. Al contrario, è un modo per ascoltarsi, rispettare il proprio tempo, coltivare una relazione più autentica con la lettura.
E la prossima volta che si decide di lasciare un libro a metà, non bisogna pensare “non ce l’ho fatta”, ma più consapevolmente, “Sto facendo spazio a qualcosa che mi darà davvero qualcosa.”